In ricordo di Matteo Segafreddo
Dolce ricordo di Matteo SegafreddoL’ultima volta che ho avuto il piacere di incontrare il caro Matteo fu a Venezia, nella sala di Micromega. Anche allora era settembre, quello dello scorso anno. Parlammo della musica che fece ascoltare, poi c’incamminammo verso la stazione e iniziammo a stendere progetti futuri. Matteo era sempre propulsivo, non è mai stato di quei compositori che si chiudono nel loro studio per scrivere cose astratte, anzi, amava legare la musica alla vita, alla società, alle altre discipline. Su questo ci trovavamo d’accordo e la nostra amicizia si sviluppava in maniera naturale, attraverso numerosi incontri e collaborazioni.
Nel settembre del 2021, Matteo non sapeva del terribile male che ce lo avrebbe portato via in pochissimo tempo. Lo ha strappato ai suoi cari, agli amici e al mondo della musica che perde uno dei protagonisti ed è una grave perdita, perché non ce ne sono molti di musicisti come Matteo.
La musica quale linguaggio simbolico, prevalentemente basata sulla dimensione ritmica, sentita quale elemento capace di coinvolgere l’ascoltatore, era questa l’estetica di Matteo che lo stesso Maestro spiega in un interessante libro, scritto assieme a Alessandro Cabianca, Armonie contemporanee del 2012. Volume che fu seguito, nel 2018, da un altro libro, dall’impostazioni simile, Cromatismi contemporanei, per il quale volle la mia Prefazione, che feci molto volentieri e convintamente, vista la qualità delle riflessioni.
La scrittura creativa, il rapporto fra musica e parola, il senso della ricerca, il ricorso a codici generativi che garantiscono la compattezza formale ma anche l’intelligibilità delle articolazioni dei vari parametri musicali, la grafica, il gesto, il ricorso alla figura musicale e l’esigenza comunicativa, questi sono gli aspetti cari al pensiero e alla musica di Matteo, la cui sapienza è indiscutibile. Ma abilità tecnica ed erudizione culturale non bastano per fare della bella musica, occorre anche il talento, la convinzione e la partecipazione emotiva, elementi mentali e affettivi che Matteo dispiegava con grande generosità.
Voglio citare un titolo di un suo brano ch’è quasi una dichiarazione di poetica, Immagini di parola del 2018, dove immagini, suoni, simbologie, si abbracciano e creano una riflessione su ciò che è la musica al presente, la quale deve piangere un compositore dove ragioni e sentimenti si univano in modo naturale per regalarci momenti sonori unici.
Caro Matteo, ti ho sempre avuto nei miei pensieri e a volte ti ho anche sognato. Caro Matteo grazie per quello che sei riuscito a regalarci. So bene che avresti voluto donarci ancora tante belle sorprese musicali, ma ciò che hai fatto è sufficiente per considerarti uno dei compositori più importanti della tua generazione. Io, come tutti colori che hanno avuto la fortuna di conoscerti, ti porterò sempre nel cuore, con infinita stima.
Tuo Renzo