Andrés Segovia, con una testimonianza di Alvaro Company
L'inventore della chitarra del Novecento"Segovia is a peerless and unique artist; his art with its rare qualities of sincerity and humanity, is a example to alla of us" (Vladimir Ashkenazy).
Mille potrebbero essere gli attestati di stima che avremmo potuto riportare, infatti, le parole di ammirazione e le critiche entusiastiche, nei confronti dell'attività artistica di Segovia, sono talmente numerose e provenienti da ogni ambiente culturale, da ogni parte del mondo, che destano meraviglia.
La figura di Andrés Segovia è mitica, un mito assoluto, non paragonabile a quello di altri grandissimi interpreti di altri strumenti, perché la chitarra ha potuto rivivere una stagione mirifica, grazie unicamente a questo immenso artista, nato a Linares, città dell'Andalusia, il 18 febbraio 1894 e deceduto il 2 giugno 1987, dopo un vita lunga e densa di avvenimenti importanti per la storia della letteratura artistica, per la tecnica esecutiva di questo strumento e per la popolarità che Segovia è riuscito a sancirgli (dopo un periodo di declino, accentuato nella seconda metà dell'Ottocento).
E' stata una bella vita e una bella morte, abbracciato alla chitarra, suonando fino all'ultimo giorno, per quasi novant'anni (aveva iniziato a studiare chitarra a dieci anni), interpretando sempre i suoi autori preferiti, Bach su tutti e poi Frescobaldi, Domenico Scarlatti, Albéniz, Predell, Ponce, Villa-Lobos, Turina, Torroba, Ibert, Roussel, Castenuovo Tedesco, de Falla e altri, suonando sempre a memoria, con profonda partecipazione.
E' interessante vedere i primi concerti che Segovia presentò nei suoi concerti giovanili, negli anni 1916-17, durante le sue prime e travolgenti apparizioni. Gli autori presentati erano: Bach (Bourrée), Mendelssohn (alcune Romanze senza parole), Chopin (alcuni Valzer e Notturni), Beethoven (il primo movimento dell'op. 27 n. 2) e ancora Schumann, Coste, Albéniz, Tarrega, Granados, Sor, Lobet e una composizione dello stesso Segovia, intitolata Andalucia.
Per capire l'enorme importanza che la figura di Segovia ha avuto per le fortune della chitarra, basta pensare che fu autodidatta, non per scelta, ma in quanto, alla sua epoca, in Spagna, come nel resto del mondo, non esistevano grandi maestri di Chitarra, Segovia è veramente partito da zero, non è un'iperbole ma la costatazione che i chitarristi - prima di lui - si rivolgevano a un folklore più o meno genuino, popolareggiante, oppure presentavano programmi oleografici con brani salottieri (forse l'unico chitarrista importante, che lo stesso Segovia amava ricordare, fu Tarrega, che però non dette mai grandi concerti né produsse allievi).
Un autonomo e linguisticamente evoluto repertorio chitarristico non c'era, fu Segovia a crearlo, e per creare una valida e poderosa letteratura chitarristica, Segovia ha dovuto migliorare la tecnica esecutiva, mettendo così a disposizione dei compositori delle possibilità strumentali impensabili prima della sua azione; fra le tante innovazioni possiamo ricordare che, con Segovia, le corde vengono pizzicate con le unghie e non più con i polpastrelli, offrendo una vastità di modalità dinamico-timbriche davvero strabilianti; la forza delle mani non si concentra sulle falangi, ma viene distribuita su tutta la mano; la sonorità diventa più ampia e adatta anche a sale di vaste proporzioni; rinnovò la manualità della mano destra e della sinistra, evolvendola verso un'agilità che consentiva grandi possibilità polifoniche, armoniche, ritmiche etc., il tutto risolto con una purezza di suono e con una sensibilità espressiva commovente, con un buon gusto personale e fortemente comunicativo; inoltre, fu Segovia a svolgere un ruolo decisivo nel passaggio dalle corde di budello a quelle di naylon.
I successi dei concerti di Segovia, dagli anni Venti del secolo scorso, prima in Spagna poi nell'America latina, quindi a Parigi, Mosca, New York, infine, in tutto il mondo, sono successi determinanti per la rinascita della chitarra sia come strumento a solo sia come solista in orchestra (per Segovia, Castelnuovo Tedesco scrisse, oltre ad altri pezzi, il celebre Concerto in re).
Segovia è stato anche compositore, ma soprattutto ha indirizzato la sua attività nelle trascrizioni, attingendo al repertorio Sei-settecentesco, ma anche a quello romantico fino a Debussy. Viste oggi queste trascrizioni possono lasciare alcuni dubbi, ma l'intento di Segovia non era certo quello filologico, ma voleva far conoscere lo strumento al grande pubblico; per far capire a tutti le molteplici e variegate possibilità della chitarra occorreva dimostrarne le capacità di realizzare anche il grande repertorio, gli autori classici conosciuti e amati dal pubblico, non a caso, Segovia strabiliò con la sua trascrizione della celeberrima Ciaccona di Bach. Segovia usava dire che nella trascrizione bisogna fare in modo che la versione trascritta convinca di più di quella originale.
Consapevole dell'importanza di creare finalmente una scuola chitarristica, Segovia fu sempre molto disponibile a tenere corsi dovunque, fondamentale fu quello tenuto alla Chigiana di Siena dal 1950 al 1963, vi parteciparono interpreti che poi faranno la storia della chitarra, come Alirio Diaz e Alvaro Company, a quest'ultimo, che abbiamo avuto la possibilità di incontrare al suo ritorno da Madrid, dove aveva partecipato ai funerali del Maestro, chiediamo di parlarci di Segovia, lui che oltre allievo ne fu amico.
"Segovia usava dire che l'importante non è lo strumento, ma la musica" - dice Company - "Per la sua età e per la sua terra natia, decentrata rispetto ai linguaggi dell'avanguardia mitteleuropea, Segovia era e rimase molto legato alla musica post-impressionista. E' stato uno strumentista del tutto istintivo, esecitando, genialmente, le dita in funzione del suo intuito musicale che era straordinario, dotato di un'incredibile intelligenza musicale inconscia. Il suo modo di studiare era molto sistematico, studiava sempre quattro volte al giorno, ogni volta per un'ora e un quarto. Come uomo era orgoglioso e consapevole dell'importanza del suo lavoro, ma sempre bonariamente disposto al dialogo e ad aiuare i musicisti meritevoli."
Segovia ci lascia un patrimonio culturale che coinvolge, oltre il mito, un mutamento nella storia del costume musicale che ritrova, grazie all'infaticabile lavoro di questo incomparabile chitarrista, uno degli strumenti più antichi e più affascinanti della storia della musica.
Da Renzo Cresti, Andrés Segovia, l'inventore della chitarra, in "Piano Time" n. 54, Roma settembre 1987.
A Vincenzo Saldarelli
http://www.andressegovia.it/
http://it.wikipedia.org/wiki/Andr%C3%A9s_Segovia