home
Mario Messinis, un omaggio e una testimonianza
Mario Messinis è stato un grande critico musicale e un grande organizzatiore, nato a Venezia il 7 marzo 1932 e ivi morto l'8 settembre 2020. A lui si deve una critica illuminata su "Il Gazzettino" e rassegne di musica soprattutto di musica del presente.
 
Ho conosciuto Mario Messinis nel novembre del 1978, quando lo sostituii per qualche settimana alla Biblioteca del Conservatorio Benedetto Marcello, dove lui era responsabile Bibliotecario dal 1958. Avevo letto diversi suoi articoli su «Il Gazzettino», ma essendo un quotidiano prevalentemente regionale, non mi era stato facile seguirlo con regolarità. Me ne aveva parlato Mario Bortolotto, col quale avevo studiato e con il quale avevo intrecciato un’amicizia e una collaborazione.

Per me Messinis faceva tutt’uno con la musica veneziana: Andrea e Giovanni Gabrieli, Gian Francesco Malipiero, Bruno Maderna, Luigi Nono, Giuseppe Sinopoli, Claudio Ambrosini, ma anche il Laboratorio d’Informatica Musicale della Biennale. E a proposito della Biennale, quando l’ho conosciuto stava per diventarne il direttore fino al 1989 (lo sarà successivamente dal 1992 al 1996). Mi ospitò in una casa di famiglia per tutto il tempo che feci il suo sostituto e ovviamente mi invitò alla Biennale spiegandomene un po’ i retroscena organizzativi e artistici, ed io ascoltavo imparando tante cose da lui che è stato un direttore illuminato non solo a Venezia, con la sovrintendenza de La Fenice, ma anche a Torino, Milano, Gibellina, Bologna.

I nostri incontri vertevano quasi esclusivamente sulla musica contemporanea, della quale – com’è noto – sapeva tutto ed era uno dei grandi protagonisti a livello di critica e musicologia. Bortolotto era un po’ il nostro convitato di pietra e spesso la conversazione verteva sull’essere o meno d’accordo sulle interpretazioni, spesso tranchant, che l’altro Mario sentenziava.

Mi sono permesso, sempre con grande reverenza, in quanto la mia ammirazione per Messinis era assoluta, di rimproverarlo per la sua poca frequentazione con la musicologia, termine che al mio grande maestro Luigi Rognoni, pareva una parolaccia per tutto ciò che di accademico, in senso sclerotizzato, portava irrimediabilmente con sé. Ma, in effetti, Messinis ha scritto pochi libri ed è un peccato, vista la sua preparazione, la sua intelligenza e sensibilità.

Messinis non poteva certo essere un accademico, era il contrario, la sua erudizione era viva e si coltivava con l’esperienza, si costruiva sul suono non sulle teorie o metodologie, sulla pratica di chi sa anche sporcarsi le mani con la quotidianità, lontano dall’algida cultura libresca. Il suo metodo ermeneutico era poco scientifico e molto umano, nutrito da un gusto personale basato su un pensiero critico rigoroso ma aperto, che sapeva comprendere la molteplicità del suo presente.

Straordinario l’intuito e la capacità di capire prima di molti altri le qualità di compositori e le mille tendenze stilistiche nelle quali sapeva districarsi con un sesto senso musicale invidiabile. Molte volte sono stato meravigliato di come lui riusciva ad avvertire la sostanza delle opere che si stava ascoltando, di quanti aspetti riusciva a percepire durante gli ascolti, senza escludere le lezioni di analisi che in tante occasioni mi ha elargito con il suo ‘modo veneziano’. Grazie Mario.






Renzo Cresti - sito ufficiale