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"Alfredo Casella interprete del suo tempo", a cura di Carla Di Lena e Luisa Prayer
Alfredo Casella interprete del suo tempo, a cura di Carla Di Lena e Luisa Prayer, Libreria Musicale Italiana, Lucca 2021, pp. 372, 35 euro.

L’anno prossimo cadono diversi anniversari legati ad Alfredo Casella: innanzitutto sono 140 anni dalla nascita, inoltre, cade il centenario della fondazione della Società Italiana di Musica Contemporanea che Casella fondò nel 1923, come ricorda Alessandra Carlotta Pellegrini nel suo saggio Alfredo Casella a Siena fra Festival, Corsi e Settimane musicali, contenuto nel bel volume Alfredo Casella interprete del suo tempo, a cura di Carla Di Lena e Luisa Prayer, edito dalla Libreria Musicale Italiana, Lucca 2021, sotto l’egida del Conservatorio di musica dell’Aquila che porta il nome di Casella e a questo proposito Renzo Giuliani dedica il suo intervento, L’intitolazione del Conservatorio di Musica dell’Aquila ad Alfredo Casella.

Nell’ottobre del 2015 il Conservatorio realizzò due giornate musicali e musicologiche ad Alfredo Casella interprete del suo tempo. Nel maggio del 2019 vi fu la seconda edizione con tre giornate di studio che furono aperte dall’allora Direttore Giandomenico Piermarini, mentre grazie all’attenzione dell’attuale Direttore Claudio Di Massimantonio è stato reso possibile stampare questo interessante libro che è suddiviso in due parti, la prima intitolata Il dialogo con le arti e il mondo contemporaneo, la ricerca, il pensiero, e la seconda che porta il titolo Il Maestro e le generazioni future.

La bella e articolata rivista del Conservatorio «Musica+» nn. 56, 57, 58 dedica un ampio spazio alle giornate musicali e musicologiche oltre che all’uscita del libro. La rivista, che ha come Direttrice responsabile Carla Di Lena, va segnalata perché è veramente interessante, incentrata, come giusto che sia, sulle attività del Conservatorio ma con riflessioni che vanno al di là della mera informazione locale.

I vari interventi sono brevemente illustrati nella Prefazione di Luisa Prayer, mentre Carla Di Lena, nella sua Introduzione, auspica che il volume «nato da una pluralità di contributi, possa costituire uno stimolo per congiungere studiosi musicologi e interpreti musicisti» (pag. VIII), auspicio che dovrebbe sempre tradursi in realtà perché la musicologia senza suono è algida e fine a se stessa, mentre l’esecutore deve nutrirsi del pensiero musicologico se non vuol essere un mero esecutore di note.

È impossibile soffermarsi sui singoli contributi che sono aperti da un puntuale saggio di Guido Salvetti, Il ‘dubbio tonale’ e la ‘natura italiana’ di Casella nell’Adieu à la vie, titolo che riprende uno scritto dello stesso Casella comparso nell’importante raccolta I segreti della giara (Sansoni, Firenze 1941). A seguire il focus si sposta sull’interesse di Casella per le arti figurative, con un testo di Francesco Fontanelli ricco di sollecitazioni ed esempi. Come in uno zoom, il saggio successivo si concentra sull’analisi di Carlo Ferdinando de Nardis del Concerto romano. Mentre Marco Targa si concentra sulla nozione di ‘musica moderna italiana’: «all’interno del concerto di ‘musica moderna’ al polo dell’italianità fa capo l’idea di un linguaggio musicale fondamentalmente tonale, anti-impressionista, interessato all’idioma popolare e al recupero di forme e stilemi antichi, custode di una tradizione nazionale» (pag. 64). La negazione del Romanticismo è ripresa nel testo di Fiamma Nicolodi, Conversione di un antioperista: il caso de La donna serpente. L’autorevolezza della Nicolodi si sposa con la generosità intellettuale, un testo per certi versi commovente pensando al fatto che questo articolo è il suo gesto d’addio.[1]

La figura di Casella si porta dietro anche un aspetto nazionalistico legato al fascismo. È un aspetto delicato che spesso imbarazza per cui si tende a concludere che la sua adesione alla dittatura fu di circostanza, certo, non fu un attivista delle camice nere ma crediamo che le convivenze e convenienze vadano denunciate senza se e senza ma, non fosse altro per le nefandezze e crudeltà a cui milioni di persone furono sottoposte. Gregorio Moppi scrive su Propaganda senza consensi: Il deserto tentato, mistero in un atto op. 60, presentato nel 1937 al terzo Maggio Musicale Fiorentino. In qualche modo legato al tema del fascismo e della guerra (e a una sorta di riscatto etico) è la Missa Solemnis op. 71 sulla quale scrive, con profonda competenza, il compianto Antonio Rostagno.[2]

La seconda parte del libro si apre con il contributo di Cristina Cimagalli su I Corsi di perfezionamento pianistico di Alfredo Casella a Roma, articolo che presente molte e interessanti notizie, fra cui un elenco di allievi che Casella ebbe al Conservatorio romano e all’Accademia Santa Cecilia. Su Alfredo Casella, il cinema, la musica per film si concentra Roberto Calabretto che allarga lo sguardo anche alla Generazione dell’Ottanta fino a Goffredo Petrassi, Nino Rota e Giovanni Fusco. E proprio su Alfredo Casella maestro di Nino Rota scrive Angela Annese, in un lungo saggio ricco di interessanti note. Non poteva mancare il rapporto con Virgilio Mortari e con il celebre trattato La tecnica dell’orchestra contemporanea, lo scritto di Annalisa Bini riporta anche la corrispondenza inviata da Casella a Mortari, molto interessante, come lo è il testo di Benedetta Saglietti, per certi versi curioso, La seconda vita digitale di Alfredo Casella: un compositore su Twitter, progetto ideato dalla stessa Saglietti nel 2016.

Molte le pagine interessanti che rendono assai prezioso questo volume, ben congeniato dalle curatrici, Carla Di Lena che nel Conservatorio Casella è titolare dell’insegnamento di Pratica Pianistica e docente dei Corsi a carattere storico-pianistico, e Luisa Prayer che al Conservatorio dell’Aquila ha insegnato per molti anni ed ora è docente presso il Verdi di Milano. Un contributo indispensabile alla conoscenza e all’approfondimento della figura e dell’opera caselliana.



[1] Chi scrive è legato da un rapporto di amicizia che risale ai lontani anni Settanta, quando Fiamma era già un’importante musicologa ed io uno studente. A lei sono stato sempre molto riconoscente in quanto mi introdusse nell’«Antologia Vieusseux» dell’omonimo Gabinetto fiorentino, fu uno dei miei primi importanti passi del mio percorso professionale, grazie a lei.
[2] Anche su Antonio Rostagno ho bei ricordo, lo invitati quando ero Direttore dell’ISSM Boccherini di Lucca e negli anni iniziali di questo secolo più volte collaborammo. La notizia della sua scomparsa mi colse di sorpresa e continua ad addolorarmi.






Renzo Cresti - sito ufficiale