Quinta sonata e cd di Carlo Alessandro Landini
Quinta Sonata e ultimo compact-disc di Carlo Alessandro LandiniCarlo Alessandro Landini, al quale mi lega un’amicizia ultra trentennale, navigando sul mio sito internet è stato colpito da questa frase, nel saggio in Contemporanea L’amore per la scrittura: «Ho scritto per i lettori calmi, parlano solo a coloro che hanno molto tempo, che non vanno di fretta, che sanno posare lo sguardo su ogni mutar della luce. Coloro che sanno ancora dedicarsi alla meditazione, che riescono a tenere, per ore e ore, un libro in mano, senza che diventi pesante. Coloro che possiedono il segreto di leggere fra le righe e che sanno riflettere su ciò che hanno letto, anche molto tempo dopo aver chiuso il libro». Landini mi dice: «Se al posto di scrivere mettiamo comporre, in luogo di lettori mettiamo ascoltatori, se invece di tenere un libro in mano mettiamo ascoltare la musica, ecco che i conti tornano. Tutto è una questione di tempo, di umanità, di scelte, di valori». Era necessario fare questi riferimenti perché mettono in risalto non solo una vicinanza umana, di scelte e di valori fra chi scrive e Landini ma anche perché, in sintesi, vi si esprime la poetica del maestro. Necessario anche per avvicinarsi alla sua monumentale Quinta sonata pianistica, la cui esecuzione, annunciata in questo sito, è avvenuta nel maggio scorso, una Sonata di 2 ore e 40 minuti che scorre fluente come l’acque delle fonti, naturale.
Pensare a un brano musicale così lungo potrebbe sembrare una sfida, un voler rincorrere record, non è così, l’eloquio musicale fa parte inscindibilmente del modo di essere di Landini, della sua forma mentis, della sua ampia cultura e (quindi) del suo modus operandi. La naturalezza è dote evidente ma per scrivere con questa spontaneità bisogna essere in possesso di doti tecnico-formali altissime, un possesso maturato e dimenticato, lasciando che la mano segua con immediatezza il turbinio di suoni che affollano mente e cuore.
L’ascolto è interessante nei suoi molteplici fili sonori e piacevole nel sound tardo romantico non evocato in maniera ideologica ma con la disinvoltura di chi con il suono Romantik è cresciuto e l’ha metabolizzato al punto di farne un suono interiore (la differenza con i cosiddetti neo-romantici sta proprio qui, in Landini vi è un assorbimento degli stili a livello profondo, nei neo-romantici un riferirsi a stilemi in superficie). I fili sonori s’intrecciano e si articolano in un procedere fluido e un po’ ipnotico, effetto senz’altro voluto che crea una sorta di tempo spazializzato vicino al tempo mistico, a quel tempo misterioso della preghiera (misterioso e mistico hanno la stessa radice). Potrebbe essere anche intesa come una preghiera laica questa Sonata, che col suo tempo/spazio sospeso si rivolge alla scoperta delle radici di ogni essere (la differenza con neo-minimalismo sta nello spostamento dello scorrere del tempo dalla vettorialità della temporalità cronometrica a quella circolare del tempo psicologico, che, come una spirale, va a sondare la concavità degli enigmi dell’essere).
Seguendo questo filo ermeneutico risulta strana la Riabilitazione della nozione di gusto che Landini ci propone nelle note di copertina del suo recente compact-disc Stradivarius STR 33986; la nozione di gusto, per non entrare in un soggettivismo esasperato, ha bisogno di una normativa (non a caso è nozione che si forma nella illuministica cultura settecentesca), come riconosce lo stesso Landini quando fa riferimento alla «Rinascita del tonalismo e del gusto classico. […] Alla ricerca di un modello di razionalità estetica immanente che, conciliando l’aisthesis con il logos, potesse fungere da guida alla composizione. Esiste un livello minimo di gusto, la cui funzione è quella regolatrice del corpus sociale»; però il ritorno alla tonalità e alle forme tradizionali ha comportato un abbassamento della ragione critica e ciò che Landini chiama il ‘livello minimo’ ossia un minimo comun denominatore estetico che garantisca la ‘funzione regolatrice del corpus sociale’, la quale è determinata dallo strapotere dei mass-media, dall’omologazione e dal livellamento culturale verso il basso. Se di una sorta di gusto comune si può parlare questo non può essere altro che l’uniformità del gusto verso la banalità, appena si alza l’asticella dell’intelligenza e dell’artigianato non si può più avere un gusto comune, legato alla massificazione. Che la musica di Landini sia elegante e che abbia un senso forte della forma non v’è dubbio ma la raffinatezza della scrittura, la ricercatezza della forma, il godimento del suono sono aspetti secondari rispetto alla profondità, al senso religioso e ai molteplici richiami culturali messi in opera da Landini.
Il cd presenta il brano sinfonico Two More Steps Towards Uncertainty (2007), eseguito dall’Orchestra dei Pomeriggi Musicali di Milano, diretti da Nicholas Carthy, brano complesso e sfaccettatissimo, che conferma la sottigliezza del pensiero compositivo di Landini, mille miglia lontano da ogni normatività. Segue Ecco il giorno (1998) per 4 voci femminili e 13 esecutori, su testo di Massimo Venuti, eseguito dall’Ensemble Nuovo Ricercare, diretto da Laura Bertani, partitura che rimanda a quella profondità mistica a cui accennavamo, a una sorta di ansia metafisica, che poco o nulla a che vedere col gusto. Coming to Life. Generation, Interlocking of Phases è un lungo pezzo per 7 esecutori del 2006, revisionato 3 anni dopo, eseguito dall’Ensemble Phonè for Contemporary Music, diretto da Robert Zülle, un’affascinante divagazione sonora, dai percorsi frastagliati e dalle sottili golosità timbriche. Infine, Limen (2010) per 16 archi, eseguito dalla Camerata Musicale Ambrosiana diretta da Massimiliano Caldi; il brano riporta, come epigrafe della partitura, una frase di Richard Schechner in cui si dice che la percezione estetica rappresenta un paesaggio tra luoghi, piuttosto che un soffermarsi su un singolo luogo, in effetti, la musica non descrive alcun luogo (sonoro) ma sembra vagare da luogo a luogo, in maniera evanescente all’ascolto ma assai definita nel progetto: una musica in viaggio.
Due avvenimenti, quello dell’esecuzione della Quinta Sonata e quello dell’uscita del cd che arricchiscono il grigiore della musica contemporanea nostrana, che gira a vuoto fra un vacuo intellettualismo e un banale romanticismo en rose. Non di ulteriori approfondimenti tecnici né di ninnoli sonori che abbiamo bisogno, ma – come dicevano all’inizio - di umanità, di scelte e di valori, dunque, della musica di Carlo Alessandro Landini.