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Testimonianza di civiltà, le Bande musicali
Esserci



Da R. Cresti, Testimonianze di civiltà, II voll., PubliEd, Lucca 2006.Esserci




“Vorrei sottolineare la grande importanza che hanno le Bande nella formazione musicale dei giovani; infatti molti alunni che frequentano la scuola di strumenti a fiato del nostro Istituto “Boccherini” provengono dalla pratica bandistica: una esperienza positiva di educazione non solo musicale ma anche sociale e psicologica.” (Gaetano Giani Luporini)

L'affermazione che l'allora Direttore dell'Istituto di alta cultura musicale “Luigi Boccherini” di Lucca, il compositore Gaetano Giani Luporini (1), scrisse per il Raduno bandistico provinciale del giugno 2002, con il titolo L'importanza delle Bande , mette subito a fuoco il significato della presenza delle Bande musicali, talmente numerose nella Provincia di Lucca da essere al vertice delle Bande in Toscana.

Esserci, essere fra la gente, essere presenti ai momenti salienti che scandiscono il vivere di una collettività, incrementare una tradizione che continua, dare significato vero al proprio volontariato, contribuire alla coesione della comunità, condividere il proprio tempo con quello degli altri, creare legami con realtà vicine e lontane e, ovviamente, “promuovere e favorire l'educazione e la formazione musicale dei giovani”, come recita lo Statuto dell'ANBIMA, tutto questo rappresenta un valore di testimonianza civile e culturale insostituibile.

Giani Luporini diceva che “molti alunni che frequentano la scuola di strumento a fiato dell'Istituto “Boccherini” provengono dalla pratica bandistica” e ciò è vero, ma bisogna anche dire che c'è un'incapacità del sapere accademico a cogliere il profondo valore di esperienze come quelle bandistiche, viste ancora come un momento di divertimento e guardate con colpevole superficialità. Lo dimostra il fatto che la Banda, con la sua storia millenaria e con la sua importanza anche per i contributi che ha fornito alla musica classica, non è mai veramente entrata nei corsi del Conservatorio e dell'Università, eppure, prima o poi, i musicisti e i musicologi che vorranno studiare a tutto campo i modi di produzione e di fruizione della musica dovranno fare i conti con la presenza della Banda, pena una sociologia della musica zoppa e un'organologia incompleta. L'algida chiusura del sapere superiore corrisponde anche a una visione idealistica della Storia e della musica, debitrice di quella suddivisione della arti in “maggiori” e “minori” che tanto male ha prodotto nella nostra cultura. In realtà nei Conservatori, ma non in quello di Lucca, esiste solo il Corso di Strumentazione per Banda e nient'altro! Dire che si auspica che questa insulsa separazione venga superata è perfino ovvio, speriamo che le recenti iniziative svolte con e nella Provincia di Lucca e questo doppio volume contribuiscano ad abbattere ingiuste e ingiustificate barriere, in modo che la musica sia davvero un linguaggio universale.

E' risaputo che la musica, negli ordinamenti scolastici italiani di ogni ordine e grado, non ha mai avuto la giusta considerazione, si è disconosciuto il suo peculiare valore pedagogico e l'importanza che la musica ha avuto nella cultura italiana da secoli. Ebbene la Banda è spesso riuscita a coprire queste gravi carenze, portando la musica fra i giovani, così come nel mondo del lavoro, svolgendo quel ruolo che la scuola italiana ha disatteso, quello di far capire ai giovani il collegamento antropologico tra passato (musicale) e presente (musicale), tramandando di generazione in generazione l'identità culturale di un territorio, la storia di un popolo, i suoi usi e costumi, il vissuto storico e quotidiano.

L'esibizione della Banda non è solo folklore, certo, alcune di esse realizzano spettacoli divertenti con majorettes e giochi coreografici, ma anche in questo caso alle spalle c'è un paziente lavoro di preparazione Che sia una Banda folkloristica, magari con repertorio di musica leggera, o che sia una Banda da concerto, l'impegno e la partecipazione per la riuscita della performance è il medesimo, il servizio che rendono alla comunità è lo stesso, può essere musicalmente di qualità più alta o più bassa, ma il ruolo che svolgono è ugualmente fondamentale, così come l'impegno e l'aggregazione: “nell'era in cui i mezzi di comunicazione sempre più sofisticati tendono a privilegiare i contatti tra persone con modalità virtuali” – osserva Romano Citti, Presidente Provinciale dell'ANBIMA – “è importante riscoprire il piacere di incontrarsi per condividere emozioni e suggestioni che nessuna tecnologia potrà mai riprodurre” (2) .

L'orgoglio dell'appartenenza

Il provenire da una stessa comunità, l'incontrarsi con i coetanei o con gli amici più grandi, lo stare insieme di generazioni differenti, il recarsi in un luogo comune, la passione per la musica, il rendersi conto dell'importanza che il gruppo svolge a livello paesano, l'essere utili agli altri, alle istituzioni, al Comune come alla Parrocchia, tutto questo crea nei partecipanti al Gruppo bandistico un orgoglio di appartenenza, sano, positivo, propulsivo, profondamente ricco di senso, quanto mai importante in una (in)civiltà dei consumi che tutto mercifica e che riduce la comunicazione a un superficiale contatto.

Oggi si parla tanto di comunicazione, ma è una falsa comunicazione, virtuale, fondata su rapporti impalpabili. Siamo dentro l'occhio del ciclone, ci passano accanto mille suoni e mille immagini, mille gesti e mille parole, ma nulla ci tocca davvero, tutto si svolge in superficie. Pochi i luoghi dove fare esperienze umane profonde, pochissime le modalità di incontro fra gli uomini intesi come entità spirituali, uno di questi luoghi è la Sede delle Bande, una di queste rare modalità sono i contatti veri e le relazioni che si instaurano fra gli appartenenti di una comunità come quella dei musicanti.

Ricordiamoci che per tanto tempo, almeno fino al secondo dopoguerra, “la Banda è stata l'unico mezzo di diffusione della cultura musicale, coinvolgendo anche le realtà sociali più decentrate” – come giustamente sostiene Giampaolo Lazzeri (3) – “ogni Banda ha una sua tradizione, una sua storia e quindi una sua peculiare identità, per questo la persona che ne fa parte è orgogliosa di appartenervi.” Storie ed identità che si snodano, appassionatamente, nelle successive schede sulle numerose Bande della Provincia di Lucca e che forniscono di senso (musicale) profondo le tradizioni di ogni singolo paese o frazione perfino.

La Banda è stata davvero, almeno fino al secondo dopoguerra, l'unico mezzo di diffusione della cultura musicale, nei paesi, anche grandi, tanto da essere spesso chiamata "la Musica" o, altre volte, "il Concerto".

I Raduni bandistici sono sempre stati un modo fondamentale per fare il punto della situazione e per fornire nuovi impulsi, da quello di Lucca del 2002 è partita una spinta straordinaria, grazie all'ANBIMA provinciale e regionale, segnale colto dal Presidente della Provincia di Lucca, Andrea Tagliasacchi, che scrisse di essere certo che quel Raduno “sarà di aiuto e di sostegno alla riflessione amministrativa per individuare i meccanismi amministrativi tesi a facilitare le attività associative” (4) , cosa poi avvenuta col secondo Raduno di Capannori del 2004, coi Raduni straordinari di Pietrasanta, nel maggio, e di Lucca, nel settembre del 2005 e con questo eccezionale doppio volume (5) .

E' quella della Banda un'esperienza musicale, ma non prettamente, anzi, per certi periodi storici o per alcuni avvenimenti sociali, la Banda assume un rilievo fortemente legato alla collettività, svolgendo un ruolo di forte aggregazione e di partecipazione agli avvenimenti della vita civile e religiosa della propria collettività. Non è un caso che la Banda evochi subito la piazza, la festa, la processione laica o religiosa. Come scrisse il Presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca, Ingegner Giancarlo Giurlani, sempre nel libro edito per il Raduno bandistico provinciale del 2002, “partecipare a una formazione bandistica non significa soltanto apprendere i rudimenti e la tecnica di uno strumento o affinare la personale sensibilità artistica, cosa di per sé già importantissima; significa anche stare insieme, condividere in modo sano e proficuo parte del proprio tempo libero, partecipare alla vita di un microcosmo sociale – quasi sempre, a sua volta, proiezione di una piccola comunità paesana – fondato sull'amore per una delle espressioni più elevate dello spirito umano: la musica”.

Sguardo storico: come nasce la Banda

La Storia della Banda corre parallela a quella della Storia della musica, una Storia quindi non altra (6), non minore, ma maiuscola come la grande musica classica. Già a partire dal 1700, molti paesi italiani avevano una loro Banda e nel secolo successivo la presenza della Banda diventa generalizzata. Nel 1800 infatti la Banda civile prende via via il posto di quella militare, legandosi agli aspetti risorgimentali e alle esigenze sociali e rituali del popolo. Non è un caso che sia proprio il periodo di metà Ottocento quello che vede il formarsi di un gran numero di Corpi musicali. I musicanti erano vera gente del popolo, contadini, operai e commercianti del luogo, tutti coltivavano la passione per la musica e credevano nell'alto valore educativo e culturale dell'aggregazione.

La Banda ha di fatto un'origine legata agli antichi eserciti, fin dalle prime civiltà, come quelle formatasi nei millenni pre-cristiani (sia nel bacino del Mediterraneo, come nelle civiltà assira, sumerica, babilonese, egiziana, sia in Oriente, come nelle civiltà cinese e indiana). Per rimanere all'Italia, le prime testimonianza risalgono al VI secolo a. C. e riguardano l'esercito romano, il quale utilizzava una Banda per far marciare, compattare e tenere su di morale i soldati, questa era composta prevalentemente dalla tuba (7), dal lituus (8), dalla buccina (9), dal cornu (10) e da strumenti ritmici quali cimbali, tamburelli e sistri. Oltre alle Bande militari vi erano anche Bande di musicanti che si esibivano durante le feste e le celebrazioni, agli strumenti tipici delle Bande militari si aggiungevano i flauti diritti e la zampogna.

Come si vede la Banda ha sempre svolto un ruolo funzionale. Fino al secolo XIX non si faceva distinzione fra Banda e Fanfara, successivamente, soprattutto in Italia, il secondo termine viene a identificare un organico strumentale di soli ottoni e riferito all'ambito prettamente militare.

E' anche da sottolineare che nelle arcaiche civiltà la Banda spesso accompagnava le danze, non solo a carattere ludico e profano, ma anche religioso (sarà col Medioevo che la danza quasi scomparirà, perché la nascente Chiesa cristiana la vedeva troppo legata al paganesimo e a momenti sensuali e volgari). A proposito di Medioevo, è con le Crociate che i cavalieri cristiani vengono in contatto con gli strumenti delle Bande islamiche, che accompagnavano il Corpo militare dei Giannizzeri, le quali erano formate principalmente da trombe (dette anfar), corni (buquat), cennamelle (zamar) (11), cimbali (kasat), tamburi (tubul) e timpani (naqquarat), soprattutto questi due ultimi grandi strumenti a percussione in pelle colpirono per il suo suono potente e vennero quindi riutilizzati nelle Bande europee. Non dimentichiamo che il nome di Banda deriva dal latino medioevale di bandum, che significa stendardo, insegna, e che indicava la bandiera sotto la quale si riunivano i vari Corpi militari. Successivamente la bandiera indicherà anche la città di appartenenza della Banda (è per questa ragione storica che, ancora oggi, ogni Banda ha un suo stendardo).

“Hanno speranza di salvezza i menestrelli? Nessuna”, questa frase del monaco Onorio di Autun, vissuto nella prima metà del XII secolo, è esplicita del rifiuto dei musicisti popolari da parte della Chiesa, anche se abbiamo notizie di numerosi menestrelli in varie chiese e perfino alla Corte papale. La Chiesa tenta di eliminare la musica profana e la danza in pubblico, comunque, insieme alle canzoni d'amore o ironiche verso il potere religioso, i menestrelli hanno anche un repertorio più colto, come le canzoni di saluto rivolte a illustri personaggi o a carattere socio-politico, quindi alcuni di essi vengono ingaggiati dai nascenti Comuni e dopo dalle Signorie (12) .

Svariati documenti, relativi al pagamento di Bande di musicanti, ci fanno capire che in Toscana l'uso delle Bande di musicisti per funzioni civili risale addirittura all'XI secolo. Si ha notizia di una Filarmonica dei Laudesi a Firenze nel 1232. Una Banda di “trombadori”, composta da 6 trombe, da una cennamella e da un tamburo è documentata a Firenze nel 1292. E' probabile che in quegli anni anche a Lucca vi fossero gruppi di tubatores. “Numerose fonti attestano pagamenti occasionali, per prestazioni civili e militari, fatti a Bande formate da trombe, pifferi, tamburi, cimbali e timpani. I Waits (XII sec.), ad esempio, erano delle guardie comunali stipendiate che in Inghilterra suonavano il Wayte pipe, ossia un antenato dell'oboe, per dare segnali di ogni tipo. In Germania nel sec. XIII un certo numero di Ratsmusikanten (musicanti generali), avevano il compito di suonare durante le ricorrenze civili, religiose e militari /…/ trombettieri addetti alle torri sono segnalati anche nelle Fiandre” (13). Gli uomini delle torri erano guardiani che, con strumenti dal suono potente, dovevano avvertire se si verificavano dei pericoli. Scesi dalle torri partecipavano a cerimonie civili e si organizzavano in Corporazioni (dal 1334 a Londra e dal 1350 a Basilea). In Italia questi gruppi di strumentisti si chiamavano “pifferai”. Nel 1415, uno degli Statuti fiorentini stabiliva che i pifferai dovevano essere pagati e dovevano godere del rispetto istituzionale e della gente. A Siena, è documentato che, nel 1487, venivano stipendiati 10 suonatori di tromba, 4 di piffero, uno di trombone (strumento nuovo per l'epoca) e uno di timpani.

Il periodo del Carnevale era assai propizio per le Bande, le quali avevamo molte occasioni per esibirsi. I musicisti di questi Gruppi erano spesso occupati in altri mestieri, per esempio il grande scultore Benvenuto Cellini era pure un suonatore di flauto diritto e di cornetto, e lui stesso racconta che suo padre era un bravo costruttore di liuti, mentre il fratello si era aggregato al Gruppo municipale dei pifferai, i quali, a Firenze, suonavano durante la processione del Santo Patrono, San Giovanni, sul balcone del Municipio e nelle varie ricorrenze, “con tale frastuono di trombe e pifferi che tutta la città risuonava” ci testimonia Cellini. I musicisti suonavano anche nei cortei, nei tornei, nei battesimi o funerali, nelle Messe e nelle Sacre rappresentazioni, negli Intermedi teatrali, per rendere onore a personaggi illustri e per conferire decoro a eventi pubblici.

Documenti musicali, fonti letterarie e iconografiche ci dicono che le Bande del 1500 e dei secoli seguenti avevano organici diversi. Un avvenimento importante, dopo l'entrata in uso del tamburo e del timpano e dopo la messa a punto del trombone, fu la sostituzione degli strumenti sul tipo del piffero e della bombarda con l'oboe barocco, strumento messo a punto sulla metà del XVII secolo in Francia, dalla sonorità meno aggressiva rispetto alla bombarda e dalla varietà timbrica e fraseologica maggiore. Anche i corni acquistarono la classica forma circolare attuale, a volte con l'aggiunta di tubetti supplementari detti ritorti (ovviamente ancora senza i pistoni, applicati solo nel 1800). Fondamentale fu l'ingresso del clarinetto, che nella Banda militare entra nel 1756, nel Corpo musicale di Federico II di Prussia, che accompagnava i soldati nella Guerra dei 7 anni (1756–1763) contro Francia, Russia e Austria: “tale ingresso fu, per così dire, ufficializzato dallo stesso Federico il Grande, autore di tre Marce e fra l'altro ottimo musicista; nel 1763, dispose che le Bande dell'esercito prussiano dovessero essere formate da due oboi, due clarinetti, due corni e due fagotti /…/ le scarse testimonianze e l'assenza dei clarinetti nelle partiture per Banda, nella prima metà del sec. XVIII, sono dovute anche al fatto che i clarinetti venivano suonati dagli stessi strumentisti che suonavano l'oboe” (14). In Germania la Banda, che si chiamava Harmoniemusik, era formata da oboi, clarinetti, corni e fagotti (15). Anche il flauto, l'ottavino e il serpentone (16) entrarono a far parte dell'organico strumentale delle Bande. Intorno alla fine del 1700 l'organico, in generale, potrebbe essere sintetizzato in: oboi, fagotti, corni, clarinetti e clarinetti piccoli, trombe e tromboni, flauti, ottavini, serpentoni, tamburi, grancassa, piatti e triangolo.

La Banda e la musica classica

Sulla metà del 1500, la musica strumentale cominciò ad occupare un posto autonomo, sganciandosi dalla subordinazione a quella vocale e diventò sempre più indipendente. La sensibilità dell'epoca, che si rifà alla cultura umanistica delle Corti, distinse gli strumenti in “alti” e “bassi”, non secondo l'altezza, ma in base alla forza e alla qualità del suono, per cui gli strumenti “alti” erano quelli destinati alle esecuzioni all'aperto (come il gruppo dei “pifferai”), mentre gli strumenti “bassi” erano quelli adatti ad esecuzioni al chiuso (prevalentemente strumenti ad arco e a pizzico). Il trio cennamella-bombarda-trombone era tipico per l'accompagnamento della musica a danza. Intanto molti dei grandi compositori di musica classica iniziarono a scrivere forme con la presenza sostanziale degli strumenti a fiato, come Andrea e Giovanni Gabrieli (che usarono gli ottoni nella musica antifonale nella Basilica di San Marco a Venezia) e anche forme, come le marce, per formazioni di soli fiati (fra i tanti possiamo citare il grande compositore inglese William Byrd e il compositore al servizio del Re Sole, Jean-Baptiste Lully). La Musica per i fuochi di artificio di Georg Friedrich Haendel comprende 9 trombe, 9 corni, 24 oboi, 12 fagotti e 3 timpani. Anche Haydn, Mozart e Beethoven scrissero per un' harmoniemusik formata da un ottetto di fiati: 2 oboi, 2 clarinetti, 2 corni, 2 fagotti (Beethoven compose anche brani per Banda militare e per Banda da parata). Nel periodo della Rivoluzione francese si incrementò la scrittura di inni, canzoni, ouvertures, marce e inni patriottici (fra cui la celebre Marseillaise, inclusa nel pezzo di Gossec L'Offrande a la Liberté).

Se in Germania e in Inghilterra si costituirono delle Bande che raggiunsero presto una discreta diffusione, in Francia si costituì l'importante Banda della Guardia nazionale. Sempre più musicisti si interessarono agli strumenti a fiato, tanto da poter considerare il periodo fra la fine dell'Ottocento e l'inizio dell'Ottocento come uno dei più importanti per la messa a punto della Banda moderna.

Durante il primo Ottocento i clarinetti in Sib sostituirono quelli in Do e il clarinetto piccolo in Mib quello in Fa. Intorno al 1820 il cornista Stölzel e il costruttore Blühmel misero a punto un efficace sistema a pistoni che permise agli ottoni di eseguire facilmente la scala cromatica. Inoltre il belga Sax ideò il saxofono, che tanta importanza avrà nelle future Bande, soprattutto in quelle statunitensi. I grandi compositori dell'Ottocento che scrissero per complessi di fiati sono tantissimi, fra i maggiori possiamo citare Franz Schubert, Mendelssohn Bartholdy, Hector Berlioz, Carl Maria von Weber, Jacob Meyerbeer, Johann Strass, Edvard Grieg, Rimskij-Korsakov, e successivamente Gustav Mahler, Igor Stravinskij, William Walton, Richard Strauss, Kurt Weill, Paul Hindemith, Ernest Krenek, Darius Milhaud e altri.

In Italia vanno almeno ricordati: Simone Mayr, col quale la Bande entra sul palco dell'Opera Zamori, ossia l'eroe delle Indie del 1804; Gioacchino Rossini, che compose alcune Marce (per la traslazione della sua salma da Parigi a Firenze, Giuseppe Filippa scrisse una commossa Marcia funebre); Gaetano Donizetti compose la Gran Marcia Militare Imperiale e un'altra Gran Marcia la scrisse pure Saverio Mercadante; Amilcare Ponchielli, che fu Direttore di Banda, scrisse oltre 150 pezzi per questo organico e anche Pietro Mascagni fu Direttore di Banda. Nel 1931 Alfredo Casella scrisse Introduzione, Corale e Marcia. Ottorino Respighi decise di dedicarsi alla Banda nel 1932 quando si trovava negli Stati Uniti.

Molto importante, per capire il perfezionamento dell'organico strumentale e per arrivare alla Banda attuale, è soffermarsi sul movimento bandistico americano che, per certi aspetti, come quello dello scrivere musica originale per l'organico tipico della Banda, anticipa quelli europei. Se è vero che lo sviluppo delle Bande degli Stati Uniti precede quello che avverrà in Europa, è altrettanto vero che a questo sviluppo dettero un sostanziale contributo alcuni musicisti italiani. Lo stesso presidente Jefferson volle invitare la Banda di Catania, diretta da Gaetano Caruso, che divenne la seconda Banda della Marina. Nel 1836, un'altra Banda siciliana, denominata "Comet", fu la prima Banda italiana a svolgere una tournée negli Stati Uniti, fu grazie a questa Banda che i musicisti americani iniziarono a utilizzare i clarinetti. Proprio un clarinettista italiano, Francesco Scala, nel 1859, divenne il Direttore della Banda dei Marines (imponendo il clarinetto come strumento principale). Fra i musicisti americani vanno citati Sarsfield Gilmore e Philip Sousa, quindi, nel Novecento Charles Ives, George Gershwin, Aaron Copland, Edgard Varèse. “Già dagli anni Trenta e Quaranta, il movimento bandistico americano aveva compreso la necessità di commissionare musica nuova per Banda a eminenti compositori. Il pioniere di questa meritoria attività fu Edwin Franko Goldman, che contribuì alla creazione di importantissimi brani sia come Direttore della Goldman Band , assistita dalla Fondazione Guggenheim, sia come Presidente della American Bandmaster Association” (17) . Negli anni Trenta, prima nel Regno Unito poi nel resto d'Europa, si formarono le Brass Bands.

In Europa, i Paesi che videro un'ampia diffusione della musica bandistica furono l'Olanda, il Belgio e la Svizzera (con una quantità di Bande elevatissima per numero di abitanti). In Francia esiste un'organizzazione che promuove e coordina la musica bandistica, la Confédération Musicale de France. Anche in Spagna, soprattutto nella provincia di Valencia, la Banda è molto seguita, ma pure i Paesi scandinavi e baltici hanno movimenti bandistici di notevole spessore, soprattutto la Norvegia.

E l'Italia? Come nota Della Fonte, pochi sono i compositori che hanno scritto musica originale per Banda ed è su questo aspetto che bisogna lavorare. “Il nostro Paese ha composizioni per fiati piuttosto valide anche nel dopoguerra, ma che appartengono più che altro a quella tradizione bandistica legata a espressioni popolari, come le grandi marce sinfoniche /…/ quel che ha frenato la diffusione di brani anche validi è stata la strumentazione utilizzata, nella maggior parte dei casi rifacentesi alle vesselliane divisioni tra piccola, media e grande Banda, che non trovava alcuna corrispondenza in campo internazionale. Il forzato e ostinato utilizzo della famiglia dei flicorni, peraltro piuttosto pesante all'interno della tavolozza timbrica orchestrale, le talora incomprensibili mancanze di strumenti quali oboi e fagotti, la presenza per contro di strumenti desueti come trombe basse, sarrussofono etc., un limitatissimo e poco creativo uso delle percussioni non hanno mai reso attraente musica che è restata confinata da una parte ad esecuzioni nostrane nelle feste popolari, dall'altra alle elitarie performances della grandi Bande militari” (18) . Comunque musicisti del calibro di Luciano Berio e Giorgio Gaslini si sono rivolti all'organico bandistico, seppur in maniera particolare. Anche nella generazione successiva, ci sono diversi compositori classici che scrivono per Banda, fra i quali Teresa Procaccini, Giancarlo Facchinetti, Ludovico Einaudi, Luca Francesconi e il più giovane Claudio Boncompagni, quest'ultimo ha composto brani che sono entrati nel repertorio bandistico internazionale, quali Proportio del 1986 e Moltitudini (1996).

A cielo aperto

La Banda evoca la libertà. Cammina, marcia o corre in piazze e strade, sotto il cielo. Viene in mente l'aforisma del grande filosofo Kant che diceva “la legge morale dentro di me, il cielo stellato sopra di me”. Anche per questa sua capacità evocativa e per un senso morale che la Banda richiama, oltre che per essere un organismo collegato al popolo, essa ebbe un forte incremento nel periodo risorgimentale, quando si fece portatrice dei valori della libertà e dell'unità della patria. Statisticamente è il periodo che va dalla metà dell'Ottocento ai primissimi anni del Novecento quello che vede il costituirsi della maggioranza delle Bande storiche. I periodi negativi sono invece quelli corrispondenti alle due guerre mondiali, dal 1915 al 1920 e dal 1940 al 1970 (il periodo del secondo dopoguerra non fu felice, sia a causa del contraccolpo che molte Bande subirono perdendo tanti giovani in guerra, sia per la cultura individualista e mercantile che si instaurò negli anni Cinquanta, anche se proprio nel 1955 si costituì la benemerita ANBIMA).

Dalla fine degli anni Settanta a oggi la Banda ha vissuto un risveglio, soprattutto grazie all'inserimento di nuovi giovani preparati e di nuove idee, volte a valorizzare meglio l'organizzazione generale e i risultati musicali. E' un fatto in controtendenza che, durante gli anni Ottanta, quelli del riflusso e dell'inizio della globalizzazione, la Banda riesca a fare accettare lo spirito di dedizione e di volontariato culturale, aggregando sempre più giovani.

Dal punto di vista musicale molte cose sono cambiate e quasi tutte in meglio, perché la Banda ha acquisito, strada facendo è il caso di dirlo, maggiore consapevolezza nei confronti della qualità della musica. Non è più solo una Banda-segnale, che con poche note dice a chi l'ascolta qual'è il significato della sua presenza: Inno alla libertà o al Santo patrono o saluto agli sposi o al defunto o saluto a personalità illustre del Clero o del Comune; è questa la Banda che dà a chi l'ascolta un segnale di qualcosa, proprio come una bandiera. Da questo punto di vista poco importa se musicalmente il messaggio è ben fatto, ciò ch'è importante è la sua immediatezza. La Banda rappresenta uno spaccato di vita, un microcosmo in cui si rispecchia la collettività, ma dev'essere anche un organismo musicale che la musica vuole e deve realizzare con competenza e passione.

La funzione del segnale la Banda la conserva, ma accanto vi è sempre più la funzione culturale e strettamente musicale. A parte piccole realtà, oggi la Banda suona musica di qualità, spesso legata a un progetto culturale.

Il repertorio tipico è ancora oggi quello delle trascrizioni, in specie delle celebri Arie d'Opera, delle Sinfonie d'apertura e, a volte, di Duetti e interi atti delle opere dei grandi operisti italiani, da Rossini a Bellini e Donizetti, da Verdi a Puccini e i "veristi". Trascrizioni anche di Sinfonie e Concerti. Trascrizioni inoltre di musica popolare e di canzoni. Infine un'infinità di pezzi caratteristici, come Marce, Inni, Fantasie, musica religiosa per le processioni e molto altro. Ma accanto a questo repertorio tipico - realizzato con sempre maggiore precisione - vi sono i brani originali, e sono proprio i pezzi originali che valorizzano al massimo le potenzialità dell'organico e sono quelli che andranno incrementati.

Le Sedi delle Bande erano (e ancora in gran parte sono) spesso di fortuna, in qualche salone comunale o della parrocchia. Gli scopi erano prevalentemente di educare con la musica, una disciplina che sviluppa facoltà particolari di comunicazione. Il processo pedagogico era alquanto improvvisato, ma la musica costituiva un ottimo elemento cementificatore delle aspirazioni dei giovani e dei modi d'incontro degli anziani, facilitando un'aggregazione positiva e psicologicamente utile a fortificare il carattere. Educare con la musica voleva e vuole anche dire una concreta partecipazione alle tradizioni, ma non voleva e non vuol dire tralasciare l'educazione alla musica, infatti si sono formate molte Scuole legate alle Bande, dove si impartivano e si impartiscono i rudimenti del solfeggio e l'approccio allo strumento. Nei casi fortunati, dove si poteva e si può contare su un buon Direttore e/o su qualche valente strumentista, l'educazione alla musica raggiungeva e raggiunge livelli discreti e perfino ottimi. Buoni musicisti dilettanti, organisti di chiesa o strumentisti provenienti da qualche altro paese limitrofo erano i musicisti-guida. Oggi i musicisti che costituiscono l'ossatura della formazione bandistica provengono dal Conservatorio.

Non va dimenticato il ruolo nascosto ma decisivo delle donne, esse erano e sono le mogli, le madri, le sorelle o le amiche dei musicisti e preparavano e preparano tutto il necessario; tengono a posto la Sala prove, preparano pranzi e cene, mettono a posto le divise, seguono con passione i servizi della Banda. Dagli anni Settanta in avanti si è avuta una presenza sempre più nutrita anche delle donne musiciste e le Bande sono oggi miste.

L'organico completo della Banda della prima metà dell'Ottocento si può così riassumere: ottavino (generalmente in Fa, utilizzato soprattutto in Francia), flauto in Do, oboe (con due o tre chiavi), clarinetto piccolo (in Fa), clarinetto in Do, corno di bassetto in Fa, tromba (spesso annodata e non a spirale), trombino (piccola tromba a spirale), corno, tromboni (nelle taglie contralto, tenore e basso), serpentone (con due o tre chiavi), fagotto (con sei o sette chiavi), controfagotto (usato soprattutto nei Paesi tedeschi), corno basso inglese (soprattutto nel Regno Unito), cassa rullante, grancassa, piatti, triangoli. “In Italia, per via della situazione geopolitica, fino alla sua Unità, fu il terreno dove convivevano gli influssi di tre modi di organizzare lo strumentario bandistico: francese, nel regno di Sardegna e parte del centro Italia; austro-germanico, nel Lombardo Veneto; e borbonico, tipico del Regno delle Due Sicilie. Quest'ultimo modello è quello che potremmo definire tipicamente italiano” (19).

Lo schema della Banda italiana del Novecento è: un ottavino e un flauto in Do; due clarinetti piccoli in Mib, 8 clarinetti in Sib e due clarinetti contralto in Mib; un sax soprano, uno tenore, uno baritono (a volte uno contrabbasso); due corni in Mib, due cornette in Sib; due trombe in Mib, due trombe basse in Sib; due tromboni tenori, un trombone basso in Fa; un flicorno sopranino in Mib, tre flicorni contralto in Mib, due flicorni tenore in Sib, un flicorno basso in Sib, un flicorno basso in Fa (o in Mib), un flicorno contrabbasso in Sib, due tamburi, una grancassa e piatti. Ovviamente questo schema subisce varie modifiche a seconda delle tradizioni locali e delle differenti esigenze e disponibilità.

Nella Provincia di Lucca: le Bande fondate nell'Ottocento e nel primo Novecento

Le Bande nella Provincia di Lucca, come nel resto d'Italia, trovano ospitalità spesso in qualche sala della Chiesa parrocchiale, nelle stanze della Misericordia o in quelle del Mutuo Soccorso o in quelle della Casa del Popolo, qualche volta nei vecchi teatri, ma anche in case private, nei salotti o nelle cantine degli appassionati. Non è raro che sia proprio il prete del paese ad essere il primo Presidente e a incoraggiare i giovani e meno giovani a riunirsi nel nome della musica. Altre volte sono i notabili del posto a istituire il Corpo bandistico.

Le risorse materiali sono sempre poverissime (tanto da non permettere di comprare gli strumenti e le divise); a volte è un mecenate del paese, appassionato di musica, a fornire un sostegno; altre volte si ricorre a una sottoscrizione fra i paesani (costituendo perfino dei Comitati di sostegno); altre volte ancora si dividono i proventi con altri gruppi che hanno la possibilità di riscuotere qualche soldo (come il caso della Filarmonica "Catalani" che ricava dei proventi dai cantori del Cantar Maggio). A volte sono gli emigrati che dall'estero mandano dei soldi per tenere in vita una realtà a cui sono particolarmente affezionati (fenomeno legato all'emigrazione, soprattutto in Garfagnana). E la Banda ripaga tutti tenendo vive le tradizioni e mostrandosi sempre in prima fila per i servizi e nei casi di bisogno (moltissimi sono i concerti bandistici organizzati per beneficenza).

Le prime formazioni sono strettamente paesane e le esibizioni sono rivolte al mondo contadino dell'epoca che la Banda informa musicalmente ed educa socialmente. La Banda promuove dunque l'educazione, non solo musicale, dei giovani; mette in contatto realtà diverse grazie alle manifestazioni a cui partecipa; concorre a valorizzare gli eventi della comunità e il territorio.

Le fusioni, così come le scissioni, sono relativamente frequenti. Il Corpo strumentale si divide per motivi politici o personali (di gelosie, invidie, inimicizie), ma è molto raro che un paese possa riuscire a tenere in piedi più di una Banda, così si finisce per riappacificarsi e riunirsi (come nel caso della Banda di Castelnuovo Garfagnana). In alcuni periodi, come per esempio gli anni che vanno dalla seconda guerra mondiale agli anni Settanta, si assiste a un allontanamento della gente da diverse Bande, causandone la chiusura o una ridotta attività. Una Banda ridotta a pochi elementi si aggrega allora con altre Bande, nel tentativo di formare un Corpo strumentale nutrito.

Le notizie relative alle singole Bande possono essere reperite direttamente, dai loro Archivi, o indirettamente dai giornali locali (tipo “La Garfagnana” o “Il Serchio” ecc.) o regionali (“Il Tirreno, “La Nazione” e altri), ma non va sottovalutata l'importanza della tradizione orale, ossia il reperire notizie direttamente dai racconti di chi ha vissuto la Banda in prima persona.

Il termine “filarmonica” significa “amanti della musica” e questa terminologia verrà utilizzata da molti raggruppamenti di musicisti.

Risale al marzo del 1801 la data di fondazione della Banda musicale di Castelnuovo Garfagnana , prima formazione bandistica costituitasi in Garfagnana. Si istituì come "Musica Militare", sulla scia del Piano di Organizzazione della Guardia Nazionale, emanato dalla Repubblica Cisalpina; anni dopo si trasformò in Banda civica. Nel 1841 si formò l'Accademia Filarmonica. Curioso, ma non tanto raro, è il fatto che si dovette assistere a due scissioni, e a successive riunificazioni. Purtroppo nel 1935 venne soppressa la Scuola e questo fu il segnale di una decadenza; nel 1973 la Banda si sciolse e ritornò a essere realtà nel 1987. Oggi è una delle Bande più importanti della zona.

La Società Filarmonica "Catalani" di Coreglia si costituì nel 1835. Anch'essa ebbe varie vicissitudini, fino al 1967, quando ritornò a nuova vita. Come tutte le altre Bande, anche per la “Catalani” numerosissimi sono i concerti, anche importanti (sull'attività delle singole Bande si vedano le pagine che seguono).

Nel 1784, Leopoldo I donò alla comunità di Seravezza il Palazzo Mediceo con annessa scuderia, nella quale verrà, quasi due secoli dopo, costituita l'Accademia dei Costanti. E' probabile che già alla fine del 1700 vi fosse un gruppo di strumentisti che partecipavano alle solennità religiose. Documenti parlano con certezza di una Società Filarmonica dal 1844. La Premiata Filarmonica dei Costanti è la più antica Società bandistica della Versilia.

Nell'ultima decade del 1700 e nella prima dell'Ottocento, il violinista Raffaele Cappelli, già membro dell'orchestra di Palazzo di Elisa Bonaparte e dell'orchestra di Palazzo di Maria Luisa di Borbone, formò a Camaiore una piccola orchestra che successivamente si trasformò in un orchestra da camera, con qualche elemento in più, la quale rimase attiva fino agli anni Trenta dell'Ottocento. Nel maggio del 1845 gli ultimi appartenenti a questa orchestra fondarono una Società Filarmonica.

La fondazione, nel 1850, del Corpo musicale di Viareggio si deve all'illustre compositore Giovanni Pacini, lo stesso che, anni prima, aveva fondato il Liceo Musicale, poi trasferito da Viareggio a Lucca, dando vita a ciò ch'è oggi l'Istituto di Alta Cultura “Luigi Boccherini”. Pacini fu, dal 1949 al 1853, Gonfaloniere della città di Viareggio. Anche un altro grande Maestro, Giacomo Puccini, appartiene alla vita della Banda, infatti nel 1922 Puccini partecipò alle prove che la Bande realizzò quando venne eseguita una Fantasia sul celebre Trittico del Maestro. In tempi più recenti fece parte della Banda pure il Maestro Borlenghi, sotto la sua direzione la Banda ottenne lusinghieri successi. Ovviamente la Banda di Viareggio è legata a filo doppio al famoso Carnevale, periodo, in generale, favorevole alle sfilate e ai concerti bandistici.

Nell'Alta Versilia e nella zona del marmo la Filarmonica di Pietrasanta , venne fondata intorno al 1837. Questa Banda raggiunse i 150 soci e fu premiata a Concorsi a Viareggio e a Carrara. Si hanno notizie anche, a Ripa di Versilia, della Filarmonica che si costituì nel 1860, sorta grazie all'opera dell'ingegner Luigi Arata, luogotenente della Guardia Nazionale. Fu diretta dal M° Leopoldo Casini. Ad Azzano fu istituita la Banda nel 1870, il primo Presidente di cui si ha notizia fu Ettore Lariucci e i suoi Direttori Basilio Stagi, Giuseppe Viti, Angelo e Giuseppe Mazzucchelli. Nel 1986 si è ricostituita. Una sua storia ebbe la Società Filarmonica “Il Matanna”, sorta a Pomezzana nel 1891, sotto la direzione dell'arciprete Michele Milani. Si ha notizia anche di una Banda a Valdicastello , in occasione della visita effettuata nel paese natio di Giosuè Carducci, quando il 1 marzo del 1890, alcuni musicanti locali improvvisarono in suo onore alcune Marce di accoglienza. Si ha notizia inoltre di una Banda a Querceta , denominata “La Concordia”, fondata nel 1883 che, nel 1905, raggiunse i 100 soci, il cui primo Presidente fu Domenico Angelici. Inoltre un'altra Banda fu costituita a Basati , era tutta composta di cavatori delle vicine Cervaiole. Infine, anche a Retignano, Terrinca e Vallecchia vi erano Gruppi amatoriali, probabilmente dal valore pressoché nullo dal punto di vista musicale, ma assai importanti da quello dell'aggregazione sociale.

Fra Otto e Novecento, molti erano i Complessi amatoriali ora morti, ne esistevano con certezza a Benabbio, Botticino, Boveglio Colognora-Pracardo, Gallicano, Gorfigliano, Minuciano, Montefegatesi, Palagnana, Pariana, Ponte a Moriano, Ponte al Serraglio, Ponte Buggianese, Roggio, Vagli Sotto (e forse anche in altri piccoli paesi ancora): questi Gruppi amatoriali sono una testimonianza dell'importanza di creare un centro di aggregazione attorno alla musica. Chi riuscì a superare l'impatto tremendo della prima guerra mondiale continuerà l'attività anche negli anni Venti e Trenta, per poi disperdersi definitivamente con la seconda guerra mondiale e con l'inizio di un modo di vita totalmente diverso, legato ai mass-media e al consumismo, dagli anni Cinquanta in avanti.

La Filarmonica Santa Cecilia di Farnocchia venne fondata nel 1850, grazie alla volontà di Giuseppe Razzuoli, organista nella chiesa dei Frati a Pietrasanta, e Roberto Cipriani. Gli strumenti andarono perduti, durante la seconda guerra mondiale, sotto un bombardamento.

Durante il Risorgimento venne fondata, nel 1858, a Castiglione Garfagnana , la Fanfara Popolare, che poi venne battezzata Banda Municipale e, nel 1904, prese il nome attuale di Filarmonica "Alpina". Composta da un'ottantina di elementi è una delle Bande più numerose e attive. Molto bella la sua sede, addobbata da strumenti e documenti antichi.

In pieno clima risorgimentale si formò anche la Banda a Pieve Fosciana , al 1859 risale il primo nucleo bandistico. Questo primo Gruppo musicale aveva una struttura analoga alla Fanfara dei Bersaglieri. Nel 1873 il Presidente di allora, Avv. Lorenzo Lorenzetti riorganizzò l'Associazione musicale, denominandola Società Filarmonica di Pieve Fosciana in Garfagnana. Nel 1886 si cucirono le prime nuove divise, nera la giacca e verde chiaro il pantalone. Per la storia recente e per molte altre notizie si veda - come per tutte le altre Bande - le schede che seguono.

La Banda Comunale di Lucca venne istituita nel 1862, poco dopo venne fondata anche la "Matteo Civitali" (1884) e successivamente la "Guido Monaco". A volte si costituivano delle orchestrine all'interno di grandi fabbriche, un esempio ne è la Sezione musica della fabbrica Cantoni, un altro è il Gruppo bandistico del dopolavoro del Cotonificio del Piaggione. Un vero peccato che il capoluogo non abbia più avuto, negli ultimi decenni, il suo Complesso musicale (anche se nel 1989 venne fondato il Corpo Musicale Città di Lucca).

Nel 1870 venne istituita la Banda di Villa Basilica e nel 1872 fu fondata la Banda di Capezzano Monte , grazie al Cav. Palla, scultore, che in quei tempi esercitava anche l'attività musicale di trombonista nella Banda di Pietrasanta. Banda molto attiva e di qualità.

Non sono state conservate scritture originali dei primi tempi di costituzione della Banda musicale a Montecarlo . Una testimonianza della formazione di un gruppo di musicanti sembra essere rappresentata da una fotografia, datata 1872, con la didascalia “Corpo Musicale di Montecarlo”, ma che, stando alle notizie giornalistiche dell'epoca, probabilmente va datata a qualche anno dopo. Nel paese sulla bella collina vi è - com'è noto - anche un piccolo ma prezioso teatro. Oggi la Banda di Montecarlo è una delle più interessanti della Provincia di Lucca.

Nello storico Statuto della Filarmonica di Massarosa si legge: “col giorno 13 luglio 1879 è costituita a Massarosa una Società avente lo scopo di formare nel proprio seno e istruire e mantenere un Corpo musicale. Tutti i soci pagheranno la quota di Lire Una al mese e non più tardi della scadenza dello stesso. /…/ la Società nominerà nel proprio seno un Direttore, un Segretario e un Cassiere – il Direttore durerà in carica per tre anni, il Segretario e il Cassiere un anno, ma tutti potranno essere rinominati /…/ la società delibererà un regolamento per la formazione del Corpo musicale e per la sua disciplina”. Un nuovo regolamento verrà stilato nel 1909. L'attuale Statuto risale al 1981.

La Banda di Valdottavo eseguì il suo primo servizio nel giorno della Befana del 1881 e da allora ha sempre svolto la sua attività, anche durante i periodi bellici. In un primo momento era unita alla Società teatrale del paese, realizzando insieme ad essa anche delle Operette. Allo stesso anno risale anche la costituzione della Banda di Forte dei marmi ; il Complesso bandistico “La Marinara” venne poi ricostituito nel 1982.

Nel 1885 venne fondata la Filarmonica "Puccini" di Segromigno Monte che ebbe un grosso impulso dal parroco del paese Mons. Bandettini. Come altre Bande ebbe un periodo negativo nel dopoguerra, risollevandosi durante gli anni Ottanta. Attualmente è uno dei Complessi musicali più preparati e interessanti.

Al 1893 risale l'istituzione della Banda a Quiesa , mentre al 1894 risale la formazione della Banda di Colle di Compito e a due anni dopo quella di Camporgiano , a dimostrazione della diffusione delle Bande nelle zone della Provincia di Lucca: dal Compitese alla Garfagnana, dalla Valle del Serchio alla Versilia, ogni zona ha le sue realtà musicali. La Banda a Camporgiano fu fondata, intitolandola a Pietro Mascagni, con lo scopo “di formare un Corpo di Banda Musicale in Camporgiano e di tenere desto nel popolo il sentimento della musica per ispirarlo ed educarlo al sentimento del bello”. Gli ideali del bello furono molto importanti nell'istituzione delle Bande, a questi ideali sono da collegare le spinte all'educazione del popolo e all'aggregazione. Nel giugno 1897 furono acquistati gli strumenti musicali, presso la Casa musica Roth di Milano, e il 4 marzo 1898, in occasione della festa dello Statuto Albertino, vi fu il primo, attesissimo, concerto. Il primo gemellaggio risale al 1913, con la Banda di Monopoli in Val d'Arno. La prima guerra mondiale e il terremoto del 1920 causarono molti danni, così come la seconda guerra mondiale. Oggi è una delle realtà più attive.

La formazione della Banda a Poggio , nel 1894, partì dalla Scuola e questo è sicuramente un buon primo passo. La Scuola preparò i musicisti per il primo Raduno, avvenuto nel 1898. Durante la prima guerra mondiale la Banda cessò l'attività, ma la riprese subito dopo, assieme anche a una Filodrammatica e a una Compagnia di cantori del Cantar Maggio. Il volontariato culturale si svolge spesso, nei paesi, su livelli attigui, le varie attività di recitazione e di canto sono dunque parallele a quelle in musica. Dopo la seconda guerra mondiale, che distrusse la sede della Banda, con il suo Archivio e con i suoi strumenti, la Banda tornò a sfilare. Rinacque anche la Scuola e si accolsero diversi strumentisti provenienti dai paesi vicini di Filicaia e Sillicano , per cui si decise che anche i nomi di questi paesi figurassero nel labaro della Banda. A Poggio di Camporgiano ha sede anche la Fanfara "Fulvio Angelini".

La Filarmonica di San Gennaro fu costituita nel 1894 e già tre anni dopo la troviamo esibirsi a Lucca e a Pisa. E' una delle poche Bande a non aver subito interruzioni durante i conflitti mondiali. La sede attuale risale al 1955 e negli ultimi anni si è posta come una delle realtà musicali più interessanti, non solo nella Provincia di Lucca. Banda principalmente da concerto ha nel suo repertorio molta musica originale.

Al 1895 risale la costituzione della Banda di Sillano , per volontà del parroco don Bosi. Era composta principalmente dagli stessi abitanti del piccolo paese che sapevano un po' suonare per aver fatto parte delle Fanfare militari durante il periodo della leva. Attualmente è composta da 35 elementi che possono sembrare pochi ma che per un paese di 1000 abitanti sono tantissimi, e la Scuola è frequentata da una quindicina di allievi.

Il piccolo borgo di Sillico vanta una Banda fin dal 1897, quando alcuni giovani del paese costituirono un gruppo di soli ottoni che divenne, nel 1903, una vera Banda che suonava nelle varie feste. Nel 1908 venne scritto lo Statuto e la Banda venne intitolata a Verdi. L'attività di questo Corpo strumentale non venne interrotta neanche durante le due guerre mondiali.

A fine Ottocento si formò anche la Banda di Altopascio , che - come molte altre realtà musicali e culturali - interruppe la propria attività durante e dopo la prima guerra mondiale, per riprendere ad accompagnare le feste popolari, civili e religiose, dal 1930.

Il Corpo Musicale "Puccini" di Nozzano Castello si costituì nel 1899. Ha sede nel bellissimo Castello che domina il paese. Nel 1974 si unì alla Banda tradizionale il Gruppo folkloristico “La Castellana” che propone coreografie che invogliano a ballare, realizzando un modo di divertirsi sano e costruttivo. La Banda ha partecipato a numerosi avvenimenti, anche di solidarietà e recentemente all'esecuzione di un intervento nella Traviata al Teatro del Giglio e al Teatro la Gran Guardia di Livorno.

Il Corpo musicale di Torre del Lago appare per la prima volta nominato in documenti ufficiali della parrocchia negli anni 1900-1901, ma, per quanto riferito da vecchi suonatori, alcuni nonni e bisnonni degli attuali, la Banda esisteva già prima del Novecento. E' lecito pensare che la sua nascita sia da attribuirsi alla venuta di Puccini che, alla fine dell'Ottocento, scelse proprio Torre del Lago, da lui definito “gaudio supremo, Eden, Empireo”, quale luogo ideale per abitarvi. Il Corpo musicale fu ovviamente intitolato a Puccini e diretto dal M° Lenzi che lo seguì fino al dopoguerra.

Con la fondazione della Banda di Capezzano Pianore , nel 1900, entriamo nel nuovo secolo. Il nome deriva da Don Eugenio Benedetti che fu il primo amministratore della Banda. Nel 1966 il crollo del pavimento della sala prove distrusse i documenti storici. Sulla metà degli anni Settanta venne istituita la Scuola che contribuì alla crescita del gruppo. Furono inserite anche le majorettes e il repertorio si volse verso brani folkloristici. Da segnalare la nutrita sezione ritmica che comprende diversi livelli di tamburi e passi di marcia.

A Vagli Sopra la Banda venne istituita nel 1902 per volere del parroco Don Nicolao Lotti Suffredini (che aveva anche acquistato un organo per la chiesa), con l'aiuto di Antonio Polidori e dal maestro elementare Gaetano Stefano Migliorini, già Maestro della Filarmonica e Filodrammatica “Verdi” di Castelnuovo Garfagnana.

La Filarmonica Puccini di Fabbriche di Vallico fu fondata nel 1902. Nei primi anni fu intitolata a Perosi. Pur essendo il territorio di Fabbriche geograficamente appartenente alla Media Valle del Serchio, la Banda ha collaborato spesso con le altre della Garfagnana, instaurando saldi rapporti, che sono l'essenza di una vera Banda che deve sempre promuovere gli incontri e valorizzare il senso di amicizia.

La Società Filarmonica Santa Cecilia di Levigliani si istituì nel 1905. Il suo Statuto risale al 1972. E' buona usanza di questa Banda scambiarsi alcuni musicisti con le altre Bande vicine, in funzione delle rispettive necessità, è un ottimo esempio di cooperazione. La Banda è costituita da una quarantina di elementi e il repertorio spazia dal classico al leggero, con inserimenti di parti cantate, spesso in collaborazione con la Corale paesana.

Anche la Banda a Corfino fu istituita nel 1905 e fu intitolata a Mascagni. Ebbe momenti di crisi a cavallo delle due guerre mondiali e nel 1965 si sciolse, a causa dell'esodo di molti suoi abitanti verso la città e per l'illusione modernista che in quegli anni tendeva ad abbandonare le vecchie tradizioni. Nel 1979, per iniziativa di Dorino Tamagnini, e soprattutto grazie alla giovane musicista, che poi si diplomerà in clarinetto all'Istituto “Boccherini”, Katia Lucchesi, si formò la Scuola e quindi, dall'anno successivo, la Banda tornò a sfilare, allargandosi anche a Villa Collemandina.

Pure le origini dell'attuale Banda di Marlia risalgono al 1905, quando prese vita la Società Filarmonica di Marlia. La Banda venne intitolata a Catalani e la sua Sede fu presso la Canonica del pievano. Nel 1973 venne istituita la prima Scuola a orientamento musicale. Nel 1976 si formò, in parallelo alla Banda tradizionale, l'attuale Banda spettacolo dedita esclusivamente all'esibizione di musica folkloristica. Nel 1987 il gruppo venne ricevuto in udienza da Papa Giovanni Paolo II e il Complesso è poi ritornato in Vaticano in occasione del Giubileo del 2000.

Al 1905, anno evidentemente fortunato, risale anche la fondazione della Banda di Barga che recentemente si è di nuovo costituita. All'inizio del Novecento si formarono anche i Complessi musicali di Villa Collemandina e di Fosciandora , mentre nel 1911 fu la volta di quello di Vergemoli .



NOTE

1) Cfr. per la personalità e la musica di Giani Luporini, il volume di R. Cresti, Gaetano Giani Luporini, musica fra utopia e tradizione, LIM ANTIQUA, Lucca 2005.
2) R. Citti, “Saluti”, in Scorribanda, Catalogo del Raduno Bandistico Provinciale, tenuto a Lucca il 23 giugno 2002, volume realizzato a cura di in.oltre per conto dell'ANBIMA, Lucca 2002.
3) G. Lazzeri, “La Banda musicale”, in Scorribanda, Catalogo del secondo Raduno Provinciale, tenuto a Capannori il 2 maggio 2004, volume realizzato dall'ANBIMA della Provincia di Lucca, Lucca 2004. Giampaolo Lazzeri, oltre a essere il vice Presidente Nazionale e Presidente Regionale dell'ANBIMA, è stato, da quasi trent'anni, ed è tuttora, un intelligente e partecipe animatore della vita musicale delle Bande a livello nazionale e internazionale. Preparatissimo e sensibilissimo Direttore di Banda è stato uno dei protagonisti dell'innalzamento della qualità musicale che le Bande hanno realizzato negli ultimi anni. La sua presenza nella Provincia di Lucca è stato un fatto sostanziale per dare impulso e talento alle nostre Bande, inoltre anche i citati Raduni bandistici e l'iniziativa di questo straordinario doppio volume vede la sua indispensabile presenza.
4) A. Tagliasacchi, “Saluti”, in Scorribanda, op. cit.
5) A. Tagliasacchi, ”Saluti” nel Catalogo del 2004, dove il Presidente della Provincia di Lucca scrive: “resto fermamente convinto che solo creando le condizioni perché i cittadini imparino a conoscere, frequentare, rispettare e amare il proprio patrimonio artistico e culturale divenga pensabile il far crescere intorno ad esso quella coscienza della sua profonda appartenenza alla comunità e quel senso di identificazione collettiva con la propria terra senza i quali diventa impossibile pensare a una società civile coesa.”
6) Mi permetto di raccontare un avvenimento accaduto di recente. Boncompagni, docente di Strumentazione per Banda al Conservatorio di Rodi Garganico, ha partecipato a una presentazione del mio libro Ipertesto di Storia della musica e, prendendo il volume, me ne ha regalato un altro, La Banda: orchestra del nuovo millennio di Lorenzo Della Fonte, con la dedica “…e questa è un'altra storia!”, una dedica che mi ha colpito per la sua triste verità, infatti la storia della Banda è purtroppo tenuta separata da quella della musica classica, come se fosse un parente povero da nascondere, quando è, al contrario, un aspetto fondamentale per la messa a punto degli strumenti e dell'organico delle orchestre, e quando è – soprattutto – un elemento fondamentale per comprendere la vita vera della gente in relazione al fatto musicale, con aspetti educativi e di diffusione della musica insostituibili.
7) La tuba veniva utilizzata per dare segnali di battaglia, però anche durante alcune solennità religiose, come i funerali. E' uno strumento diritto, terminante a forma d'imbuto, dal suono grave ma squillante. Poteva essere di vari materiali, d'ottone, di bronzo, d'avorio o d'osso. Tutt'altra cosa è l'attuale tuba, costruita dal 1835 in avanti, su progetto di Wieprecht.
8) Il lituus si differenzia dalla tuba per avere un padiglione ricurvo e per avere una canna spesso più lunga, inoltre è sempre di bronzo e il suo utilizzo era limitato alla musica militare.
9) La bucina o buccina è simile al lituus, in quanto ha una canna lunga terminante con un padiglione ricurvo, però è spesso più sottile e usa il ferro come materiale di costruzione; anch'essa viene usata in ambito militare, prevalentemente per segnalazioni.
10) Il cornu ha forma circolare, simile a un G, con una traversa in legno per poterlo appoggiare sulla spalla; è munito di bocchino e si usava sia in ambito militare sia nelle battute di caccia per dare dei segnali ai partecipanti.
11) La cennamella o ciaramella o cialamello è uno strumento ad ancia doppia e a canneggio conico, in Italia questo strumento viene chiamato piffero ed è usato molto, oltre che nella musica bandistica, in quella popolare; costituisce il prototipo della bombarda rinascimentale.
12) Cfr. R. Cresti, La Vita della Musica, Edizioni Feeria, Panzano in Chianti 2007.
13) Cfr. A. De Paola, La Banda, evoluzione storica dell'organico, Ricordi, Milano 2002.
14) A. De Paola, op. cit.
15) L'origine del fagotto è legata alla bombarda bassa e alla dulciana (strumento ad ancia doppia, dalla caratteristica forma a U, in uso presso la musica rinascimentale) Il fagotto del 1600-1700 aveva un numero limitato di chiavi e un canneggio più stretto e un'ancia più grande di quello attuale.
16) Il serpentone è uno strumento di legno, della famiglia dei cornetti (della quale costituisce il contrabbasso), dalla tipica forma a S (da qui il nome). Ha un suono ruvido e potente che di solito rinforza quello del fagotto; è intonato in SIb, con un estensione di oltre tre ottave.
17) L. Della Fonte, La Banda: orchestra del nuovo millennio, Animando, Sondrio 2003.
18) L. Della Fonte, op. cit. “Le vesselliane divisioni” a cui accenna Della Fonte, riguardano le tre tipologie di Bande che Vessella, Direttore della Banda municipale di Roma all'inizio del Novecento, propose: la Banda piccola doveva essere composta da 35 esecutori, mentre quella media da 54 e da 80 quella grande.
19) A. De Paola, op. cit.





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