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Musica e psiche
S'io son diversa


Non arrabbiarti
s'io son diversa.
Forse sono una colonna di fumo,
ma la legna che sotto di me arde
è legna dorata dei boschi.
(A. Merini, Poesie per Charles)

La poesia dell'epigrafe è di una delle poetesse più importanti del Novecento italiano, le sue poesie sono un terribile teatro della memoria, scavato e intuitivo, legato alla disabilità della pazzia. Nell'esperienza della malattia si insinua un "filamento di azzurro" (come nella raccolta La terra santa), nell'esperienza della diversità vi sono parti positive.
Il silenzio l'ho tenuto chiuso per anni in gola
come una trappola di sacrificio,
è quindi venuto il momento di cantare.
(A. Merini, La terra santa)

La disabilità è legata al suo lato opposto, senza il quale non avrebbe valore, ossia all'efficentismo e al pragmatismo. Il disabile è il non omologato al fare quotidiano e tale non omologazione può essere intesa in senso del tutto positivo, l'artista è, per sua natura, un diverso, non deve possedere doti ordinarie, ma qualcosa di stra-ordinario e la sua strana (dis)abilità nelle cose di tutti i giorni può essere intesa come incapacità e follia oppure come conoscenza ulteriore e genialità.

Al nome dell'artista si abbina spesso la sregolatezza, la follia, l'anormalità e la stranezza, mentre, al contrario del pensiero comune, l'artista è colui che va al cuore delle cose e per far questo deve essere abile diversamente.

La musica, a maggior ragione rispetto alle altre arti, è una spia significativa, in quanto è una disciplina che non fa riscorso alla comune semantica, al predominio della parola e dell'immagine, essendo a un tempo più universale e più particolare ossia può far riferimento a una Langue generalizzata (musica come linguaggio sui generis) ed entra contemporaneamente nell'intimo delle emozioni di ogni singolo individuo.

Che cos'è normale? Per esempio, per un musicista avere un buon orecchio è normale, ma allora come la mettiamo con un musicista sordo? Come lo era Beethoven. Per un compositore avere una mente lucida è normale, al contrario molti compositori, come Paganini, Berlioz e Chopin, per esempio, avevano un sistema psichico debole e instabile, a volte ai limiti della follia, come Schumann.

C'è una stretta relazione fra presunta a-normalità e arte, tanto che si potrebbe perfino affermare, seguendo il detto 'genio e sregolatezza', che l'artista è, comunque, un irregolare e un diverso. Nietzsche affermava che le biografie dei grandi artisti le avrebbero dovute scrivere i loro medici. La Merini scrive questo verso: "Ognuno è amico della sua patologia".

All'inizio dell'Ottocento Parigi era uno dei centri più attivi per la ricerca medica, soprattutto grazie al dott. Tené Laennec che visitò sia Paganini sia Chopin. Il grande violinista era un tipo assai strano, anche fisicamente, il suo viso era di un bianco cadaverico, il suo naso fortemente aquilino, i capelli lunghi e radi, nerissimi, quando suonava portava degli occhiali con delle lenti blu scuro; il suo corpo era difforme, ma proprio questo giovava alla sua musica, come scrisse il medico Francesco Benati, che visitò Paganini più volte: "senza la peculiare conformazione del suo copro, delle spalle, non sarebbe ami diventato lo straordinario virtuoso che oggi ammiriamo. La spalla sinistra è più alta della destra, la sua mano, grazie all'elasticità di tutto il corpo, ha un'estensione doppia." Il corpo del violinista era dunque anomalo ma anche la sua mente era strana, non a caso fu più volte paragonato a un demonio, però proprio queste anomalie fisiche e psichiche lo aiutarono nel suo modo di suonare.

Anche Chopin aveva una conformazione fisica anomala e un sistema nervoso sottopostio a stress continui, era fragilissimo e sempre sottopeso, spesso malato eppure seppe volgere la sua patologia in una forma espressiva prfondissima. Il suo dolore divenne anche la sua ragione di vita e alimento della sua arte.

Poco prima della metà dell'Ottocento la scuola medica viennese divenne la più importante d'Europa, alla cattedra di Patologia vi era Karl von Rokitansky, il quale compì un'autopsia sul corpo di Beethoven. E' noto che il grande Maestro di Bonn mostrò segni di disadattamento fin da bambino, soffriva di asma e di disturbi intestinali. Per allievare il disagio esistenziale si rifugiò nell'alcool, come Schubert, che gli procurerà una cirrosi che lo porterà alla morte. La sordità contribuì a fortificare l'orecchio interno, quello che permise a Beethoven di scrivere i suoi capolavori.

Un altro caso di disabilità fu la cecità, ne furono colpiti Bach, Haendel e parzialmente Liszt, la cecità è forse un problema meno grave della sordità ma un compositore deve pur scrivere! Fra i compositori contemporanei un problema agli occhi lo ha Mario Cesa.

Casi frequenti sono quelli depressivi che possono portare a momenti di depressione e a un comportamento paranoico, come in Mozart, spesso assillato da pensieri di morte, o come in Rossini, affetto da una sindrome maniaco-depressiva. Lo spettro della follia ossessionò Schumann la vita del quale, come quella di van Gogh, fu un intreccio inscindibile fra la sua patologia e l'arte. Tra i compositori contemporanei di problemi depressivi ne soffrirono, fra gli altri, Franco Donatoni e Giampaolo Coral.

La frenesia e il delirio sono spiegabili non solo come una carenza di ragione, ma anche come un eccesso emotivo, un'eccedenza che può creare senso, come nel caso della fantasia e del sogno nel Surrealismo per esempio o nella Beat Generation, dove l'intemperanza comportamentale e la sfrenata immaginazione vengono intese come allargamento della coscienza.

Il rapporto fra Freud e Mahler è noto, lo psicanalista ci parla di una nevrosi ossessiva per il musicista. La psicanalisi fu essenziale per l'Espressionismo, autori come Schoenberg, Wolf, Berg, Webern furono tutti afflitti da feroci nevrosi depressive, una malattia che diventerà tipica nel Novecento.
Se fossi vissuta in Africa,
avrei danzato intorno a un fuoco
dicendo che era il mio dio /.../
A me piacciono gli anfratti bui
delle osterie dormienti,
dove la gente culmina nell'eccesso del canto.
(A. Merini, Poesie per Charles)

Ancora una volta ricorriamo ai versi della Merini per accennare a un'altra diversità, quella geografica-culturale. Il disagio sociale e la segregazione hanno accompagnato l'intera storia (della musica). Il caso della musica degli schiavi è esemplare, di quelli antichi (gli alienati africani che furono portati nelle Americhe dando origine a musiche nuove, fra cui il blues e il jazz) e di quelli moderni (cantati dalla musica politica di Berg, Weill, Nono etc. e dal rock, punk, rap...)

Paint it black, cantano i Rolling Stones, l'essere nero acquista un connotato positivo, il nero canta meglio del bianco e soprattutto canta con più verità, perché è proprio la sua diversità a renderlo più partecipe. E se concludessimo dicendo che la musica è il lato normale di un'anormalità?



Dalla relazione di Renzo Cresti, Musica e psiche, al Convegno sulla Diversa abilità, Provincia di Lucca, ottobre 2005.






Renzo Cresti - sito ufficiale