La musica nel Medioevo
La musica nel Medioevo, pensiero e suonoApprofondimento relativo all'ipertesto La Vita della Musica
Collegati alla storia del Medioevo e all'inizio del canto cristiano - Il canto come preghiera - Il cosidetto "gregoriano" - Teoria e paleografia - Notazioni alfabetiche e neumatiche, a-diastematiche e diatematiche
Per esempi musicali usa you tube
Il Medioevo relaziona il bello con il bene ponendo il bene come oggetto di desiderio e il bello come oggetto di conoscenza. I Greci non differenziavano la bellezza in sensibile e spirituale è solo con Platone che s'inizia a parlare di una bellezza ideale e una sensibile. La spiritualizzazione della bellezza porta a vedere il mondo non bello in sé ma come simbolo della manifestazione del divino. L'allegoria assume un valore maggiore che nell'antichità, in sintonia con una visione del mondo trascendente e un po' misteriosa (mistico e mistero hanno la stessa radice etimologica). Anche la musica s'inserisce in questa tendenza all'astrazione.
Nel Timeo di Platone la musica viene definita "un'operazione dell'intelligenza". Musica come scienza dei numeri, come cosmologia, astrologia, filosofia. L'oggetto non è che il prodotto dell'idea che si riflette nel movimento e quindi nel suono. Le proporzioni dell'Armonia non sono un prodotto della mente umana, ma proprietà del reale. La disciplina che sovrasta tutto è la teologia, secondo lo schema di Alcuino:
Teologia
Filosofia
Etica - Fisica - Logica
Aritmetica - Musica - Geometria - Astronomia - Astrologia
Meccanica - Medicina
Il pensiero sulla musica inizia con la visione agostiniana della musica come lode a Dio, per proseguire con l'unico trattato musicale giuntoci dalla tarda latinità, quel De institutione musica di Boezio che divenne il punto di riferimento della speculazione successiva: con l'apologia della musica mundana il filosofo si riallacciava alle teorie dei pitagorici, musica come armonia dell'universo "che va studiata soprattutto nei cieli", musica che unisce la diversità degli elementi, concordia discors. La concezione per cui "il musico è colui che possiede la capacità di giudicare" e non quella di suonare è lagata alla tradizione pitagorica-platonica. Vicino alla speculazione fisico-matematica della musica furono anche Cassidoro e Isidoro di Siviglia. Nel Duecento, accanto alla filosofia medievale tradizionale detta Scolastica, si afferma una nuova corrente di pensiero che si rifà ad Aristotele (Tomismo). Tommaso D'Aquino, da buon allievo di Alberto Magno, pone al centro della sua speculazione l'idea della forma; evitando l'ascetismo, Tommaso non condanna le arti che si praticano per il piacere e sostituisce il concetto ideale di bello con uno empirico. Infine, nel Lucidarium di Marchetto da Padova il criterio della bellezza è quello comune, il concetto di armonia si laicizza, assumendo connotati terreni e psicologici.
La crisi del pensiero scolastico favorì l'allontanamento del ritmo dalle regole modali. Fu il parigino Philippe de Vitry a imprimere il segno decisivo all'epoca con la celebre contrapposizione fra l'Ars vetus e l'Ars nova, evidenziano con gli aggettivi i cambiamenti e con il sostantivo "arte" l'indipendenza della musica, per la prima volta dichiarata in modo esplicito disciplina autonoma. Vitry ruppe gli schemi dei modi ritmici stabilendo le quattro prolazioni, la prima delle quali sarà alla base della notazione successiva (tumpus perfectum cum prolatione imperfecta).
Paralleli alle varie visioni della musica corrono i tentativi di codificazione della notazione: la notazione alfabetica era già stata usata nella teorica greca e venne poi tradotta in lettere latine al fine di meglio decifrare i neumi. La notazione neumatica derivò, come prima causa, dagli accenti greci in uso presso i grammatici alessandrini, dal punctum e dalla virga derivarono i primi neumi composti. I primi neumi non risultavano però sufficienti per un'indicazione esatta degli intervalli e un nuovo sistema venne assumendo importanza, consisteva in una diligente sovrapposizione di punti chiamata notazione a punti sovrapposti. Fu il desiderio di precisione nel sovrapporre i punti che suggerì ai copisti di tracciare una linea orientativa che permettesse di definire in maniera più sicura i suoni sopra o sotto il rigo tracciato a secco. Con l'aiuto della chironomia i neumi si moltiplicarono e si perfezionarono con l'aggiunta di linee. Si formarono varie famiglie neumatiche, ognuna delle quali, in modo autarchico, giungerà alla definizione degli intervalli, ben prima dell'opera di Guido di Arezzo.
Da Renzo Cresti, Sull'estetica (musicale) della Scolastica, in L'Ars Nova del Trecento, n. V, a cura di A. Ziino, Centro Studi sull'Ars Nova italiana del Trecento, Certaldo, Enchiridin, Palermo 1985, pp. 57-64.