Cd Ivan Fedele, “Works for violoncello”, Michele Marco Rossi violoncellista
Cd Ivan Fedele, “Works for violoncello”, Michele Marco Rossi violoncellistaKairos 2022
Decidere quali sono le tendenze e le opere principali e quelle secondarie dipende dalle prospettive a cui facciamo ricorso. Soprattutto negli ultimi decenni la critica del giudizio è diventata ancor più problematica perché molto complessa e sfaccettata è la situazione del mondo della musica nel nostro presente. Se facciamo riferimento a ciò che s’intende comunemente per musica colta, ebbene, Ivan Fedele potrebbe rappresentare uno dei massimi esponenti di questa lunga tradizione europea che, pur seguendo strade piene di incroci e di vie laterali, dall’Età di Notre Dame arriva fino a noi (Parigi città importante per Fedele).
Ali di Cantor è il titolo di un brano di Fedele, che si riferisce al matematico George Cantor, ma questo titolo può rappresentare anche la poetica di Fedele, intendendo Cantor come cantore, che intona la sua canzone ben costruita ma la canta sulle ali di un entusiasmo che vivacizza la forma. L’energia sonora è una delle caratteristiche principali della musica di Fedele, insieme ad altre costanti quale il ricorso a un particolare e personale spettralismo; l’utilizzazione di microtoni che formano un tessuto sonoro da analizzare al microscopio; un’armonia inventiva anche grazie alle continue risonanze, riverberazioni, echi, prismatiche proiezioni di figurazioni, varietà di timbri. Tutto questo farebbe pensare a un’esuberanza di mezzi, al contrario, vi è un’economia di materiali e un’apprezzabile trasparenza della tessitura sonora, infatti, le interazioni e trasformazioni, la ricchezza di eventi e situazioni non inficiano affatto la percezione dell’architettura compositiva, non l’appesantiscano.
L’interpretazione del giovane e bravissimo Michele Marco Rossi, classe 1989, va in profondità e scava nei labirinti delle continue trasformazioni del suono, metamorfosi non solo sonore ma anche psichiche che richiedono l’assoluta padronanza dello strumento e soprattutto un controllo psico-fisico eccezionale. Infatti, il rapporto che Rossi crea con lo strumento è disciplinato da una tecnica sopraffina e da un autocontrollo mentale senza il quale non sarebbe possibile realizzare interpretazioni così precise e vigorose.
«La musica di Ivan Fedele riesce a coniugare in un legame inscindibile una ricerca e un approfondimento strumentale sempre vario, curioso e coraggioso nelle scelte esplorative, a una costante e ampia gamma di sfaccettature espressive e di stati d’animo» - ci dice Rossi - «La musica di Fedele (oltre ai pezzi per strumento solo, ho avuto il piacere di suonare tutti e tre i suoi Concerti per violoncello solista e orchestra, nonché moltissimi lavori di musica da camera strumentale e con la voce) riesce a tenere viva una costante ricerca che sfocia sempre in dei risultati musicali estremamente riconoscibili, per quanto molto diversi tra loro per stile e scrittura (basti pensare alla scrittura perfettamente misurata della Suite Francese III, in paragone con il finale della Partita, dove l’idea di gesto strumentale si trasforma nella partitura in delle vere e proprie soluzioni puramente grafiche). È una visione della scrittura e della musica in continuo movimento». Ed è proprio così.
La musica degli ultimi vent’anni di Fedele fa ricorso più che a figure a una trasformazione dinamica dei suoni che l’elettronica contrappunta e allarga ma non interviene nella sostanza della musica che è in continua turbolenza per conto suo. Un che di fisico e metafisico, di contemplativo e vitalistico che si accavallano come si sovrappongono gli spettri sonori. Il violoncello è strumento perfetto per la realizzazione di tutto questo.
Dice Rossi: «La musica per violoncello di Ivan Fedele ha come prima evidente caratteristica un’altissima richiesta di preparazione strumentale. Tutti i suoi brani solistici richiedono una preparazione meticolosa, puntuale e ardua. Tuttavia una volta superato lo scoglio tecnico, subito emerge da queste partiture l’aspetto puramente musicale ed espressivo. La musica di Fedele a mio avviso non è pensabile come scissa da una profonda idea di ‘lettura’: si rende necessario nelle sue pagine saper decifrare quando un gesto scritto richiede implicitamente una lettura più libera, fantasiosa, quando si possono allargare le frasi, quando stringere dei periodi, pensarli come accumulati o come in distensione. L’inquietudine e la cristallizzazione di questo sentimento sono una linfa costante nella lettura di questa musica. Più si riesce ad approfondire il controllo strumentale di queste partiture più ne appare evidente il profondo senso di libertà. Sono partiture che si affidano profondamente allo sguardo di chi legge, al respiro con cui le si pensa, all’orecchio e alla fantasia di chi le ascolta».
I brani contenuti nel cd sono Suite Francese VI e VIb, entrambe le versioni risalgono al 2018, alla seconda collabora all’elettronica Francesco Abbrescia. «L’invenzione elettronica non sia cumulativa, ma piuttosto estensiva, cioè individui ed esalti i criteri di trasformazione già insiti nella scrittura strumentale, ampliando ed enfatizzando lo spazio di risonanza di ciascuna entità armonica», come scrive Claudio Proietti nelle Note di copertina, che si avvalgono anche di una riflessione sui brani di Gianluigi Mattietti. Inoltre, sono presenti Partita del 2019 e Suite Francese III dell’anno successivo. Pezzi importanti sia nel percorso creativo di Fedele sia in assoluto nel panorama della composizione recentissima.
Il lavoro è stato registrato nell’agosto del 2020 e si raccomanda per l’importanza delle composizioni presenti e per la bravura eccelsa dell’interpretazione di Michele Marco Rossi.