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Ciro Scarponi
Ciro Scarponi e il Rinascimento strumentale

 
 
Ciro Scarponi è stato il clarinettista di riferimento di ciò che è stato chiamato il Rinascimento strumentale ossia di quella ricerca tecnico-interpretativa che si è sviluppata prevalentemente durante gli anni Ottanta del secolo scorso e che ha portato a un ulteriore ampliamento delle possibilità strumentali, non fine a se stesse ma sempre relazionate ai percorsi compositivi. A differenza della prima fase connessa allo sperimentalismo, da una parte legato allo Strutturalismo di Darmstadt e dall’altra alla gestualità di derivazione cageana, la ricerca di nuove fattibilità strumentali degli anni che vanno dalla fine dei Settanta ai primi Novanta si riallaccia in maniera più diretta alle esigenze compositive, è il mezzo e non il fine delle nuove eventualità sonore, del resto il Postmoderno stava mettendo in primo piano l’esigenza espressiva e dunque l’ascolto; non era più sopportabile l’esposizione tecnica fine a se stessa, il semplice allargamento del vocabolario e la novità morfologica, tutti aspetti necessari nell’ottica sperimentale, una visione storica che ebbe il proprio apogeo durante il ventennio 1950-60 e che fu molto utile a svecchiare poetiche, estetiche, scritture, modi di pensare e fare musica ma che fu molto autoreferenziale, legata all’ambiente specialistico degli addetti ai lavori e poco interessata[1] a rivolgersi al pubblico.
 
Ricerca e comunicazione non vanno spesso d’accordo, è un rapporto inversamente proporzionale: più la ricerca è avanzata e meno la comunicazione è piana e diretta, più ci si concentra sull’analisi di proposte sonore originali e meno il pubblico riesce a seguire; occorre allora trovare un difficile equilibrio sia da parte del compositore sia da quella dell’esecutore, il quale è sempre meno un ‘semplice’ esecutore e sempre più un vero interprete, tanto che a volte si è parlato dello strumentista come di un co-autore, tanto è decisiva la sua importanza nel modo di affrontare lo studio della composizione e nel modo di porgerla.
 
Lo screening sul suono realizzato dai grandi interpreti della generazione nata negli anni Cinquanta, quindi di quella seguente alla Gazzelloni-generation, si è basato su un’osservazione assai profonda dei caratteri compositivi, dei percorsi sonori che l’autore voleva realizzare e della sua investigazione strumentale, senza però tralasciare la relazione fra scrittura e sound, il rapporto fra indagine funzionale alla resa sonora e a ciò che arrivava al pubblico. Questo è un lavoro di testa, di cuore e di stomaco ovvero va fatto con criterio scientifico ma pure con partecipazione affettiva e istintuale, sotto questo punto di vista Ciro Scarponi era il migliore di tutti gli interpreti della sua generazione, clarinettisti e non, in quanto il suo intuito era stupefacente.
 
Il grande interprete non è mai quello che studia e calcola, che analizza e ragiona ma colui che affianca, in maniera del tutto naturale, alla riflessione sullo spartito il suo fiuto del suono giusto, che possiede il sesto senso che gli permette di presentare all’ascolto il brano con il sound che avvolge l’ascoltatore, che lo trascina e lo incanta. La perspicacia musicale di Scarponi non temeva confronti, era semplicemente unica.
 
Era grazie alla sua natura sonora che Scarponi è stato in grado di interpretare mille composizioni differenti fra loro in stili e forme, in tecniche e finalità, perché sapeva intuire, senza sforzo, ciò che si nascondeva fra i suoni, i retroterra culturali a cui le composizioni appartenevano, il fine espressivo che volevano comunicare; la sua percezione del costrutto musicale era assoluta e assolutamente perfetta la resa sonora.
  
Un altro aspetto che va sottolineato è la gestualità, Scarponi avvertiva il gesto insito nel suono e sapeva renderlo in maniera spontanea; riusciva a captare quella verità essenziale che a molti interpreti (anche celebrati) sfugge ossia che è dal gesto che precipita la musica; molte sue esecuzioni erano una sorta di teatro sonoro minimale, comunicava muovendo il clarinetto, il corpo, lo sguardo, riusciva così ad afferrare l’attenzione di tutti e ad amplificare la retorica del brano, in un effetto dove la percezione del suono era resa più acuta e profonda dalla gestualità. Anche per questo era un interprete molto ricercato dagli autori, le innumerevoli prime esecuzioni e le relative dediche stanno a dimostralo.
 
Se Scarponi non fosse stato un insieme di intelligenza e di intuito musicale non avrebbe lavorato così a lungo con Luigi Nono, in uno studio di sonorità minimali e di interpretazioni che dovevano comunicare col suono idee e concetti. Ci lascia in eredità una lettura della musica di Nono profonda e partecipata. Ma sarebbe lungo l’elenco dei compositori che si sono giovati delle sue mirifiche interpretazioni, fra questi molti giovani, musicisti a lui coetanei che Scarponi ha sollecitato, aiutato, spinto, in un amore per la musica nuova commovente.
 
Non va dimenticata la figura dell’uomo, simpatica e amichevole, sempre, con tutti, dai compositori agli allievi che a lui erano affezionatissimi. Innumerevoli i corsi di perfezionamento che Scarponi ha tenuto in ogni parte d’Italia e all’estero, riuscendo non solo a insegnare le tecniche strumentali più avanzate ma anche comunicando la curiosità, il desiderio di conoscer cose insolite, l’energia sonora, il modo di sviscerare le composizioni e renderle fruibili al pubblico, anche quelle più difficili.
 
Concludo con un ricordo personale: ho conosciuto Ciro proprio all’inizio degli anni Ottanta, l’ho invitato a tenere dei corsi e dei concerti al Festival “Luglio Musica” di Certaldo che in quegli anni dirigevo, lui contemporaneamente lavorava anche al GAMO di Firenze, dove abbiamo avuto modo di incontrarci molte volte, anche negli anni seguenti; sempre negli anni Ottanta lo invitai a un’altra rassegna che dirigevo, insieme ad Aldo Brizzi, ad Acqui Terme, “Prospettive Musicali”, fu dunque un decennio di vicinanza, anche grazie alla presenza dell’amico comune Franco Donatoni con il quale entrambi abbiamo collaborato.[2] Inoltre rammento la sua presenza significativa alla “Rassegna di Nuova Musica” di Macerata, dedicata proprio al Rinascimento musicale, diretta dal compianto Stefano Scodanibbio[3] e che aveva in Fernando Mencherini uno dei suoi cervelli pensanti.[4] Fui invitato da Ciro a presentare vari concerti, spesso invitato da lui stesso, e ogni volta fu per me una gioia e una sorpresa, pur sapendo della mirifica bravura di Ciro, tutte le volte mi meravigliavo di quanto fosse abile, versatile, efficace.
 
La morte di Ciro è una grave perdita per il mondo della musica, insostituibile per l’interpretazione della contemporanea. Insostituibile anche per gli amici che lo piangono di cuore, consolandosi con l’enorme lascito che ci ha lasciato, grazie Ciro.
 
 
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[1] La parola inter-esse esprime in sé un passaggio, una forma di contatto che specialmente nelle musiche di derivazione post-weberniana non esiste, in quanto la musica si racchiude nello spazio autoreferenziale della scrittura, di un dire che non è un fra, un collegamento fra musica e ascolto ma che è un dirsi, un guardarsi allo specchio.
[2] Io dopo aver scritto la monografia dedicata al maestro, edita da Suvini Zerbini, Milano 1982, lui con le sue eccellenti interpretazioni dei pezzi di Donatoni. Il brano per clarinetto contrabbasso, Ombra (1983) fu da me commissionato a Donatoni proprio per Ciro.
[3] Dedico questo scritto sull’amico Ciro Scarponi a un altro grande interprete che, come Ciro, è scomparso prematuramente e, proprio come Ciro, è stato un artefice del Rinascimento strumentale, Stefano Scodanibbio.
[4] Che dispiacere scrivere questo saggio e ricordare amici che non ci sono più, che triste destino ha accomunato Mencherini, a Scarponi e a Scodanibbio (su Mencherini cfr. il mio saggio Fernando Mencherini, scriba del caos, in Linguaggi della musica contemporanea 3, Miano, Milano 2000).



Testimonianza dal libro che Stefano Ragni ha scritto su La musica dell'aria: suono e luce nel clarinetto di Ciro Scarponi, Guerra Edizioni, Perugia 2012. Il volume ripercorre la carriera di Scarponi, passo passo, vi sono poi scritti di Massimo Cacciari, Lorenzo Chiuchiù e alcune testimonianze di personalit che hanno conosciuto e ammirato la straordinaria musicalità di Ciro.



http://it.wikipedia.org/wiki/Ciro_Scarponi



 



Renzo Cresti - sito ufficiale