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Federica Lotti, flauti, cd, "Altre stagioni veneziane"
Federica Lotti, flauti, Altre stagioni veneziane
L&C by EMA Vinci Records, 2021, 70231
 
Conosco Federica Lotti da molti anni e so bene della sua bravura e della sua passione per la musica del presente, una passione che condividiamo perché siamo convinti che un attento ascolto e partecipazione alla musica dei nostri giorni ci faccia capire meglio chi siamo e in che mondo viviamo. Senza un impulso alla conoscenza di ciò che ci circonda la vita si riduce a poco, e la musica è una formidabile chiave di lettura, come tutta l’arte, ma in più la musica ha la capacità di entrare direttamente nei nostri cuori oltre che nelle nostre menti, coinvolgendoci totalmente.

Il nuovo cd della Lotti ha un titolo che rimanda a Vivaldi e alle sue Stagioni e soprattutto rinvia alla grande tradizione della musica veneziana, a quella che si può chiamare la Terza Scuola di Venezia, dopo quella cinquecentesca legata ai Gabrieli e quella seicentesca che ha in Monteverdi e Vivaldi i suoi grandi alfieri. Ma lasciamo perdere le definizioni che valgono ben poco, quello che conta è che a Venezia, anche negli ultimi decenni, sono nati importanti compositori, come Maderna, Nono, Ambrosini oppure hanno lavorato nella città lagunare compositori come Vacchi, Pasquotti, Montalbetti, oppure compositori che sono presenti con i loro lavori nell’Archivio della Fondazione Cini, come Togni, Romitelli e Oppo.

Le Note di copertina vengono realizzate attraverso un’intervista che Guido Barbieri realizza con Federica Lotti, parlando di ogni pezzo e cercando di mettere in luce i tratti caratterizzanti di ogni lavoro, soprattutto dal punto di vista interpretativo. Si legge bene ed è ben fatta.

Il cd si apre con l’unico brano per flauto solo scritto da Fausto Romitelli, Dia Nykta (1983), già in questo pezzo d’apertura Federica Lotti mette in mostra tutte le sue doti di raffinata interprete: la composizione richiede sottili sfumature timbriche, dinamiche ai limiti del silenzio, l’interagire della voce col suono dello strumento e la capacità di sonorizzare le parole, le quali sono tratte da un verso del poeta Ibico, vissuto nel VI secolo avanti Cristo, il verso, tradotto in italiano dice “Ardano attraverso la notte, lungamente, le stelle lucentissime”, il verso però deve essere utilizzato nella versione originale. Lo sfortunato compositore goriziano, nato nel 1963 e morto nel 2004, ha approfondito nella sua breve vita i concetti di profondità, spessori, volumi, in una chiave che potremmo dire psichedelica, visionaria, a volta dal carattere ipnotico.

I Due preludi per ottavino (1980-81) di Camillo Togni sono pezzi autonomi, dodecafonici come tutta la produzione del grande Maestro ma con un’eleganza e flessibilità fraseologica che ammorbidisce la costruzione rigorosa, nel riuscire a evidenziare anche alcuni tratti cantabili viene fuori l’abilità della Lotti, specialmente nel secondo dei Preludi, quando dalla chiara e stringente scrittura esce fuori una struggente cantabilità.

Claudio Ambrosini è l’unico compositore ad avere due brani incisi in questo cd, il primo s’intitola A guisa di un arcier presto soriano (1981), liberamente ispirato al Sonetto XXI di Guido Cavalcanti; si tratta di un pezzo di 40 anni fa che dimostra la ricerca strumentale del compositore veneziano, inserita in un libero procedere formale. Il secondo brano è più recente (2012) è porta il titolo di Classifying the Thousand Shortest Sounds in the World, scritto appositamente per Federica Lotti, basato su suoni corti, quali il frullato, gli slap, i whistle, chiavi percosse, suoni vocali, fischi etc., non tutti facili da eseguire, suoni che creano una sorta di vortice che sale cromaticamente verso il registro acuto del flauto. Pezzo assai originale ottimamente eseguito.

Il brano più vecchio del cd è la Cadenza di Bruno Maderna, tratta da Dimensioni III (1963-65), la tecnica del contrasto e il vibrato costituiscono l’ossatura del lavoro, esteso e variegato, virtuosistico nel complesso, dall’andamento libero come annuncia il titolo.

Di Mauro Montalbetti viene eseguito Prélude en pleurs (2016) che si rifà a Les jet d’eau di Baudelaire; come suggeriscono i titoli il brano evoca un gioco di riflessi e di richiami fra le gocce dell’acqua e le lacrime. Il suono è luminescente e la Lotti ha voluto unire al flauto in sol, che ha una sonorità calda, la voce che recita o canta, in tal modo evidenziando una sottile gestualità. Il compositore bresciano, che chi scrive segnalò fin dalle sue prove giovanili, si sta rivelando uno dei più interessanti del panorama nazionale, soprattutto nella produzione recente, quando la sua scrittura fa tesoro delle esperienze teatrali, immettendo una drammaturgia esplicita anche nella musica strumentale.

Di Corrado Pasquotti, che è suo marito, Federica Lotti conosce molto bene la poetica, la progettualità, la scrittura e tante sono le composizioni che lei ha eseguito di lui. Ovviamente affidabilissima l’esecuzione del Frammento IV (1982) per ottavino, che fa parte di Senhal, poema scenico risalente ai primissimi anni ’80 su testo di Andrea Zanzotto, del quale quest’anno ricorre il centenario della nascita. ‘Senhal’ nella poesia provenzale indica un codice segreto fra amanti e su questo aspetto enigmatico la musica gioca sottilmente, creando una sorta di contrapposizione/complementarietà fra sezioni gravi (che dovrebbero rappresentare la psicologia dell’uomo) e parti acute (donna). L’andamento è impetuoso, quasi fosse un vorticoso amplesso, ma questa impetuosità crea anche una sorta di straniamento, richiamando non solo la felicità del sesso ma anche un eros misterioso e inquietante.

Sempre all’inizio degli anni ’80 risale il brano di Fabio Vacchi, Arietta “Pensiero non darti” (1980), tratta dall’opera teatrale Girotondo, così chiamata perché i protagonisti, 5 uomini e 5 donne, creano un girotondo di coppie; questa circolarità appartiene anche alla musica. Nel caso di questa Arietta, i personaggi teatrali sono una prostituta e un soldato, il loro rapporto erotico viene descritto musicalmente con accenti drammatici. La scrittura si basa su grandi salti intervallari che non formano però un tessuto divisionista ma sono ben collegati fra loro, con morbidezza di fraseggio e calore timbrico. Bene ha fatto la Lotti a recuperare questo brano perché è ben fatto e gradevole.

Sono stato uno degli ultimi ad avere contatti con Franco Oppo, perché lo contattai nel 2015, poco prima che morisse, per chiedergli una testimonianza per il mio libro Ragioni e sentimenti. Personalità particolare e di grande forza, è presente in questo cd con un Solo tratto da Eleonora d’Arborea (1986), una delle sue due opere teatrali, incentrata sulla lotta del popolo sardo per l’indipendenza, narrando una vicenda che risale alla metà del Trecento. È una pagina meditativa, melanconica, intimistica, basata sulla tecnica del glissato e scritta con leggerezza, ed eseguita dalla Lotti con altrettanta sottigliezza e lievità. Lavoro della maturità, tutto molto ben interpretato con un’abilità che scorre via leggera donando profonda soddisfazione all’ascolto.


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Renzo Cresti - sito ufficiale