home
Wolfgang Amadeus Mozart
Wolfgang Amadeus Mozart, alcune considerazioni biografiche e artistiche

Approfondimento in relazione all'ipertesto La Vita della Musica


Confronta Modulo 13: Vienna, musicisti italiani e Gluck - Modulo 14: Il neo-Classicismo e il principio della dialettica musicale - La sensibilità pre-romantica - L'orchestra classica - Il pianoforte - Il sinfonismo - Haydn e la conquista della forma - Mozart e il superamento dei linguaggi

Per gli esempi musicali ascolta You tube
http://www.mozartitalia.org/



La vicenda umana di Wolfgang Amadeus Mozart è contrassegnata dai contrasti: fanciullo prodigio, educato dal padre Leopold, buon musicista ma genitore severo e conservatore, Amadeus trionfa giovanissimo presso le corti e gli ambienti aristocratici di tutta Europa (gli stressanti viaggi in Italia 1769-71 e 1772-73, a Vienna, Monaco, Parigi, 1763-66 e 1778 ne minano la salute), conosce una precoce maturità artistica, non accompagnata però dal consenso dei contemporanei che, se avevano applaudito entusiasti il fanciullo prodigio, non sono disposti ad accogliere il linguaggio ardito e impegnativo dell'Amadeus cresciuto. Inizia qui, ancor prima che da Beethoven, lo scollamento fra l'evoluzione degli stili e dei linguaggi musicali e i gusti del pubblico.

Tutta la produzione mozartiana, ad esclusione delle primissime prove scritte nell'infanzia e corrette dal padre, presenta il segno di una straordinaria capacità assimilatrice: la precoce conoscenza di tutto ciò che si realizza nell'Europa musicale del tempo, unita a un fiuto infallibile per quello che era più interessante e più avanzato sono alla base del personalissimo stile mozartiano. Vi si riconoscono elementi dello stile galante, spunti pre-romantici, approfondimento della tecnica dell'elaborazione tematica, piena padronanza del principio dialettico, accoglimento dei più ardi procedimenti contrappuntisitici, padronanza di tutte le forme teatrali. La distinzione fra i generi scompare sotto la bruciante scrittura mozartiana, procedimenti e risorse della sinfonia, del concerto, dell'opera si mescolano indissolubilmente, sottoposti a una continua elaborazione che li spinge a un limite ultimo di tensione, oltre il quale sarà inevitabile la rottura, puntualmente attuata da Beethoven.

Nel perfezionamento dello stile di Mozart un ruolo importante è svolto dalla produzione di Christoph Wegenseil, compositore alla corte imperiale di Vienna, conosciuto fin dal 1764. E' probabile che proprio a Vienna Mozart abbia conosciuto Haydn, al quale è debitore dell'uso di alcuni strumenti in orchestra, come l'oboe, la per altri strumenti, come il clarinetto, il trombone, il corno di bassetto e il timpano è Mozart il primo a renderli indipendenti, instradandoli verso il repertorio moderno.

Mozart usava suonare, oltre che il pianoforte, anche il violino e l'organo. Aveva imparato a suonare l'organo nel duomo di Salisburgo e ancora nel 1777, in una lettera al padre si legge: "l'organo è la mia passione". Allo studio del violino fu introdotto dal padre, nelle prime sonate per violino e pianoforte è segnato l'accompagnamento del violino ad libitum, infatti, il violino accompagnava i temi esposti dal pianoforte una terza sotto. E' probabile che Mozart inizi a organizzare in modo moderno le sue sonate per violino dopo aver visto quello di Jaseph Schuster.

Nello studio del pianoforte Mozart fu autodidatta e data la sua straordinaria natura musicale non fu certo difficile per lui raggiungere le vette più alte, anche se, almeno a stare ad alcune dichiarazioni, la sua indole fu presa sempre dalla necessità della composizione: "io sono compositore" - scrive al padre nel 1778 - "preferirei trascurare il pianoforte che la composizione, poichè il pianoforte è per me un accessorio."

Il pianismo di Mozart resta legato allo stile clavicembalistico almeno fino al 1777, anno in cui scopre gli strumenti Stein. In quell'anno, la madre scrive al marito che ora "Amadeus suona in modo del tutto diverso." Il basso continuo sparisce progressivamente: i primi 4 concerti, K 37, 39, 40 e 41 contengono il basso continuo scritto dallo stesso Mozart. Nei concerti k 238, 246 e 271, che dal punto di vista stilistico costituiscono un unico blocco, contengono indicazioni di numeri per il continuo, anche se non scritte dallo stesso Mozart, probabilmente dal padre. Anche i concerti k 413, 414 e 415 sono cifrati, all'epoca probabilmente il continuo lo si eseguiva.

Il discorso sulle sonate giovanili e da collegarsi a quelle successive, in particolare dai numeri d'opera k 309 e 311 in avanti la tecnica pianistica si evolve, parificando la mano sinistra alla destra. Ma già le sei sonate k 279-284 hanno novità stimolati, sono state composte a Salisburgo, città fondamentale nella vita di Mozart; all'età di 11 anni aveva lavorato per l'arcivescovo, componendo un oratorio e della cantate, poi tornerà a lavorare per la chiesa salisburghese nel 1772, qui avvenne il famigerato scontro con l'arcivescovo Colloredo, un convinto liturgista che mal sopportava le libertà stilistiche nelle forme sacre. Le Messe e i vari Kyrie di Mozart paiono a Colloredo troppo lunghi e poco adatti alla funzionalità liturgica.

Dopo Salisburgo Mozart va a Vienna dove spera di compiere una fortunata carriera, ma Mozart è poco propenso a sfruttare le occasione che gli si offrono e ancor meno ad accondiscendere al desiderio di quiete della società viennese, attratta dal facile melodismo di matrice italiana. Anche le opere teatrali, oggi considerate straordinarie, all'epoca non fanno giro e dopo un mero successo di stima non entrano stabilmente nel circuito impresariale.

Nella forma sinfonica Mozart accentua la massa sonora e il discorso musicale si fa di ampio respiro, in grado perfino di caricarsi di tensioni drammatiche, come nella Sinfonia in sol minore k 500. Le complessità dialettiche si fanno monumentali anche per l'uso del fugato, come nell Sinfonia Jupiter k 551. Anche quartetti e quintetti portano evidenti i segni del rinnovamento mozartiano ma è nell'invenzione del moderno concerto per pianoforte e orchestra che Mozart dispiega tutto il suo genio: lo strumento assume, per la prima volta, il ruolo di guida e arbitro del discorso musicale, in una inesauribile varietà di situazioni strumentali. Anche al clarinetto Mozart dedica pagini sublimi quali il Concerto k 622 e il Quintetto k 581.

Il punto di arrivo della mirifica attività artistica mozartiana è il teatro, per ammissione dello stesso compositore che dedica al teatro continue osservazioni. Poco interessato a riforme, più o meno intellettualistiche, Mozart lavora d'istinto, mettendo in moto quei doni di talento drammaturgico e di ispirazione musicale di cui madre natura lo avevo fornito. Mozart applica all'opera teatrale le stesse risorse tecniche ed espressive del linguaggio strumentale che aveva avuto la fortuna di assimilare da Haydn e dai musicisti di Mannheim.

Opere come Idomeneo (1781) e Clemenza di Tito (1791, su libretto di Metastasio) mostrano, pur sotto la bellezza di pagine isolate, il disagio del compositore di fronte a testi rigidi e convenzionali. I tre capolavori arrivano dalla collaborazione con il geniale librettista Lorenzo Da Ponte, Le nozze di Figaro (1786), Don Giovanni (1787) e Così fan tutte (1790), in questi lavori i tradizionali limiti tra serie e buffo sono superati in favore di un'azione vivace dove i personaggi sono colti nella loro verità psicologica. Mozart sa essere partecipe alle vicende dei vari personaggi che crea, ma non si identifica con loro totalmente, spesso li guarda da fuori, osservando l'azione dall'alto, in maniera ironica (come ne Le nozze di Figaro), divertita (come in Così fan tutte) o drammatica (come in Don Giovanni). Il gioco della commedia settecentesca è reso in maniera cristallina, da un punto di vista orchestrale, Mozart riversa nel dramma il procedere dialettico del maturo sinfonismo, i personaggi sono seguiti dall'orchestra e commentati fin nei risvolti più segreti, creando uno spessore musicale/espressivo ignoto fino ad allora.

Mozart attua la stessa profonda trasformazione anche nel Singspiel, prima di allora genere popolare; con Il ratto del serraglio (1782) ma soprattutto con Il flauto magico l'estrema varietà dei mezzi musicali si apre all'epressione di valori e di messagi ideali. Il flauto magico è più schematico del Don Giovanni, ma la rigidezza psicologica dei personaggi e di certe forme riprese dall'opera italiana non è segno di tornare indietro ma un'ulteriore sfida alle forme consolidate, le quali vengono trasfigurate in una fluidità di canto e di situazioni senza precedenti.

Una notizia poco nota è che, nel 1784, Mozart scrive un libro di tecnica musicale, il cui manoscritto si trova alla Biblioteca di Vienna, inoltre, manifesterà il desiderio di scriverne un altro. Una notiza nota è che, nello stesso 1784, Mozart entra a far parte della Massoneria, spinto dal desiderio di far parte dell'élite viennese (Il flauto magico è opera ricca di simbologie massoniche).

Il giovane Mozart è stato uno degli autori che ha fatto uso dei simboli musicali ossia di quei frammenti melodici che rimandano a un concetto o a uno stato d'animo. Li apprese dal padre Leopold e usò in modo particolare il simbolo del dolore (Sonata in fa k 13, Sinfonia k 43, Quartetto k 143, Capriccio per pianoforte k 395, Idomeneo, Fantasia in re minore k 397, Sinfonia in do k 425, Marcia in do k 453, 10 variazioni su un tema di Gluck k 455, Sonata k 457, 12 variazioni per pianoforte k. 500, Sinfonia in re k 504, Rondò in la minore k 511, Quintetto in sol k 516, Sonata in fa k 533, Adagio in fa minore per organo meccanico k 594, 8 variazioni in fa k 613), ma anche quelli della fede (Sinfonia in mib k 16, inoltre Sinfonie k 45b, 297b, 319, 551, Messe k 186f e 257, Sonata per violino e pianoforte k 257) e della felicità (Sinfonie k 110, 297b, 551, Divertimenti k 136 e 137, Concerti k 175, 453, Rondò k 485, Quartetto k 160, Sonate k 358 e 451, Concerto per oboe 285b).

Mozart apparve come colui che era riuscito a coronare la razionalità dello spirito, questa visione apollinea venne espressa da Goethe, mentre il Romanticismo vedrà Mozart con nostalgia perché non si sentirà in grado di perseguire quegli ideli di armonia e leggerezza che il grande salisburghese aveva magnificamente espresso. Il poeta Hoffmann e il filosofo Kierkegaard interpreteraano la musica di Mozart evidenziandone il tratto dell'ombra, misterioso, preferendo brani quali il Concerto per pianoforte k 491, il Quartetto in re minore  k 421 e Don Giovanni



Dalla Prefazione di Renzo Cresti al libro di Luigi Nicolini, Il mondo di Mozart fra arte e vita, Rugginenti, Milano 2005. Inoltre dalla Prefazione di Renzo Cresti al libro di Luigi Nicolini, Il simbolo del dolore in Mozart, Rugginenti, Milano 2004.







Renzo Cresti - sito ufficiale