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Lettera a un cane specialissimo
Lettera a un cane specialissimo

 
Caro Fiasco,

so che tu subito mi diresti, con la tua intelligenza sottile, “solo agli umani può venire in mente di scrivere una lettera a una cane morto, allora non ti ho insegnato nulla sul vivere e sul morire?”

Tu sei stato il mio più grande maestro e da te ho imparato concretamente cosa significhi l’amare concedendosi totalmente, il vivere con lievità, il soffrire con dignità, il morire sentendoti rassicurato da una presenza amorevole. È proprio per questo che ti scrivo, mio dolce Fiasco, per sentirti ancora vicino a me, per sentire il tuo respiro che voleva dire tante cose, per rivedere il tuo modo di acciambellarti accanto a me che mi comunicava il tuo pensiero, per guardati ancora negli occhi e capire cosa volevi che io facessi, non per te ma per me. Vedi è un po’ come quando tu ti tenevi stretta una mia maglia, era per sentirsi un tutt’uno.

Ho bisogno di ringraziarti amico mio. Per un’infinità di motivi, tu sai bene che sei stato per me l’unico amico che ho avuto negli ultimi anni. Troppo profonda e forte è stata la nostra simpatia, il vibrare contemporaneamente ed è proprio attraverso questa sintonia che tu sei riuscito a insegnare a me tante cose. La tua straordinaria ipersensibilità, così rara in assoluto, si predisponeva ad accogliere la mia e a guidarla.

Sai, è un po' quello che è avvenuto fra me e la tua padroncina. Lei ha una lievità e dolcezza connaturate, proprio come te, entrambi mi siete di monito e di guida.

La delicatezza innanzitutto, la grazia direi, con la quale mi hai comunicato tutti i tuoi sentimenti. Quelli gioiosi, ai quali si aggregava ben volentieri Briscola, e quelli meditabondi, ai quali tua sorella non partecipava, lei è una cagnetta giuliva, piena di verve e di voglia di giocare, talmente baciosa che la vostra padroncina la chiama "la mia fidanzata" da quanti baci mi dà. Ma non ha la tua profondità d’animo.

Quando ci siamo creati il nostro linguaggio, fatto di parole inventate e di gesti, Briscola non ha quasi mai partecipato perché lei usava un linguaggio più comune, quello che generalmente si usa fra cane e padrone. In una situazione normale può aver ragione lei, perché creare una forma nuova di linguaggio se ce n’è una che funziona? Ma la nostra non era una situazione normale, anzi.

Mi hai insegnato la delicatezza del rapporto con la natura, ed io ero lì a osservarti per vedere come ti relazionavi con la terra, con gli alberi, con i fiori. Mi hai insegnato a comunicare ogni pensiero ed emozione con piccoli gesti, con eleganza rispettosa. Abbiamo pensato insieme di diventare alberi, i quali sono i più grandi comunicatori perché nel loro esserci esprimono tutta la forza del proprio essere. Ci siamo rotolati nell'erba e annusato insieme i profumi dell'autunno e della primavera.

Dopo una decina di cani avuti e moltissimi conosciuti, non avrei mai pensato di provare un'esperienza come quella che mi hai fatto provare. Pensavo di conoscere bene i cani, ma tu sei stato una sorpresa che, per certi versi, mi ha sconvolto. Sono stato fortunato, anche se so che non riproverò più con nessun altro animale quelle sensazioni che abbiamo vissuto insieme. Mi hai arricchito enormemente e se non avessi avuto te, cane specialissimo, non avrei mai pensato che un cane avesse quelle qualità sensitive nel guidare lui il rapporto con il padrone. 

A parte quando eri cucciolino e cucciolone, subito dopo si è manifestato il tuo essere particolarissimo, probabilmente accentuato dalla malattia che ancora non avevamo scoperto. La scoprimmo in modo traumatico con te quasi paralizzato. Fu la padroncina a salvarti la vita e poi a farti sempre da amorevole infermiera, come fa anche con me.

La malattia rende più sensibili agli aspetti sottili della vita, il dolore scarta ogni cosa e ci rende spogli, forse per questo, oltre che per natura, tu avevi una sensibilità penetrante, abbinata al tuo istinto di cane, direi una sensibilità pura e leggera, espressa sempre con una leggerezza disarmante.

La nostra lingua è stata importante nei momenti più dolorosi, come quando sei stato ricoverato per due volte in ospedale, mentre ti accompagnavo o quando venivo a riprenderti ci dicevamo tante cose. Incredibile, quanto devo far tesoro di ciò che mi hai insegnato. Ed io, sogghignando, penso all’ego dei padroni che vogliono insegnare ai cani! A star seduto, a riportare la palla, a stare al passo… ad avere un cane di razza da esibire... evidentemente non sanno cosa si può tirare fuori da un cane e soprattutto da un cane come te.

C'è un signore che porta il nome di Francesco che una volta ha detto che è meglio pensare ai figli che ai cani, a parte la volgarità di una frase del genere, tipica dei preti, ciò dimostra come la chiesa non abbia capito nulla dell'essere aninale. E poi perché scegliere proprio il nome di Francesco, che evoca totale empatia col mondo animale e con la povertà, se non si ha amore per l'animale e se la povertà nella chiesa è pura demagogia. Chi c'è di più povero di un animale? Come vedi, dolcissimo Fiasco, mi accaloro quando devo difendere la vostra Natura. L'essere animale reclama il pensiero libro, lascia aperto l'istinto, abbraccia il Tutto di Madre Natura.

La legge ha riconosciuto gli animali come essere senzienti, evidentemente i burocrati della politica devono avere avuto un canino o un gattino in casa, ma essi, nel loro egocentrismo spocchioso non si sporgono verso l'altro, neanche sanno cosa implichi la parola 'essere', pensa a che punto è il rispetto per voi!

Ricordi quando sono caduto dalle scale di casa? In un batter d'occio avevo ruzzolato 18 gradini e tu eri già lì, in fondo alle scale, a leccarmi le ferite, poi con lo sguardo preoccupato a vedere come stavo. Sei stato davvero un cane con una sensibilità incredibile.

In tutti queste decine di anni, durante le quali ho avuto la fortuna di avere tanti cani (tu dovresti ricordarti della nonna Senape, quando sei arrivato ti ha insegnato un bel po’ di cose, era intelligentissima), solo tu hai avuto l’opportunità di entrare in camera nostra, e sai bene che non l’ho fatto per te ma per me, perché a volte, nelle sere in cui ero un po’ stanco, il tuo accovacciarti in fondo al letto era terapeutico.

Anche col tuo particolare magiare abbiamo usato il nostro il linguaggio, tu potevi mangiare solo un determinato secco e ti stancavi di cibarti sempre e solo dello stesso mangime, ma bastava una tua piccola richiesta e un piccolo accorgimento da parte del padrone ed ecco pronta una ciotola da re. Anche prima di morire tu hai usato un nostro segnale, eri praticamente in coma ed io su di te a dirti che il padrone c’era e tu mi hai fatto capire che mi sentivi. È così che si muore, grazie per avermelo svelato dolcemente.

Sai caro Fiasco, anche per la padroncina la tua dipartita ha lasciato un vuoto enorme ed è per questo che – giustamente – è arrivata una cucciolotta dal canile, l’abbiamo salvata da quella vita infernale ed ora ha una nuova famiglia. Per me è molto duro accettarla come si dovrebbe perché il mio cuore è tutto per te, ma l’opera buona che è stata fatta farà sì che si andrà a completare un cerchio. Come ben tu sai, cane adorato, si tratta di cerchi che si aprano e si chiudono, che si rincorrono e che sempre portano a dove tutti noi eravamo sempre stati, fra le braccia di Madre Terra.

Ma ora voglio raccontarti di quando è arrivata Polpetta. È un bel nome vero? Gustoso come lo è lei che verrebbe sempre voglia di mordicchiarla. Ariivata dal canile, stanca e impaurita, è stata lasciata in giardino mentre io controllavo Briscola, la quale mi diceva “ma c’è un cane in giardino? Che ci fa?” E abbaiava un po’ irritata, mentre cercavo di tranquillizzarla. 

Briscolava continuava a borbottare, “ma perché la padrona sta con quella cagnetta? Quando se ne va?”  Briscola è diventata un po' inquieta: “ma che fa? Sta con noi? Vuoi vedere che magari rimane anche a pranzo”. Poi ha deciso di ignorarla.

A Polpetta è toccato a un bel bagno! Al quale si è sottomessa con tanta dolcezza. Beh, ci è voluta un po’ di pazienza e di attenzione, anche a cena e anche per la notte, ma come ben sai, tua sorella è un’anima aperta e buona. Polpetta non aveva mai conosciuto una casa né una comoda cesta per riposare, lei ha sempre dormito per terra, ora questa è casa sua, con la tua presenza che aleggia dappertutto.

L’accoglienza porterà alla felice convivenza di tutti. E non ti dico della felicità di Polpetta che dal canile è venuta nella sua nuova famiglia. È un bel gesto non trovi? Mi mancherai sempre caro Fiasco, grazie di tutto.






Renzo Cresti - sito ufficiale