Andrea Rebaudengo, pianoforte: Ravel, "Miroirs" - Montalbetti, "Stanze"
Andrea Rebaudengo, pianoforte: Maurice Ravel, Miroirs - Mauro Montalbetti, StanzeStradivarius 37159
Montalbetti (Brescia 1969), all’inizio degli anni Novanta viene segnalato in vari concorsi, primo fra i quali il Bucchi di Roma, con il pezzo per violino e violoncello, Fahrt ins staublose. Nel 2001 viene invitato dal Centro Tempo Reale di Firenze, diretto da Luciano Berio, al convegno Computer aided musical pedagogy, con una relazione sulla propria esperienza nell’utilizzo delle nuove tecnologie nel campo della musica d’insieme.
È nel 2007 che ottiene il riconoscimento più prestigioso, con l’opera Lies and sorrow, vincendo lo Johann Joseph Fux Opera Composition Prize, premio che lo incoraggia a dedicarsi con continuità al teatro musicale, componendo belle opere.[1] Si dedica anche alla danza.
Il teatro è stato importantissimo.[2] Si notano delle ricerche personali di fondere vari linguaggi, mescolanza che il genere stesso del teatro musicale richiede costituzionalmente, ma tale unificazione dei vari stilemi è ben presente anche nella musica strumentale.
http://www.mauromontalbetti.com/
La creatività si fa tanto più forte quanto più piatta e convenzionale è la situazione generale della cultura. C’è un istinto, femmineo, il quale intuisce che la scrittura, per potersi svolgere, non deve essere forzata da azioni esterne di nessun tipo, ma necessita di una lunga meditazione che ne favorisca il lievitare e il relazionarsi alla memoria collettiva. La cultura che parte dagli anni Ottanta ha in parte disatteso le esigenze dei tempi lunghi della meditazione, privilegiando la velocità di scrittura e di ricezione e gli aspetti più epidermici ‘d’immagine’. Ma nel caso della scrittura la velocità è positiva?
Montalbetti scrive a matita, la composizione prende forma sulla carta, anche la cancellatura acquisisce un valore particolare. Scrivere con la matita ha un profondo significato, mentale prima ancora che concreto. Malgrado l’approccio eclettico, Montalbetti riesce a creare una coesione sintetica fra i vari elementi che fanno parte del suo modo di comporre; un modo attento non solo ai materiali ma anche al pensiero e alla forma. Moltalbetti s’inserisce nel presente con una consapevolezza del processo compositivo che dimostra come il poli-stilismo non porti a un’apertura fine a se stessa ma si coaguli in una costruzione che rende giustizia a un evoluto concetto di forma.
Il cd Stanze – Miroirs oltre a essere un bel lavoro e anche esemplificativo dello stile di Mauro Montalbetti. Come dice il titolo i brani di Montalbetti sono montati a specchio con quelli di Ravel. Specchio come superficie sonora riflettente che viene lucidata e in parte riprodotta, tirata a lucido grazie a una scrittura elegante e scintillante e riproposta con alcuni accorgimenti sostanziali, il principale dei quali è quello della sottrazione ossia di un procedimento che cancella alcuni elementi raveliani. È un processo simile a quello dello scultore che toglie materia invece di aggiungerla.
La disposizione dei brani inserisce prima quello di Montalbetti e poi quello di Ravel a significare come il lavoro di Montalbetti non sia a commento ma piuttosto a introduzione, una sorta di preludio o premessa o prologo, come se Montalbetti volesse introdurre con rispetto alle composizioni di Ravel. Un avvio che s’insinua fra le note raveliane, ce le fa conoscere, ce le presenta con garbo e sapienza.
Il primo brano è di Montalbetti e s’intitola Perdere e ritrovare ogni alba che precede il brano di Ravel Noctuelles; segue Guardare l’erba e il sole che anticipa Oiseaux tristes. Quindi Specchiarsi come restituiti che preannuncia Une barque sur l’océan. Si continua con Osservare riflessi che previene Alborada del Gracioso; infine, segue Occhi stupiti e silenzio che precede il brano che chiude il cd La vallée des cloches.
Le composizioni di Montalbetti sono nominate Stanze e il lavoro è stato composto nel 2016. Stanze musicali intese come ambienti dove soggiorna Ravel, un habitat sonoro dove anche Montalbetti va a dimorare.
I Miroirs sono del 1905, sono dunque trascorsi un secolo e 11 anni dalla loro scrittura a quella di Montalbetti, un tempo lunghissimo dove è davvero successo di tutto sia a livello storico sia a livello sociale, culturale, artistico e ovviamente musicale. Ma sappiamo che il passato può essere ben presente, è l’antico che vivifica la contemporaneità, ciò che Gilles Deleuze chiama “l’antico-presente” (in Differenza e ripetizione).
La (ri)scrittura di Montalbetti non stravolge quella raveliana, ne mantiene la disposizione formale generale e l’impostazione prevalentemente accordale. Ne conserva anche la ritmica con folate forti e soprattutto la tipologia pianistica. A tal proposito Andrea Rebaudengo è bravissimo ha restituirne il gesto e i colori. Nelle Note di copertina, che riportano un’introduzione di Giordano Montecchi, non riportano la biografia artistica del bravo pianista ma solo il suo sito internet, così anche per Montalbetti.
Lavoro pregevole, basato su un'idea originale, eseguito con precisione e convinzione. Si riascoltano volentieri i Miroirs, raramente presenti nei programmi concertistici almeno in Italia, e si apprezza la musica di Montalbetti che sollecita l'interesse legato a una progettualità e la piacevolezza del suono (e non sempre i due aspetti vanno assieme).
http://www.andrearebaudengo.com/it/biografia
Intervista a Mauro Montalbetti
1) Quando ti sei innamorato della musica di Ravel?
La prima volta che ho ascoltato il Concerto per pianoforte, verso i sedici anni credo.
2) Il tuo cd ha un titolo esplicativo, le 5 tue composizioni si pongono a specchio con quelle di Ravel, sistemate però in modo che le precedono, ci saremmo aspettati il contrario ossia che le seguissero a mo' di commento, qual’è dunque l’idea che ha portato a questa sistemazione dei brani?
È un’idea di Rebaudengo, committente e ideatore del progetto, lo sforzo grande è stato quello di costruire una continuità ideale con Ravel ed allo stesso tempo fare in modo che, suonati in assenza dei Miroirs, funzionassero comunque, quindi non abbiamo mai preso in considerazione l’idea del commento ma semmai quella del dialogo.
3) I tuoi riferimenti alla musica di Ravel sembrano procedere per sottrazione.
Da tempo lavoro su questa suggestione nata dalla tecnica della cancellatura di Isgò. Metaforicamente “cancello” Ravel - mantenendo pulviscoli e frammenti piccolissimi - è comunque un’operazione di ripensamento del mio legame con la tradizione, un atto d’amore.
4) Hai coinvolto il poeta Massimo Migliorati, qual’è l'intento del coinvolgimento dei testi poetici?
È stato importante, gli ho chiesto di ascoltare Miroirs, riflettere sui temi dello specchiarsi, della restituzione, del "viaggio” dell’immagine. Ne sono nate sette liriche scritte per l’occasione dalle quali ho selezionato i versi che danno i titoli. Nella mia musica è ancor fondamentale l’elemento extramusicale che accenda un’idea.
5) Il lavoro risale al 2016, cosa ha realizzato di importante negli anni seguenti? E cosa stai scrivendo adesso?
L’opera Haye, le parole la notte (2017), Still Requies (2018), Concerto per percussioni e clarinetto (2019), per citare i lavori più impegnativi per organico e durata. Recentemente ho scritto un’opera da camera su Teodora commissione del Ravenna Festival 2021 (dovrebbe avere la prima in Giugno, incrociando le dita).
[1] Le opere teatrali: Lies and sorrow (2006), libretto di Giovanni Peli, «Opera che ha cambiato la mia carriera, partendo dalla figura di Silvya Plath si affronta l’argomento della violenza sulle donne» (testimonianza). Fidelio Off (2009), libretto di Paola Ponti, si tratta di una particolare rilettura-riscrittura del Fidelio di Beethoven, grazie anche all’intuizione del regista Francesco Micheli. Brimborium! (2012), libretto di Francesco Peri, è un’opera per ragazzi sul modello del Pollinico di Henze, affronta il tema della diversità e della solidarietà. Il sogno di una cosa (2014), libretto di Marco Baliani, è un lavoro sulla strage di Piazza della Loggia, che ha richiesto due anni di stesura, per la pressione, la dedizione e la fatica nella scrittura. Corpi eretici (2015), libretto di Marco Baliani, vuole ricordare Pier Paolo Pasolini attraverso una riflessone sul tema del corpo nella sua poetica (letteratura e cinema), ed il suo impatto sulla società. Haye: le parole la notte (2017), libretto di Alessandro Leogrande; è un’opera sul tema della migrazione e dei migranti, affrontato dal punto di vista della madre sei uno scafista e quello di una giovane migrante eritrea. Still Requies (2018) è il lavoro drammaturgico recente, su testo dello stesso Montalbetti.
[2] «La scrittura ed il modo di pensare la creazione è radicalmente cambiato dopo il 2006, anno in cui ho scritto il mio primo lavoro di teatro musicale. Ho sempre bisogno di affrontare argomenti della contemporaneità, urgenza del mio sentire il ruolo del teatro oggi che, come sempre, deve saper porre domande, invitare alla riflessione, stimolare, criticare. È possibile riscontrare a livello musicale un approccio molto aperto, eclettico e polistilistico, secondo il progetto drammaturgico musiche di correnti estetiche diverse spesso convivono. Nei pezzi orchestrali, cerco una maggiore coesione stilistica la drammaturgia del suono è sempre legata ad una sorta di narrazione spesso provocata dalle fonti di suggestione extra-musicale di cui ho bisogno per scrivere» (testimonianza riportata nel nostro libro Musica presente, ed LIM). http://www.renzocresti.com/dettagli.php?quale=9&quale_dettaglio=327
