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Elisabetta Capurso, cd "La parola è suono"
Elisabetta Capurso è una pianista straordinaria, ha studiato con Carlo Vidusso, quindi con Carlo Zecchi al Mozarteum di Salisburgo. Concertista di livello internazionale, fra le molte cose interessanti ha registrato l'opera omnia pianistica di Anton Webern. Per la composizione ha studiato con Domenico Guaccero, quindi con Brian Ferneyhough a Darmstadt. Ha studiato anche direzione d'orchestra con Daniele Paris e musica elettronica con Giorgio Nottoli. Inoltre, si è laureata all'Università La Sapienza di Roma con una tesi su Laborintus di Luciano Berio. Ha, infine, preso una seconda laurea in Musica elettronica al Conservatorio Santa Cecilia. Un curriculum importante che già parla da solo. Gli studi e le certificazioni non bastano però a fare un artista, occorre del talento, dell'intuizione, delle doti inventive, delle capacità di costruzione formale. La Capurso dimostra grande padronanza e sapienza e contemporaneamente riusce a rendere viva la materia musicale, con equilibrio, gusto, partecipazione. Come si può ascoltare in questo bel cd che esce per la EMA Vinci Contemporanea 70162, intitolato La parola è suono, un titolo che già dice del rapporto stretto fra il testo e la musica. 
https://www.emavinci.it/contemporanea/archives/2778

La ricerca compositiva della Capurso è quella di non riprendere o ritornare agli elementi di partenza che hanno dato il via a un brano, questi elementi si perdono nel percorso di un contrappunto armonico e delle nuove tecnologie, che vanno a costituire le traiettorie della forma complessiva. Una scrittura rigorosa ma sempre disponibile a creare atmosfere sonore. Uno stile riconoscibile.

Nel mio libro Ragioni e sentimenti http://www.renzocresti.com/dettagli.php?quale=9&quale_dettaglio=312 ho scritto che le ragioni della Capurso sono quelle di mettere in evidenza il valore culturale del (f)atto musicale, lavorando sulla semantica e sugli aspetti fenomenologici, alla ricerca del senso della compessità.

Il cd si apre con un brano per voce femminile e organo, Tre cose solamente, che utilizza Le Rime di Cecco Angiolieri e i Canti Carnacialeschi di Lorenzo il Magnifico, testi che suggeriscono la forma musicale. La presenza dell'organo è inusuale, ma qui perde il suo carattere severo e liturgico e propone armonie particolari che s'intrecciano alle varie modalità di canto della voce. La voce è quella della bravissima Anna Aurigi mentre all'organo siede Francesco Scarcella.

Segue un pezzo per sassofono baritono, Se mai, basato su una ricerca estrema delle possibilità dello strumento che si articolano attraverso un contrappunto ideale, non a caso lo spartito è su doppio pentagramma, evidenziando sia la parte melodica sia il processo polifonico realizzato con parti multifoniche. Il tempo flessibile e la dinamica mobile forniscono un tratto variegato che comprende anche momenti di struggente dolcezza. Straordinaria l'esecuzione di Michele Bianchini di questo brano difficilissimo.

Il terzo brano nella scaletta del cd è acusmatico, s'intitola Suoni di Sintesi, realizzato con il programma MAX Msp dell'IRCAM di Parigi. Si articola in tre parti e si basa sul concetto di spazializzazione del suono. La regia del suono è di Michele Maiellari. Come tutti i brani che utilizzano la spazializzazione come parametro compositivo andrebbero ascoltati dal vivo e magari in ambienti diversi perché cambiando ambiente muta anche il suono, comunque la registrazione nel cd è buona.

Infine, il melologo Nel mondo delle ombre, per voce femminile, percussioni e spazializzazione, su un mio testo. Eccezionale l'interpretazione di Francesca Breschi, alle percussioni un bravissimo Matteo Cammisa e alla regia del suono Alberto Gatti. La composizione è stata commissionata dall'Associazione Cluster di Lucca e in questa città eseguita nel maggio del 2016. Nel retro delle Note di copertina è riportata questa mia testimonianza.

Quando Elisabetta Capurso mi chiese di collaborare a un suo brano, scrivendo il testo di una sua composizione che diverrà Nel mondo delle ombre, ne fui particolarmente felice e onorato, perché da sempre mi lega a lei una sincera stima, oltre a una decennale amicizia. Ho apprezzato il suo lavoro di musicologa e di pianista; come compositrice ammiro la ricerca costante e rigorosa della forma, derivante da una materia sonora che si auto-genera continuamente, mutando gli elementi di partenza che si perdono nella molteplicità delle traiettorie sonore.

Nella voracità di inglobare nuove esperienze va inquadrato il suo interesse per le tecnologie elettroacustiche. Se il contrappunto armonico sta alla base della sua scrittura, la vocalità riguarda una fascinazione profonda, legata al suono della parola – che viene affrontato con le più svariate modalità - all’andamento della frase, ai valori semantici.

L’indagine strumentale e parametrica è un altro interessante aspetto ascoltabile in questa bella antologia di brani, un’analisi che abbandona la rudezza della sperimentazione e si concede anche a momenti tenui e intimistici. Così la complessità della struttura svela il suo senso profondo, come scrive Marguerite Yourcenar, “Una realtà convincente perché complessa, umana perché multipla (Taccuini di appunti in Memorie di Adriano).

Questo il testo de Il mondo delle ombre che rimanda a un Orfeo disperato dai mali del mondo e che si conclude con un messaggio di speranza.

Orfeo Orfeo!

Del dio del canto,
del melodioso Orfeo
tace la lira.
Negli inferi è rimasto
e sulla terra più non sale.
Dimmi Orfeo,
perché sosti,
con Euridice,
nel mondo delle ombre?
 
E mi domandi il perché?
La dolce Euridice,
in silenzio,
mi consola.
Nel limbo delle anime,
come fili di fumo intrecciati,
sgomenti guardiamo le furie
che sulla terra disperata vanno,
sgozzando e mitragliando.
Dalla terra l’armonia è scomparsa,
solo urla di dolore.
 
Orfeo suono di sofferenza,
Orfeo ritmo di marcia funebre,
Orfeo timbro di tristezza,
Orfeo vibrazione di rumore,
Orfeo stonato, ahimé!
Orfeo stanco e desolato,
affranto s’è ritirato.
 
Sì, mi sono isolato
dalla brutture del mondo,
per lasciar spazio a un dio misericordioso,
ricco di pietà e bontà,
a un dio che scenderà fra gli uomini
e prenderà su di sé dolori e disperazioni.
Non si chiamerà Orfeo
ma come lui sarà armonia.
In una rinnovata bellezza
dell’uomo e del mondo.






Renzo Cresti - sito ufficiale