Due volumi sulla famiglia Tronci, a cura di Stefano Ragni e dell'ANBIMA
Stefano Ragni, I Tronci di Pistoia, la dinastia dei bronzi sonanti, vol. II, Masso delle Fate, Signa (Fi) 2014.Bella e necessaria iniziativa questa voluta dal Presidente dell’ANBIMA nazionale, Giampaolo Lazzeri, grande direttore e animatore, da oltre trent’anni, del mondo musicale bandistico e non solo, il quale, da tempo, nutriva l’idea di portare all’attenzione dell’ambiente musicale, da quello classico al jazz, dal rock al bandistico, l’eccezionale lavoro della dinastia dei Tronci, all’inizio costruttori di organi e poi di strumenti idiofoni. L’occasione s’è presentata quando è partito il progetto Le musiche di Giuseppe Verdi e le bande musicali per l’Italia unita, così, con il contributo delle celebrazioni verdiane, sono stati stampati questi due volumi, il primo raccoglie alcuni brevi interventi dello stesso Lazzeri, di Alberto Melloni, di Gaia Maschi Verdi, di Jonathan Faralli, di Luigi Tronci e il testo di Stefano Ragni, sensibile musicista e musicologo già interessato a problematiche relative al periodo risorgimentale sia come componente del Comitato nazionale per le celebrazioni mazziniane del 2005 sia come autore di un volume su Mazzini e la musica della Giovane Italia, oltre che componente della Commissione scientifica delle celebrazioni verdiane.
La famiglia Tronci iniziò come costruttrice di organi, Filippo (1704-1791) e Antonio (1717-1788) furono i capostipiti che andarono a Lucca a imparare come si costruivano gli organi da Francesco Cacioli. Si associarono con Pietro Agati (1735-1806), altro interessante pistoiese costruttore di organi; per i Tronci vi furono poi Benedetto (1756-1821) figlio di Filippo, seguito da suo nipote, un secondo Filippo (1795-1847), quindi i suoi figli Luigi (1823-1911) e Cesare (1827-1874), a seguire un terzo Filippo (1848-1918), figlio di Luigi, infine, Giuseppe (1879-1966) figlio del terzo Filippo, con il quale l’attività organara si concluse; nel frattempo avevano costruito organi a Firenze, Pisa, Forlì, in Corsica etc. oltre che a Pistoia e in varie parti della Toscana. Con il venir meno della committenza ecclesiastica, l’attività dei Tronci si spostò progressivamente su quella dei piatti musicali.
La fabbricazione di canne d’organo e di campane aveva creato a Pistoia un’importante tradizione di fonderia specializzata che, nel primo Novecento si rivolse alla costruzione dei piatti sonori. Dopo varie vicissitudini, il 6 gennaio del 1931, venne istituita la UFIP, Unione Fabbricanti Italiani Piatti, Luigi Tronci, attuale Presidente, è al momento l’ultimo rappresentante della gloriosa dinastia. Le tecniche di produzione sono basate su diverse fasi assai delicate: martellatura, stampaggio, fusione, ricottura in forno, prima pulitura, battitura, rasatura finale, fasi che richiedono sapienza. Ragni ripercorre la storia di questa famiglia dalla costruzione degli organi agli strumenti in metallo, inquadrandola sia nel contesto cittadino pistoiese sia in quello nazionale, con alcune interessanti finestre sugli arnesi sonori di Fernando Sulpizi e sul giardino sonoro di Villa Grappoli a Pistoia. La prosa è scorrevole e la lettura agevole.
Il secondo volume raccoglie i documenti, si parte dall’albero dinastico della famiglia Tronci, si prosegue con delle belle foto: quella dell’organo di Luigi e Benedetto Tronci nella cattedrale di Pistoia (1793), la foto con dedicata a Filippo Tronci di Verdi, quelle relative ai vari ordini di strumenti (fra cui l’ordine di Alessandro Vessella del 1909, l’ordine di campane per Isabeau di Mascagni, 1910, e l’ordine dello xilofono per Bohème); interessanti le foto che riprendono la lavorazione dei piatti; inoltre, sono riportati gli scambi epistolari fra Mascagni e Filippo Tronci, una lettera di Puccini datata 26 gennaio 1917; infine, alcune immagini dei tanti musicisti che hanno frequentato la ditta (dai percussionisti della Scala a Centazzo, da Tullio De Piscopo a Franz Di Cioccio e altri). Documentazione che rende bene l‘idea dell’importanza di questa gloriosa famiglia, un plauso quindi all’ANBIMA e al suo Presidente Lazzeri che questi volumi ha voluto fortemente.