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Elisabetta Brusa, con testimonianza
Elisabetta Brusa

Nata a Milano nel 1954, ha studiato Composizione al Conservatorio della sua città con Bruno Bettinelli e Azio Corghi, diplomandosi nel 1980, da questi maestri, soprattutto dalla libertà controllata di Bettinelli la Brusa ha appreso molto. Dal 1976 al 1981 ha seguito i corsi di Composizione alla Dartington Summer School of Music, Inghilterra, sotto la guida di Sir Peter Maxwell Davies e dal 1978 al 1985 si é perfezionata sotto la guida di Hans Keller. Importanti per la sua formazione sono stati i soggiorni negli Stati Uniti durante gli anni Ottanta, grazie a borse di studio. E’ eseguita un po’ in tutto il mondo. E’ docente di Composizione dal 1980 e al Conservatorio di Milano dal 1985 dove dal 2002 tiene anche il corso biennale di Orchestrazione Tradizionale per il Triennio Superiore (Laurea I livello) di Composizione e annuale per il Biennio (Laurea II livello) di Composizione.

Appartiene alla generazione in cui le donne in musica hanno iniziato - finalmente - a parificare il proprio ruolo sociale a quelle dei colleghi maschi. Oggi, grazie alla generazione di quelle compositrici nate fra gli anni Quaranta e Cinquanta, la tematica delle donne in musica è diventata obsoleta dal punto di vista sociologico, noi la utilizziamo per mera semplificazione.

Gli ultimi lavori per orchestra sono:
OP. 20 – Merlin  per grande orchestra (2004) 
OP. 21 – Simply Largo per orchestra d’archi (2007) 
OP. 22 - Sinfonia N° 2 (per grande orchestra, 2000-2013) 
A dimostrazione di quanto l'orchestra sia il punto di riferimento per la scrittura della Brusa, gli ultimi lavori per strumento solista e per ensemble da camera risalgono addirittura all'inizio degli anni Novanta.

Due sono i tratti stilistico-espressivi che risaltono in maniera evidente e coinvolgente dalla scrittura orchestrale della Brusa: il primo è la sua passionalità, il secondo la ricchezza della tavolozza di colori.

Quando la Brusa dice (vedi sotto la sua testimonianza) di riferirsi al Romanticismo originario non è solo una dichiarazione di poetica ma rappresenta un'espressione caratteriale, una costatazione del vissuto di ciò che Elisabetta sente interiormente. A differenza di altri autori che si sono battezzati neo-romantici con intento polemico, la Brusa appartiene alla categoria del romantico in modo naturale, è il suo esser così. Si ascolti Florestan (1997) per grande orchestra e in particolare il trattamento focoso del personaggio schumaniano, una descrizione passionale che la stessa Brusa considera una sorta di autoritratto sonoro.

Il riferirsi alla categoria del romantico porta la Brusa, direi quasi inevitabilmente, a riprendere il sistema tonale, non solo nell'uso delle consonanti e delle triadi (cosa piuttosto frequente negli ultimi anni), proprio come sistema, si veda il brano per orchestra d'archi Adagio (1996) dove evidenti tecniche neo-tonali si accoppiano a tecniche contrappuntistiche. Nel lavoro orchestrale ciclico Sinfonia Nittemero (1988) vi è un chiaro centro tonale, il sib, comune ai tre movimenti della sinfonia. Pare però che, a differenza del Romanticismo, l'espressività che la musica della Brusa comunica non sia così tormentata, anzi, vi è una passionalità serena e aperta, fin gioiosa, come in Wedding Song, un lavoro per orchestra del 1997.

Come Mendelssohn, del Romanticismo la Brusa predilige il lato fantastico, reso in maniera assolutamente magistrale dalla capacità di colorare l'orchestra. Messidor (1998, per orchestra) è un lavoro in cui brilla una fantasia timbrica magica, come anche ne La Triade (1994, ancora per orchestra), dove le atmosfere musicali sono affidate a effetti rimbrici davvero straordinari. Ma un po' in tutte le composizioni la timbrica è resa con fantasia e bella mano, dalle vecchie (1983) Favole (pezzo per orchestra rivolto ai giovani) a Requiescat (1994, brano per orchestra dedicato alla memoria di uno dei maestri della Brusa, Hans Keller), da Suite Grotesque (4 libere fantasie del 1986) a Fanfare (1996, brano così chiamato perché all'interno dell'orchestra predominano gli ottoni), composizioni esemplari per il fraseggio flessibile all'interno di una forma organica, un ritmo scorrevole, un'armonia panconsonante e la raffinatezza del timbro.



Cenni sulla propria concezione della musica.

Premessa

Viviamo in un'epoca eclettica nella quale, a mio avviso, si possono riconoscere due correnti principali: 1) Avanguardia e Post-Avanguardia (atonalità) e 2) Neo-Tonalità. Quest'ultima comprende Neo-Romanticismo, Neo-Impressionismo, Neo-Rock, Minimalismo e numerose altre correnti che mi sembra abbiano le stesse origini, cioè quelle del recupero della tonalità e di conseguenza della comunicabilità. Personalmente mi sento vicina alla Neo-Tonalità e in particolare al Neo-Romanticismo, ma inteso nel senso originario della parola, la quale invece viene spesso usata genericamente.

Posizione ed estetica personali

La mia musica in generale nasce da sollecitazioni emotive, sorretta comunque da forme e tecniche razionali, senza compiacimenti né tecnici, né grafici, né emotivi. A mio modo di vedere, del resto, questa concezione artistica dovrebbe valere non solo per la Neo-Tonalità ma anche per l'Avanguardia e la Post-Avanguardia. Va fatta distinzione tra viva innovazione artistica e sperimentazione fine a se stessa.

Condivido l'auspicio per un Nuovo Umanesimo con l'introduzione di nuove forme e la rivalutazione di altre già affermate ma con nuove strutture interne; non certo comunque un mero ritorno a modelli del passato.

Struttura e forma

Non credo nella composizione basata su formule, disegni e dottrine di tecniche prestabilite che non consentono larga flessibilità, che non si possono modificare o anche radicalmente cambiare secondo le esigenze interiori, consce o subconscie del compositore. La Neo-Tonalità (che oltre alla tonalità pura può includere momenti di politonalità oppure di atonalità) riunisce qualità logiche e una flessibilità che consentono equilibrio tra la razionalità e quell'intuizione artistica che a volte é inspiegabile anche al compositore stesso. Sostengo la necessità di un sistema organico di composizione, applicabile non solo a un singolo lavoro ma alla intera concezione artistica propria del compositore. Prediligo una concezione sinfonica, soprattutto orchestrale e spesso in forma ciclica.

Ritmo

Nelle mie composizioni utilizzo una ritmica ricorrente e chiaramente distinguibile, memorizzabile o almeno riconoscibile a orecchio. Non sono propensa all'infinità di ritmi complessi sovrapposti o in successione che in realtà risultano all' orecchio solo come dei cluster o delle fasce oppure come successione di valori equivalenti. Di conseguenza credo in una tematica ben definita. A mio modo di vedere i clusters e le fasce sono utilizzabili come accompagnamento alla tematica.

Armonia e contrappunto

Prediligo l'uso contestuale di varie tecniche tradizionali e moderne (incluse quelle minimaliste). Credo in un'armonia chiara, ben definita e consequenziale in senso lato, cioè strutturale. La mia armonia vuole essere essenzialmente Pan-Diatonica con momenti Pan-Cromatici. Generalmente uso un centro tonale principale (senza però tutte le funzioni della tonalità tradizionale) e uno o due centri subordinati creanti livelli diversi di tensione. Le armonie singole possono anche essere identiche a quelle tradizionali, ma sono contrapposte in modo diverso e hanno forze direzionali e risolutive di tipo diverso. Infatti il mio basso, sebbene sorregga l'armonia, spesso non la genera. Pertanto, l'uso congiunto di questi accordi e centri tonali crea effetti di tonalità ambivalente.

Orchestrazione e colore

Le mie idee tematiche sono spesso concepite a blocchi e in conseguenza anche l'orchestrazione é concepita il più delle volte per grandi masse timbriche piuttosto che per timbri rarefatti. Uso molti raddoppi. Prediligo le masse dei legni, degli ottoni e degli archi intese come unità ben distinte ed anche sovrapponibili. Mi piace forzare gli strumenti verso i registri estremi al fine di ottenere particolari tensioni espressive; senza tuttavia avvalermi di virtuosismi strumentali fine a se stessi.
 


Elisabetta Brusa http://www.elisabettabrusa.it/
è sposata con il direttore d’orchestra Gilberto Serembe http://www.gilbertoserembe.it/
 
 



Renzo Cresti - sito ufficiale