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cd Stefano Taglietti, "Sacred Psychedelic Theory"
Stefano Taglietti è un compositore che vive intensamente il nostro presente, lasciandosi coscientemente prendere dal molteplice sociale e culturale che l’epoca attuale esprime in modo diversificato e complesso. Ha composto oltre 130 lavori di musica da camera, sinfonicacorale, operistica, elettronica e per l’immagine d’arte visiva, dunque ha già fatto un percorso artistico molto consistente e variegato. E anche molto interessante.
 
Sul perché alcuni compositori siano meno presenti nel circuito nazionale e internazionale ci sarebbe da dire molte cose che vanno dalle conoscenze, dai rapporti politici, da quanti soldi si spendono per essere sostenuti dagli algoritmi in rete, da quanto si è disposti a fare compromessi etc.
 
Ci sono compositori che si fanno orchestrare le proprie opere da altri perché non ne sono capaci, altri ancora si fanno rivedere le parti vocali perché non sono sicuri di quello che hanno scritto; inoltre, ci sono quelli che hanno trovato un loro stile che funziona e non lo abbandonano più, sclerotizzandosi. Poi ci sono i furbastri, quelli che strizzano sempre l’occhio al pubblico. Tutti questi compositori sono interessati più al loro tornaconto personale che alla musica eppure occupano posti di rilievo, anche grazie all’incultura generalizzata in fatto di musica e ai meccanismi di diffusione che nulla hanno a che vedere con la qualità. Questo discorso va fatto per distinguere Stefano Taglietti dal mare magnun nel quale affogano le virtù musicali.
 
Lo stile compositivo di Taglietti è aperto a una grande varietà di materiali musicali, tratti dalla musica antica (polifonica, rinascimentale con particolare attenzione alla tecnica del madrigalismo), moderna (uso di accordi-colori, frammentazioni modali), contemporanea (minimalismo, tecniche estese, nuove tecnologie), africana, orientale e dal blues, jazz, punk, folk, materiali che vengono attraversati e filtrati, per ottenere una musica che rispecchi il molteplice del nostro tempo, approdando a uno stile sincretico e plurale, personale.
 
Dice il Maestro: La mia opera, come prospettiva musicale, vuole conquistare un linguaggio che non esclude nulla a priori. La dimensione sonora dunque, è quella di un recupero e una elaborazione della realtà culturale musicale contemporanea; recupero inteso come apertura nei confronti dei linguaggi sonori correnti, filtrati nella loro eterogenia poetica e nella loro fusione con la tradizione musicale colta. La prospettiva del mio lavoro, è quella di cogliere sistematicamente la continuità fra passato e una personale percezione sulla realtà del mondo contemporaneo. Uno dei tratti distintivi del mio lavoro compositivo, anche rispetto alle poetiche delle avanguardie storiche, e a quelle delle generazioni che mi precedono, è quello di utilizzare e reinventare materiali ed elementi musicali, anche di lontanissime derivazioni, in un linguaggio compatto e unitario, tenendo sempre conto, di un legame del suono teso verso una drammaturgia contemporanea.”
 
Un brano importante per capire come si realizza questa poetica è il Triplo concerto, per chitarra elettrica, pianoforte, percussioni, violino concertante e archi (commissionato da I Solisti Aquilani, diretto da Marco Angius, nel cd RMN Classical 220202), brano suddiviso in 11 movimenti ben collegati fra loro, in un’articolazione unitaria seppur formata da vari momenti espressivi e dal ricorso a tratti stilistici diversificati (il Finale è entusiasmante!).
 
Altre composizioni che rivelano il carattere peculiare della scrittura di Taglietti sono Moving Point, per archi (commissionato dalla Biennale di Venezia nel 2019) e il Concerto per orchestra (commissionato dall’Orchestra Sinfonica Abruzzese nello stesso anno). Sono lavori che, in un certo senso poetico, espressivo e stilistico, preparano Sacred Psychedelic Theory, uscito nel 2021 per DGMW BSR002. Musica composta, performata e registrata dallo stesso Stefano Taglietti nel suo Studio di Pescara, nell’ottobre 2020.

Musica ispirata, omaggio alla psichedelia. Viene in mente Jimi Hendrix ma anche l’improvvisazione all’ondiola di Giacinto Scelsi, oppure certa musica spettralista o Iannis Xenakis, nobili riferimenti che fanno capolino qua e là fra le otto parti che costituiscono il lavoro, lungo e compatto.
La musica rimanda ad alcuni concetti simbolici, che possono essere ascoltati anche come archetipi, come per esempio quello dell’orizzonte, dove vedere alba e tramonto di una civiltà, oppure dove intendere una linea di confine, un limite, un ultimo grado. L’esigenza dell’oltre, del passare le limitazioni (concrete) e i blocchi (psicologici). L’utopia del volo, legata al senso dell’oltrepassare, del distacco dalla bruta quotidianità, così volgarmente massificata, dall’arte mercificata. La Terra, quale elemento in cui affondare le radici e nutrirsi, e il Mondo, sempre più artificiale che disconosce Madre Natura.

Tecnicamente, Taglietti dimostra un’abilità notevole nel rendere in suoni la visionarietà del linguaggio. Intrecci e accavallamenti, linee che si rincorrono e incalzano, che ambiscono a librarsi. Il timbro è il parametro su cui Taglietti lavora sfaccettandolo, sminuzzandolo, ricostruendolo. Tutto è stato eseguito manualmente sulle tastiere e sui campionatori, utilizzando delay, arpeggiatori e distorsori, ma in modo assai discreto. Davvero un bel lavoro, eloquente nel suo modo controllato e commosso nel suo andamento equilibrato e perfino riservato. Questo sì che dovrebbe essere apprezzato e circolare, in nome della buona musica, sincera e di qualità.
 


 



Renzo Cresti - sito ufficiale