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Renato Marengo, "Quei cinque giorni con Lucio Battisti"
Renato Marengo, Quei cinque giorni con Lucio Battisti, Tempesta Editore, Roma 2022, pp. 144, 17 euro.

“È arrivato Ciao 2001?”, l’uscita della celebre rivista, fondata all’inizio del ’68, l’attendavamo con trepidazione, ci informava su quanto accedeva nel mondo del rock internazionale e di quello che stava succedendo nella musica italiana. Usciva settimanalmente e nei primi due anni, sotto la direzione di Rosario Pacini, dava spazio anche al cinema e alla moda, poi, dal 1970 in avanti, quando il direttore divenne Saverio Rotondi, la rivista si concentrò sulla musica. Renato Marengo ne era il coordinatore generale. Da quegli anni lontani a oggi, ha percorso una carriera eccezionale come giornalista, scrittore, autore radiofonico e televisivo, operatore culturale, produttore discografico, inventore del movimento Napule’s Power (ha prodotto artisti come Roberto De Simone, Eduardo ed Eugenio Bennato, Tony Esposito, Teresa De Sio, Enzo Gragnaniello, Concetta Barra, Paul Buckmaster, la Nuova Compagnia di Canto Popolare e molti altri, fra cui è doveroso citare gli Opus Avantra di Donella Del Monaco).

Ho il privilegio di essere amico di questo simpatico e informatissimo personaggio, tanto che Renato mi chiese la Prefazione al suo libro Napule’s Power (sempre di Tempesta Editore, Roma 2021), volume che oltre alla testimonianza in prima persona ne raccoglie moltissime dei protagonisti della musica della città porosa. Con Renato abbiamo fatto e stiamo facendo molte cose in collaborazione (fra cui proprio un libro a quattro mani su Donella Del Monaco). Già da tempo mi parlava della famosa intervista fatta a Lucio Battisti, uscita su Ciao 2001 il 1° dicembre del 1974, ora viene ripubblicata con tutta la storia dell’incontro col celebre cantante.

Nel ’74 “le major, in quel periodo di cambiamenti e di proteste giovanili, non sapevano più che pesci pigliare; la musica ‘leggera’ più commerciale era stata rifiutata dal mondo giovanile e allora non avevano potuto fare a meno di fidarsi di un propositivo critico musicale, pronto a scendere in campo in prima persona, il quale era riuscito a convincerli che, nell’asfittica scena musicale determinatasi dopo il suicidio di Tenco e il crollo della canzonette alla Orietta Berti, le uniche novità proponibili su vinile per l’impegnato mondo giovanile in movimento fossero quelle provenienti dalla patria delle canzoni melodiche: Napoli” (pag. 20). Quando Marengo arrivò al Mulino di Anzano del Parco, sede della sala di registrazione dove lavorava Battisti, era con Tony Esposito, di cui era produttore artistico e che doveva in quella sala registrare il suo secondo disco.

Marengo ed Esposito arrivarono alla sala ed era ancora occupata da Battisti. Claudio Pascoli vide Renato e lo presentò a Battisti come produttore, solo dopo Battisti venne a sapere che Renato era anche un giornalista, categoria che lui detestava. Questo qui pro quo dei primi giorni giovò a Marengo e gli consentì di entrare nella sala di registrazione e di ascoltare in anteprima Anima latina, l’album di una piccola svolta nell’approccio musicale di Battisti (la svolta più consistente avvenne negli anni ’80, con la collaborazione con Pasquale Panella), il quale venne avvicinato da Marengo in modo naturale, parlando anche di politica: “Lucio, ma è vero che sei fascista?” chiese Renato e lui rispose: “ma che vor di? Non mi interesso assolutamente di politica” (pp. 59, 60). Scrive Marengo che “Lucio non aveva nessuna idea di cosa fosse l’impegno sociale” (pag. 61).

Battisti era stato colpito dall’esperienza del viaggio in America Latina e gli stava a cuore comunicarlo. Quando Mogol disse a Battisti che Marengo era anche un giornalista, la reazione di Battisti non fu scomposta come forse si pensava potesse essere, anzi, accettò di fare un’intervista, a patto che fosse incentrata solo sulla musica. “Ero rimasto un po’ frastornato, ancora incredulo, quando Battisti autorizzò l’intervista. Anche se non l’avevo premeditata ora che farla era diventata una realtà, cominciavo ad avere la consapevolezza di quanto fosse importante” (pag. 81). L’intervista viene riportata integralmente nel volume, insieme a una seconda intervista del dicembre del 1975, in cui sono messe a fuoco situazioni importanti come il viaggio negli Stati Uniti, il rapporto con Mogol e quello col pubblico. Battisti si stava ponendo al di là della sua stessa figura di successo.

Intervistare una star come era all’epoca Battisti, uno che rifiutava ogni contatto con i giornalisti, fu uno scoop eccezionale che ebbe grande risonanza. Leggerla ci fa capire meglio Battisti e il suo periodo di mutazione, cosa confermata dalla seconda intervista dell’anno successivo. Ma il libro non è importante solo per avvicinarsi e approfondire Battisti ma è anche una fotografia degli anni Settanta, sui quali si sofferma più volte Marengo, oltre alla doverosa celebrazione di quella incredibile rivista che è stata Ciao 2001.

In un interessante contrappunto, si alternano scritti di Michele Neri, che firma la Prefazione, Chiara ‘Tempesta’ Cazzato, Claudio Bonivento, Claudio Pascoli, Tony Esposito, Alberto Radius, Dario Salvatori, i quali contribuiscono a creare una polifonia di riflessioni su Battisti e sul progressive. È un libro vero, vissuto, partecipato. Gli scritti e in particolare il racconto di Marengo non sono solo riflessioni ma qualcosa di più: sono una narrazione vissuta in prima persona. Una cosa è il pensare e ben altra è il vivere.

Tutto quello che fa e che scrive Renato fa parte di una storia vissuta, è testimonianza esistenziale e culturale e la testimonianza non si può fare da lontano, per testimoniare bisogna esserci. E Renato c’è stato con intelligenza sveglia e sentimenti accesi, e per fortuna c’è ancora! Molte sono le situazioni che ci può narrare, come questo fluido e appassionato racconto di quei cinque giorni con Lucio Battisti.








Renzo Cresti - sito ufficiale