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Paola Ciarlantini, con intervista e analisi
Paola Ciarlantini



Ho conosciuto Paola negli anni Ottanta, lei studiava con Bacchelli e poi con Mirigliano al Conservatorio di Firenze e con Fabbri all'Università sempre del capoluogo toscano. Pianoforte, composizione e musicologia sono tre aspetti che Paola non ha mai abbandonato e sono felice di averla sempre incoraggiata perché è persona serie e sensibile, con il pensiero critico e autocritico sveglio, autrice di prove interessanti sia come compositrice sia come studiosa di musica e non solo (eccellenti le sue prove sull'amato Leopardi, il più illustre concittadino della non altrettanto amata Recanati). Va sottolineata anche la sua passione per l'insegnamento che sta a dimostrare la più generale passione per i giovani, per il loro inserimento nel mondo del lavoro, per collegare la musica a ragioni collettive e sociali. Nel 2001 ha fondato, insieme ad altre colleghe marchigiane, l'Associazione Artemusi(c)a-Compositrici per le Marche, con la quale ha realizzato diversi progetti, a dimostrazione anche della sua sensibilità verso il problema, annoso, delle pari opportunità. Va aggiunta dunque anche l'attività di organizzatrice, di cui io stesso mi sono giovato più volte, invitato a presenziare varie iniziative di Paola, e non potrebbe essere che così perché se il lavoro del musicista richiede profonda concentrazione e lunghi periodi di studio, il musicista non può avere un soliloquio con se stesso e isolarsi nella proprio biblioteca ma deve confrontarsi con il mondo che gli sta intorno, solo relazionandosi verifica quanto sia valido il suo operare e quanto sia comunicativa la sua opera (comunicazione significa entrare in comunità). Tutto questo Paola lo fa un po' per natura e un po' per convincimento, riuscendo a dare a tutti noi un buon esempio di un musicista completo.

La Ciarlantini si è diplomata in pianoforte con Bacchelli, a cui è stata molto legata e ne conserva la memoria convarie iniziative; si è pure diplomata in Musica corale presso il Conservatorio di Firenze, mentre in composizione con si è diplomata con Vandor (sensibile musicista dalla mente aperta) al Conservatorio di Bologna. Si è inoltre laureata in Lettere Moderne a Urbino con Zedda. E’ dottore di ricerca in Italianistica. Ha collaborato con importanti enti scientifici (tra cui le Fondazioni Rossini e Donizetti), pubblicando monografie e oltre cento articoli, in particolare sul teatro d’opera italiano dell’Ottocento. Per conto del Centro Nazionale di Studi Leopardiani è stata consulente musicale per il Bicentenario della nascita del Poeta, pubblicando con  Carini un catalogo di composizioni a lui ispirate. Ha realizzato edizioni critiche di opere di L. Rossi e A. Nini (in collaborazione con Fico) e di G. Persiani per il teatro Pergolesi di Jesi, date in prima mondiale moderna e incise dalla Casa Bongiovanni. All’Università di Macerata ha insegnato Musica per il Cinema e Musica Vocale. Dal 2007 è docente ordinario di ruolo  di Poesia per Musica e Drammaturgia musicale prima al Conservatorio di Musica di Riva del Garda e attualmente presso il Conservatorio di Bari. Per il complesso della sua attività, nel 2009 è stata eletta socio corrispondente dell’Accademia Marchigiana di Scienze, Lettere e Arti.
 

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Intervista di Fiorenza Miracola

Quando compone musica ha in mente un pubblico particolare a cui rivolgersi?
Negli anni Ottanta  e nei primi anni Novanta no, pensavo più alla coerenza del pezzo in sé e al fatto che rispettasse pienamente il mio essere persona, le mie idee, i miei gusti musicali e il mio stile. Oggi sì, altrimenti i brani rischierebbero di non essere capiti. Ma, più che a un pubblico, penso alla destinazione per cui sono vengono scritti i brani: la musica che accompagna la recitazione di poesie, la musica che accompagna un film o una mostra d’arte deve avere, necessariamente, requisiti diversi dalla musica ‘pura’. Diversa destinazione, diversa ottica estetica.
 
In quanto donna si pone il problema di comunicare con le altre donne?
Sì, ma esattamente come mi pongo il problema di comunicare con le altre persone. Noi donne abbiamo il dovere di lavorare anche insieme per potenziare la nostra immagine e la nostra presenza, al fine di recuperare millenni di emarginazione sociale e culturale, Ma questo si fa non sventolando il vessillo della diversità, dell’essere Donna “contro”, bensì dell’essere Donna “per”. Per cambiare la società, per dimostrare la nostra forza di persone che hanno lavorato tanto e con tanta determinazione su se stesse, per migliorare con la nostra saggezza rodata da secoli di sopportazione e di ‘privato’ questo povero mondo eticamente impazzito e culturalmente impoverito.
 
Esiste un modo femminile di fare musica?
Esiste una sensibilità molto forte e profonda che accomuna tutte le donne artiste, ed una generosità di fondo. Potrei riassumerla in: rigore, voglia di Essere e di Dare, più che di apparire e gestire il potere, esigenza di rispetto per se stesse, ‘producendo’ qualcosa di artisticamente valido, che abbia e dia un senso a chi lo fa e a chi lo riceve.
 
Cosa non le piace della sua professione e cosa cambierebbe?
Della professione mi piace tutto, l’accetto coi suoi lati positivi e  quelli meno positivi. Mi dispiace tanto che in Italia ci siano pochi spazi in generale per la qualità vera, per i giovani, per il nuovo, per la ricerca seria. Tutto, purtroppo, è uguale a tutto, se funziona politicamente e demagogicamente: questo assioma ha minato la società italiana dalle fondamenta, e forse è ormai troppo tardi per recuperare. Mi fa rabbia l’ignoranza musicale cui si condannano le giovani generazioni con un programma di educazione musicale inadeguato, insufficiente nella scuola media inferiore e inesistente in quella superiore. E soprattutto mi dispiace ci sia poca comunicazione. Le faccio un esempio: quando noi compositrici marchigiane ci siamo incontrate al Convegno di Ancona nel 2001, non ci conoscevamo tra di noi. Su otto, ne conoscevo solo due, e mi dedico all’attività musicale da oltre vent’anni!  Le donne devono liberarsi del complesso della ‘bravura’ a tutti i costi, cioè dall’impulso di dimostrare sempre, in ogni campo, di essere all’altezza degli uomini, nonché liberarsi dell’idea che debbano lavorare in solitudine forzata.  Le prime nemiche di noi donne, siamo noi stesse, perché ci hanno educato, da secoli, a coltivare l’idea di una nostra inferiorità sociale e culturale. Razionalmente, abbiamo sconfitto il pregiudizio, inconsciamente esso agisce ancora. Bisogna invece credere, fortemente, che qualcosa possa cambiare e che abbiamo il diritto di farlo.
 


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Autoanalisi di alcuni brani


Ultimo canto di Saffo
(1997)

Questa composizione è nata durante l’afosa estate 1997. Ero occupata a tempo pieno insieme al Bibliotecario del Centro Nazionale di Studi Leopardiani, Ermanno Carini, nella costituzione di un archivio musicale internazionale di brani d’ispirazione leopardiana, in vista dell’imminente Bicentenario. Catalogando e studiando pezzi altrui, mi ripromettevo anch’io di rendere omaggio al Poeta con una mia composizione. L’occasione la fornì la neonata rassegna estiva del CNSL Notturni Leopardiani .

Non volevo mancare a questo importante appuntamento con Giacomo e la mia città: ma, che cosa scrivere? Ero e resto dell’opinione che i testi poetici di Leopardi, in particolare gli Idilli, abbiano una loro autonoma e superiore perfezione, cui la musica deve accostarsi in punta di piedi, pena risultati retorici e di dubbio gusto. Dopo una lunga riflessione, sono ricorsa alla mia “vocazione” per la teatralità, più volte sperimentata. Avevo inoltre a disposizione il grande talento di Alessandra Gattari, cantante e attrice di rara sensibilità. Ho intuito sin dall’inizio che Alessandra non avrebbe dovuto interpretare, ma “essere” Saffo, nel puntuale momento in cui sta per dire addio alla vita. A realizzare i miei intenti sarebbe potuta bastare la sola voce femminile, ma mi serviva uno strumento, evocativo e musicalmente ‘scarno’ che l’amplificasse e l’anticipasse, in costante dialogo con essa. Optare per il flauto è stata una scelta naturale e volutamente controcorrente rispetto alle norme compositive tradizionali, che vieterebbero l’accostamento di due strumenti melodici. Inoltre, per valorizzare l’estrema significatività del testo leopardiano, ho deciso di togliere invece che aggiungere, di suggerire senza prevaricare, di usare in funzione espressiva il dialogo suono-silenzio considerandoli, compositivamente parlando, elementi di pari importanza.

Ho altresì lavorato alla canzone leopardiana, sintetizzandola per permetterne una lettura in chiave rappresentativa. Come Bellini, ritengo che la musica sia già nel testo, bisogna solo farla ‘scaturire’, pertanto il lavoro su di esso è per me sempre molto faticoso, e basilare per la genesi di un brano vocale. Tra sillabe e accenti, pause e ritmi incalzanti, la composizione ha preso completamente forma nella mia mente: scriverla è stato un corollario seguito a questo lavoro preparatorio.

Ho costruito il brano come un vestito su misura per Alessandra e ho osato tessiture impervie, sia in acuto che al basso, alternanze continue tra canto vero e proprio, sprechgesang, declamato a ritmo e recitato libero, nonché effetti molto impegnativi, come il pianto, da intendersi in senso letterale. Alessandra, dal canto suo, è intervenuta nella stesura, su mia sollecitazione, per concordare dettagli interpretativi e suggerire soluzioni vocalmente efficaci.

Questo brano vuole essere come una finestra aperta, in tempo reale, sull’animo di Saffo, che, dopo averci rivelato la sua umana grandezza, saluta la vita. E spero tanto che nella ‘mia’ Saffo si riesca percepire, anche solo per un attimo, lo sguardo commosso e presente di Giacomo.
 
 Nòmos III (2008)

Si tratta della terza realizzazione di una tipologia compositiva iniziata nel 1997. Il nòmos nella società greca classica era una composizione vocale solistica la cui caratteristica principale consisteva nel mantenersi identica nel corso dei secoli (la parola in greco significa, letteralmente, “legge”). Infatti, era affidata ai testi ed alle melodie dei nòmoi l’essenza stessa, morale e religiosa, del popolo greco. L’Autrice ha inteso  il nòmos come una breve composizione d’intensa suggestione melodica incentrata sulle caratteristiche sonore specifiche dello strumento prescelto. Dopo la tromba e l’organo antico, Nòmos III è stato scritto per  il sassofono soprano, valorizzando le notevoli capacità timbriche di Giampaolo Antongirolami, un interprete speciale cui il brano, in prima esecuzione assoluta,  è dedicato. Nel 2013 il brano è stato rielaborato come parte centrale del brano Nòstos per sax contralto e percussioni.
 
Frammento apocrifo di Stratone da Lampsaco (2009)

Il testo cui il brano si riferisce costituisce la conclusione 'scientifica' delle Operette morali di Leopardi: egli immagina che l'antico filosofo peripatetico formuli la sua ipotesi scientifica circa l'origine e la fine di questo mondo, nella quale la considerazione delle creature che lo abitano non riveste alcuna rilevanza. Nondimeno, dalla lucida ed asettica prosa traspare la pietas leopardiana verso l'Uomo e la sua sofferenza, per questo l'Autrice non ha voluto ricorrere alla voce recitante, affidando il testo alla nudità della sola proiezione, cui è sottesa una musica evocatrice, affidata ai due contrabbassi, che intende favorire la personale riflessione. Però, in alternativa, il testo può essere recitato, o recitato e contemporaneamente proiettato.

La procedura di sintesi del testo è stata laboriosa, perchè era necessario, pur tagliando, mantenere integro il pensiero leopardiano, rafforzandone i nodi concettuali. Tale lavoro è stato propedeutico alla redazione della musica, che ne è scaturita come una sorta di corollario. Il duplice orientamento di Leopardi che caratterizza questa Operetta morale, cioè da una parte l’umana compassione per la sofferenza dell’Uomo e la caducità della sua esistenza, pura casualità in un universo indifferente, dall’altro l’amara ironia con cui si compiace di descrivere un mondo che, come un giocattolo in balia dei capricci del caso, si assottiglia intorno al proprio asse fino ad andare in pezzi, sono rese da due diversi temi melodici. Il primo, composto e dolente, corrisponde ai termini “caduchi” e “passeggeri”, ed è stato costruito su una quarta eccedente, poi risolta (bb. 37-39 e segg.). Il secondo, che giunge inatteso e straniato in questo contesto, è la citazione della nota canzoncina infantile “Giro girotondo”, appena dissimulata da acciaccature (b. 77 e segg.), su cui è costruito l’intero episodio della prospettata fine del mondo (bb.55-91). La sezione burlesca che lo introduce e lo contiene (bb. 54-64 e 73-91), imperniata su una danza molto ritmata e un po’ strampalata, in alcuni momenti grottesca, fa da contraltare al doloroso sentimento che domina la prima parte, ed è caratterizzata da pizzicati e glissati. L’atmosfera suggerisce andamenti da accompagnamento di film muto, piccoli tocchi descrittivi convenzionali usati in forma ironica ed esorcizzante. L’episodio conclusivo, una sorta di coda in cui vengono ripresi molti degli elementi musicali precedentemente usati, è costruito prima sulla riproposizione in tonalità minore (bb.102-109) e poi maggiore (bb.110-125, alle bb. 118-121 con armonici naturali) del secondo tema. Alle bb. 125-126 compare, come un turbamento improvviso, il primo tema. Infatti, alle battute finali è affidata la sostanza del maturo pensiero leopardiano: l’Uomo non può che soccombere impotente, tra l’indifferenza della Natura e dell’Universo.
 
E quindi il mar da lungi e quindi il monte (2009)

La Suite per orchestra E quindi il mar da lungi e quindi il monte deriva il suo titolo dal verso 25 della lirica A Silvia di Giacomo Leopardi, in cui il poeta (che nell’aprile 1828 soggiornava a Pisa), rievoca con malinconia il paesaggio che era solito vedere dalla sua casa. Infatti, il brano vuole essere un omaggio alle Marche, l’amata regione in cui l’Autrice recanatese è nata e vive. Ulteriore e importante fonte d’ispirazione è stato l’ensemble strumentale cui è affidata la prima esecuzione assoluta, l’Orchestra “Sinfonietta Gigli”, fondata e diretta dal violinista Luca Mengoni, formata da giovani allievi  della Civica Scuola di Musica “B. Gigli” di Recanati, istituzione in cui l’Autrice insegna sin dal lontano 1985. A questi ragazzi che, come il fanciullo protagonista del Sabato del villaggio, si affacciano ora alla vita, la composizione è dedicata.

E' strutturata in cinque brani, stilisticamente e idealmente collegati, costruiti con elementi musicali volutamente semplici, a conferma di un’essenzialità che negli ultimi anni, per l’Autrice, è divenuta istanza estetica primaria. Il primo, Alba estiva sull’Adriatico, suggerisce e poi accompagna il sorgere del sole, in un’atmosfera post-impressionistica giocata su accordi maggiori e minori, sulla ricercatezza timbrica e dinamica. L’alba simboleggia anche, per traslato, la limpida giovinezza degli esecutori. Il secondo, Il sabato del villaggio, vuole ricordare l’atmosfera vivace dei piccoli mercati che ogni cittadina marchigiana, da secoli, ospita settimanalmente. Il mercato recanatese, cui Leopardi ha dedicato la lirica che dà il titolo al brano si svolge, appunto, di sabato: un sabato tessuto di progetti, di attesa per il giorno festivo, di incontri con gli amici, di nascenti amori. Il tema pseudopopolare su cui è costruito è stato ideato dall’Autrice ed è accompagnato da pizzicati e piccoli glissati, a significare l’atmosfera brulicante e festosa del giorno di mercato. Nel terzo, L’antro della Sibilla, si vuole ricordare la presenza sui nostri monti dell’indovina che fu celeberrima nell’antica Roma e che, appunto, ha dato il nome ai Sibillini. L’arcana e misteriosa personalità di questa donna leggendaria aleggia nel pezzo, resa con suoni gravi e tremoli degli archi: il suo antro non è mai stato trovato e, sembra dirci lei ammonitrice, non lo sarà mai…. Il quarto brano Mazzamurelli, folletti dispettosi, una pantomima giocata sull’immaginaria presenza in scena dei “mazzamurelli” (folletti tipici dell’area laziale-marchigiana che, si dice, si vendicano di chi li guarda negli occhi bussando di notte sui muri delle loro case), in questa occasione non sarà eseguito. L’ultimo brano, Beniamino, l’usignolo del campanile di fatto è, contemporaneamente, un omaggio al grande tenore marchigiano, all’orchestra ed a Recanati: Beniamino bambino (già prodigioso solista nel coro della cattedrale di S. Flaviano sotto la guida di Quirino Lazzarini), essendo il figlio del campanaro, spesso accompagnava il padre nelle sue mansioni e, arrampicatosi sul campanile, da lì amava cantare, affidando al vento la sua innocenza e la sua gioia di vivere, per la gioia dei suoi concittadini. La melodia popolare che l’Autrice immagina intonata da Beniamino è “FFacciate alla finestra Lucìola” (nella trascrizione di Gino Ginobili), che Leopardi ha citato nello Zibaldone e Lino Liviabella ha utilizzato nella sua Rapsodia Picena per pianoforte. Il leit-motiv della figura di Beniamino è affidato al flauto: un trillo, che ricorre spesso e, solitario, ricompare nel finale, a significare che l’eredità artistica ed umana del grande Tenore è viva ed operante oltre ogni limite temporale, soprattutto nei giovani, come i componenti della “Sinfonietta Gigli” con la loro attività testimoniano.



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Elenco composizioni, in ordine cronologico
 
1) Frammenti notturni,  per flauto e violoncello, (dedicato a Silvano Scarponi), 1981. Pubblicato nel 1985 dalla casa  editrice BERBEN di Ancona.
2) Hora de estrellas, due liriche di Federico Garcia Lorca per sopr., oboe, chit., violoncello e percussioni, 1982.
3) La Muse Malade, per flauto, corno, arpa e violoncello, 1983: Andante con moto, Rondò giocoso
4) Duds of emerald, cinque liriche di Emily Dickinson per voce femminile (soprano), (dedicato a Rosario Mirigliano), 1984. Pubblicato nel 1985 dalla casa editrice BERBEN di Ancona;
versione per S, voce recitante e pf,, 2002. Secondo premio (primo  non assegnato) al 7° Concorso di esecuzione e composizione Città di Barletta (1997). 
5) Portraits
, azione scenica per soprano e pf su testi dalla Spoon River Anthology  di E. Lee Masters, (dedicato a Stefania Renieri), 1985-1986: Sarah Brown - Minerva Jones- Emily Sparks
Pezzo classificato III al 7° Concorso Città di Barletta.
6) Il Contastorie, tre fiabe per voce recitante e pianoforte, (testo di Ciarlantini), 1985-1986. Revisione 2013: Il soldatino di stagno - Pollicino - La bella addormentata
7) In un punto del tempo, per coro misto, soprano e violoncello, su testi di Mario Luzi,  (dedicato ad Antonio Bacchelli), 1986-1987.
8) Penultimo giorno, per voce recitante e pianoforte, testo di Vanni Ronsisvalle, 1987. Pezzo vincitore del I concorso per liriche da camera "F. Casavola" , Ass. Culturale “Il Grifo” di Bari.
9) D'Annunzio, azione teatrale per soprano, voce recitante maschile e pianoforte (commissionato dal Minimo Teatro di Macerata per il I Centenario dannunziano), 1987.
10) Au retour, per soprano, chitarra e violoncello, su testo di François Villon, (dedicato ad Ivan Vandor), 1988. Legato da contratto con la casa editrice EDIPAN di Roma, catalogo noleggio.
11) La bella addormentata ( da Il Contastorie), per pianoforte a quattro mani, quattro clarinetti (o due flauti e due clarinetti), piccole percussioni e voce recitante, Scuola Media di Montecassiano  1992.
12) Streben, cadenza per pianoforte (dedicato a Luca Miti), 1993.
13) Berceuse pour I. (dedicato alla propria figlia Ilaria Scarponi), per flauto, clarinetto, viola (o violino) e pf, 1993, commissione quartetto «Jongleur» di Rimini, dir. Daniele Salvatore.
14) Introduzione e Presto (à l'hongroise) per quartetto di chitarre, 1994-'95, per il Quartetto Chitarristico Italiano.
15) Nudo, per soprano e violoncello, su testo di Alessandro Miano (dedicato a Renzo Cresti), 1995.
16) L'incendiario, per percussioni (un esecutore), voce recitante e nastro magnetico, su testo di Aldo Palazzeschi (adattato da P. Ciarlantini), commissione del Conservatorio di Venezia, per Annunziata Kiki Dellisanti, 1994-'96 e 1999-2000 (come azione scenica).
17) Nomos, per tromba in Si b (dedicato a Lorenzo Cimino), 1997.
18) Ultimo canto di Saffo, per soprano e flauto, su testo di G. Leopardi adattato da P. Ciarlantini, commissione del Centro Nazionale di Studi Leopardiani (dedicato ad Alessandra Gattari), 1997.
19) Gran balletto della felicità, per fisarmonica classica, pianoforte e perc. (ded. a Andrea Strappa), 1997.
20) Nomos II, per organo antico, commissione dell’VIII Musica Nuova Festival di Senigallia, 1999.
21) Butterfly Suite, colonna sonora per il film Butterfly di Andrea Anconetani (da La signorina Else, di A. Schnitzler), Millimetri cinematografica 2003:
      -     Morning Song per pianoforte;
-          Melodia rinascimentale (su tema anonimo d’epoca) per pianoforte;
-          Tema del Tradimento per pianoforte;
-          Tema dell’Assoluto, per viola;
-          “Tema dell’Assoluto” Trio, per flauto, viola e pianoforte;
-          Ave Maria  per due voci bianche;
-          Farewell Song per pianoforte.
22) Sentiero d’autunno, per voce recitante, violoncello e pf, su testo di M. Grazia Maiorino (ded. a M. Grazia Maiorino, Giovanna Barbati, Ester Fluckiger e Mauro Pierfederici), commissioe dal XII Musica Nuova Festival di Senigallia, 2003. Colonna sonora del cortometraggio Nel cuore della notte  di Andrea Anconetani, Millimetri cinematografica 2004.
23) Christmas Lullaby, per violoncello solo, commissione dalla Fondazione Adkins Chiti: Donne in Musica di Fiuggi, nell’ambito della Rassegna Controcanto- Musica Sacra nel Parco. 2003.
24) Sanctus per coro a cappella, nell’ambito della Messa collettiva Virgo Lauretana  Loreto 2004.
25) Vorrei percorrere, romanza per voce e pianoforte, testo e musica di Paola Ciarlantini, dedicata a Vernon Pickering , 2005;
II versione Peace in the world, coautore Sergio Parisini, in CD The eyes of love di Vernon Pickering, Edizioni Warner Chappell  Music Italiana, 2006.
26) Ascoltare il silenzio della notte, per voce recitante, violino e pianoforte, su testo di Liliana Battaglia, commissione del XIV Musica Nuova Festival di Senigallia, 2005.
27) Musiche per il cortometraggio Due bravi ragazzi di Tony Palazzo, per pianoforte, commissione XV Musica Nuova Festival di Senigallia, 2006.
28) Introitus “Gaudens Gaudebo” per coro a cappella (in collab. con Roberta Silvestrini, Loredana Totò e Francesca Virgili) per la II vers. della Messa “Virgo Lauretana”, S. Pietro in Vaticano 2006.
29) La ballata di Alma (in memoria di Alma Rosé), per soprano, violino e pianoforte, su testo proprio, dedicata ad Ornella Bonomelli, commissione dal Comune di Ancona e dalla Regione Marche per la Giornata delle Memoria,  Ridotto T. delle Muse di Ancona 2007.
30) Mimosa e caffè fresco, su testo di Dacia Maraini, per voce recitante e pianoforte, commissione XVI Musica Nuova Festival di Senigallia, 2007.
31) Nòmos III  per sax soprano, commissione Rassegna “Itinerari d’ascolto” della Provincia di Macerata, 2008.
32) Portraits for Kiki per voce femminile e percussioni, dalla Spoon River Anthology di E. L. Masters (rielaborazione di Portraits, 1985-1986), commissione Rassegna “Itinerari d’ascolto” Provincia di Macerata, 2008:   Sarah Brown - Minerva Jones - Emily Sparks.
2° e 3° brano (mai eseguiti) vincitori del II posto (cat. E) al Concorso Internazionale di Composizione ed Esecuzione per strumenti a percussione e batteria della Percussive Arts Society-Italy, Fermo 2008. 
33) Piccola sonata per violino in Do min. (non completata), dedicata al volume Il cielo leggero di Norma Stramucci (Azimut, Roma 2008) e in esso stampata:
Allegro- Tema “La bestia sanza pace” e variazioni, Tema  “L’angelo”e variazioni-Rondò capriccioso
34) E quinci il mar da lungi e quindi il monte, suite per flauto, orchestra d’archi e pianoforte, commissione Rassegna “Itinerari d’ascolto” 2009 della Provincia di Macerata:
1) Alba estiva sull’Adriatico
2) Il sabato del villaggio
3) L’antro della Sibilla
4) Mazzamurelli, folletti dispettosi (mai eseguito)
5) Beniamino, l’usignolo del campanile
Pezzo vincitore selezione internazionale della Fondazione Adkins Chiti. Donne in Musica per la Festa della Donna 2013. Eseguito dai Solisti Veneti, dir. C. Scimone, Aud. Pollini di Padova, 8 marzo 2013.
35) Frammento apocrifo di Stratone da Lampsaco dall’omonima Operetta Morale di G. Leopardi adattata da P. Ciarlantini, (dedicato a Massimo Priori), per due contrabbassi e proiezione video (v. rec. facoltativa)., commissione per la manifestazione Musica e astronomia, Riva del Garda 2009.
36) Berceuse seconda per fl, cl. sib, vno, vcello, chit. e pf , [nuova vers. di Berceuse pour I., 1993], commissione di Ada Gentile per il 31° Festival Spazi Musicali, Roma 2010.
37) Ninetta, la fata dei ricordi per v. rec.,, quintetto di fiati [fl, cl. piccolo Mib, I cl Sib, II cl. Sib, fag.] e  piccole perc.. Su testo, di Diana Sansoni  (da Favole, ed. Albatros), commissione della Gioventù Musicale d’Italia di San Benedetto del Tronto per  5a Rassegna “Racconti in musica”,  2011.
38) La camicia dell’uomo contento , opera semiseria in un atto e quattro quadri (2011), liberamente tratta da una fiaba triestina in Fiabe italiane di Italo Calvino, libretto e musica di Paola Ciarlantini. Organico: fl., 2 cl. in SI b, trombone (o fagotto), pf o tastiera digitale, fis. classica, piccole percussioni.
Ruoli cantati: Il Principe (soprano), Il Re (basso), Tre Medici (buffi: 1° basso/baritono, 2° tenore, 3° falsettista o contralto en travesti), Il Tagliaboschi (tenore), Coro di cortigiani e cortigiane (S, A, T, B).  Ruoli parlati: Il Narratore, Due dignitari di corte.
In allestimento presso il Conservatorio “F. Bonporti” di Riva del Garda per autunno-inverno 2013
39) Dammi mille baci. Omaggio a Bruno Mugellini, romanza per soprano e pianoforte su testo di Catullo trad. da Carlo Zangarini e ad. da P. Ciarlantini. Commissione Convegno Nazionale di Studi per il I centenario della morte di Bruno Mugellini. Potenza Picena 2012.
40) Nòstos per sax contralto e percussioni [xil, vibr, triang, 3 tom-tom, p. sosp., maracas, glass chimes]. Commissione XXI Musica Nuova Festival di Senigallia, 2012.
41) La nascita di Atalanta, per voce rec. e ensemble di fiati. I parte del melologo Atalanta. Una fanciulla nella Grecia degli dèi e degli eroi dall’omonimo libro di Gianni Rodari, nuova produzione Teatri Antichi Uniti (TAU), Monte Rinaldo 2012.
42) Conductus per 2 cl. Sib, sax tenore e coro parlante, da La Vergine degli Angeli di G. Verdi. Commissione del XXII Musica Nuova Festival di Senigallia, 2013
 



A Ilaria e Silvano Scarponi




 





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