Per gli 80 anni di Giancarlo Cardini, un contributo critico e una recensione al cd di Agnese Toniutti
Per gli 80 anni di Giancarlo Cardini, un omaggio critico e una recensione al cd di Agnese ToniuttiCon grande gioia del sottoscritto, esce un cd monografico dedicato all’opera pianistica di Giancarlo Cardini, splendidamente realizzato dalla pianista Agnese Toniutti.
Cardini è figura eccentrica in questo mondo musicale così omologato e perbenista, politicamente corretto non solo per cercare di ottenere vantaggi pratici ma, ahimé, proprio come forma mentis. All’interno del pensiero unico la figura di Giancarlo Cardini si staglia con forte originalità.
Il cd viene pubblicato in prossimità degli 80 anni del maestro, che nacque a Querceta, in provincia di Lucca, per poi trasferissi a Firenze, iniziando a studiare pianoforte con Guglielmo Rosati al Cherubini, e quindi perfezionarsi all’Accademia Chigiana con Pietro Scarpini. Per la composizione fu sostanzialmente autodidatta, seppur allievo privato di Roberto Lupi, dal quale apprese soprattutto l’antroposofia, una visione del mondo che sarà decisiva anche per il futuro. Oltre a Lupi, sono stati decisivi i contatti con Gaetano Giani Luporini, Ugalberto De Angelis, Giuseppe Chiari, Giuliano Zosi (col quale formò anche un duo), Sylvano Bussotti e gli amici dell’Associazione Gruppo Aperto Musica Oggi, fra cui Vincenzo Saldarelli, Liliana Poli, Arrigo Benvenuti, Roberto Fabbriciani, Albert Mayr, il sottoscritto e altri. Il nome di Chiari ci dice dell’influsso che il movimento Fluxus ebbe sul giovane Giancarlo. «Il Gruppo Fluxus si presenta come ideologia fortemente critica verso la musica istituzionale. […] Presenta legami anche con la forma degli happening oltre che con le avanguardie storiche del Novecento, quali il Futurismo e il Dadaismo. I contatti con Chiari sono stati importanti per la mia rivalutazione e riscoperta degli oggetti appartenenti alla vita quotidiana come oggetti d’arte.”[1]
La fascinazione degli oggetti comuni che diventano altro da sé è una delle strade maestre che Cardini ha percorso, per esempio, il mistero scenico notturno in 29 episodi, che trae origine da un sogno fatto dall’autore nel 1984, Il castello insonne, realizzato a Genazzano, quando, in quel paese sui colli romani, Bussotti aveva posto la sua residenza e realizzato la Scuola di Spettacolo, sotto il nome di B.O.B. ossia Bussotti Opera Ballet.
In occasione del B.O.B. dell'estate 1985, Cardini presentò molte sue composizioni e performance. Ebbi modo di scrivere, sulla rivista "Alfabeta" n. 77, dell'ottobre di quell'anno, un resoconto-riflessione sui concerti dedicati a Cardini, iniziando così: "delle strabilianti capacità interpretative di Giancarlo Cardini si sapeva da tempo; il suo è un pianismo meditato, fatto di studio paziente, ma anche ricco di rionia, di immagini fantastiche o rituali. Il Cardini compositore è, invece, ancora in gran parte poco noto, in quanto la sua attività compositiva è stata, almeno fino agli anni '70, assai sporadica e mai presentata in toto." Oggi, a distanza di 35 anni, potremmo scrivere le stesse cose, anche se il suo percorso artistico si è arricchito di molte composizioni, ma rare sono (state) le occasioni di presentarle. A maggior ragione va salutato con gratitudine e molto interesse il cd della Toniutti.
Un passaggio fondamentale nella conoscenza delle composizioni di Cardini è stato il disco a 33 giri, edito dalla Edipan nel 1986, dal titolo indicativo di dolcemente turbato, disco che porta questa introduzione di Sylvano Bussotti: "è facile rintracciare, nell'arco delle sue opere, una compresenza, a volte anche sconcertante, dei contrari, frutto, fors'anche della sua sensibilità tutto aperta. Questo fatto, per cui gli autori debbono avere una fisionomia precisa, mi fa sentire fratello Cardini, questo musicista che il pianoforte coniuga al presente, al passato, all'avvenire, e la cui tattile iperbole, che lo fa unico, coglie della modernità non solo l'aspetto esplosivo ma dirige l'ascolto verso una filosofia. L'arte è così natura!". E la natura è davvero maestra di vita e d'arte. Moltissimi i brani ispirati alla natura o che utilizzano elementi naturali, quali oggetti compresenti al suono.
Il gesto è fondamentale perché è dal gesto che precipita la musica di Cardini. È un gesto che si fa presto performance, happening, teatro della mente o teatro minimale reale, fin dai brani giovanili, come Body piano, per pianoforte (1972); Haiku Suite, per pianoforte muto, fiori, luci, oggetti e due esecutori (1979); Dall’alto del piano, per pianoforte e biglie di vetro (1980) e molto altro.
È evidente l’influenza di John Cage, padre non solo di molte cosiddette avanguardie ma dell’intero pensiero sulla musica del Novecento, così come l’avvicinamento a La Monte Young, Morton Feldman, al nostro Aldo Clementi (di cui Cardini è sommo interprete). Da Cage, Cardini acquisisce l’apertura ai suoni della natura, del mondo, degli oggetti, ma non la casualità assoluta, la quale viene sempre controllata. Dai grandi americani citati, Cardini riprende la sospensione temporale e l’attrazione verso il silenzio. Da Clementi, il tempo circolare, con ritorni di elementi. «Solo la ripetizione, sia pur variata e sottoposta ai più sottili artifici, consente la riconoscibilità e, di conseguenza, l’affezione all’oggetto».[2]
Cardini si è anche interessato alla cosiddetta musica leggera, componendo una serie di ballabili e numerosi arrangiamenti per pianoforte di canzoni da Modugno, Paoli, Tenco, Alter, Gershwin e Rodgers. In particolare le canzoni di Umberto Bindi, quelle degli anni Sessanta, hanno sempre colpito la sensibilità del compositore, col loro senso di struggimento e di profonda malìa.
Ma è senz’altro la natura la guida (po)etica che affascina Cardini. Basterebbe scorrere i titoli del suo Catalogo per trovare espliciti collegamenti fra il mondo della natura e i suoni, come i ciuffi d’erba, le foglie, i muri e le pietre, i prati etc. Spesso Cardini indulge in una titolistica che si rifà a situazioni extra-musicali, malgrado che i suoi pezzi siano del tutto autosufficienti musicalmente e non legati al titolo.
Alla natura si riferiscono pure momenti della giornata, soprattutto quelli legati al silenzio, alla quiete, alla notte, all’inverno (Notte d’inverso s’intitola un brano del 1982), alla monotonia delle lunghe sere, all’alba, alla dolce mattina, al cielo etc. Sono micro momenti esistenziali che si collegano profondamente al lento scorrere del tempo, ai pochi suoni, spesso ripetuti, e ai silenzi.
«Cerco di direzionare l’ascolto mediante un uso insistito di cellule figurali dotate di forte riconoscibilità. Queste figure, sottoposte quasi sempre a procedimenti traspositivi, agiscono quindi come nuclei strutturali il cui vario connettersi vale da criterio costruttivo generale. Ne deriva dal tutto un senso di stagnazione, di protratta staticità».[3] Quello che Cardini chiama ‘stagnazione’ è più o meno apparente ed è ottenuta con un procedere sostanzialmente omofonico-accordale, fra diatonismo e pan-cromatismo, e grazie a formule iterative.
Agnese Toniutti ha deciso di affrontare la personalità complessa e diversificata di Cardini, proponendo un eccellente cd di musica pianistica, realizzato per la Da Vinci Edtions EAN CODE 7.46160910901. La Toniutti dice di aver conosciuto Cardini solo nel 2016, non si direbbe da così poco tempo perché pare che sia entrata dentro alla sua musica e alla (po)etica come se l’avesse maturata da lungo tempo. Più che la musica, che non presenta impervie difficoltà è il mondo psichico, intellettuale, culturale, poetico di Cardini che va ben assimilato. Una poetica che si contrae in etica, in un originale modo di affrontare la vita.
La Toniutti s’è diplomata al Conservatorio di Venezia con una tesi su Giacinto Scelsi, che ho avuto il piacere di visionare, si basa sul concetto di musica come energia, sulla particolare accezione che Scelsi aveva del suono, come elemento misterioso di contatto con il cosmo e il divino. La tesi è incentrata sull’analisi della Suite n. 10 Ka. Non è da sottovalutare l’importanza che lo studio di Scelsi possa aver avuto per avvicinare la musica di Cardini, per certi versi molto lontana da quella di Scelsi, ma per altri molto vicina, iniziando dal concetto di religio ossia da quel quid che oltrepassa l’uomo per rivolgersi al creato sia esso il Cielo o la Terra, la Madre Natura e i suoi Misteri. Inoltre, la forza energetica degli intervalli, non solo in funzione costruttiva ma anche e soprattutto con carica energetica. E ancora, la sospensione del tempo. In fondo, le affinità fra Scelsi e Lupi, maestro del giovane Cardini, sono molte ed evidenti.
Nelle Note di copertina, la Toniutti scrive di aver avuto la fortuna di imbattersi in un vecchio Steinway, del 1890, con un’eccezionale ricchezza di armonici, e bene ha fatto a utilizzare questo strumento per l’incisione, la quale è avvenuta anche dopo un confronto personale con Cardini.
Il cd porta il titolo di uno dei brani eseguiti, fra l’altro forse il migliore nella pur convincente interpretazione della Toniutti, Foglie d’autunno lentamente trascolorano. Il trascolorare è un concetto cardine. Lo stesso Cardini dice di essere molto affezionato a questo pezzo, perché è il primo in cui si manifesta, in modo completo, il suo carattere compositivo. Le Note ai pezzi sono stese dallo stesso Cardini e ad esse rimandiamo per le varie notizie.
Seguono: Tre momenti di sessualità infantile, Rituals on the Royanij garden, Terza fantasia (dedicata ad Agnese Toniutti), Una notte d’inverno e La via del fico. La Toniutti è brava a cogliere le lentissime trasfigurazioni, le sottili sfumature, far risaltare dissonanze screziate o dolci consonanze, l’evocazione della natura, il senso del mistero, la ritualità del gesto, restituendoci in ‘suono cardiniano’, possibile solo se l’interprete aderisce con partecipazione a un mondo (sonoro) del tutto personale e vagamente arcano come quello della musica di Cardini. Un eccellente esempio di come si dovrebbe lavorare.
http://www.agnesetoniutti.com/
[1] Giancarlo Cardini, intervista ad Angelica Ditaranto, in Renzo Cresti – Eleonora Negri, Firenze e la musica italiana del secondo Novecento, LoGisma, Firenze 2004, pag. 333.
[2] Giancarlo Cardini, in Enciclopedia Italiana dei Compositori Contemporanei, in III voll., 10 cd, a cura di Renzo Cresti, Pagano, Napoli 1999-2000, vol. I pag. 71
[3] Giancarlo Cardini, in Paolo Carradori, A colloquio con uno dei principali musicisti contemporanei italiani, Marco Del Bucchia editore, Massarosa (Lucca) 2011, pag. 98.