Pietro Floridia, un grande musicista finalmente apprezzato e un cd
Pietro Floridia, un grande musicista finalmente apprezzatoUno dei compiti nobili della storiografia musicale è quello di riportare in auge i musicisti che, per vari motivi, sono stati trascurati dalla storia, la quale cambia spesso prospettive di valutazione. Ci sono esempi clamorosi di grandi compositori che dopo la loro morte sono stati pressoché dimenticati, da Vivaldi a J. S. Bach, e che col cambio del punto di vista storico hanno potuto godere della giusta collocazione nel racconto sempre variabile della storia della musica. Pietro Floridia è un interessante compositore modicano, nato il 5 maggio 1860 e morto a New York il 16 agosto 1932, che è stato misconosciuto fino a pochi anni fa, per la precisione fino all’inizio degli anni Novanta del secolo scorso, quando grazie al Centro Studi Pietro Floridia e alla pubblicazione del libro di Giovanni Dormiente, Pietro Floridia: musicista senza patria,[1] è iniziato il percorso di valorizzazione. In quegli stessi anni Loredana e Maria Bruno, pianista e cantante giovani ma già in carriera e molto attente alla rivalutazione delle glorie locali della loro nativa Modica, iniziarono ad interessarsi alla musica di Floridia, eseguendola in una serie di concerti.
Molti sono gli aspetti interessanti che vengono alla luce dalla biografia e dall’opera di Floridia, vediamoli da vicino, seppur brevemente, in modo da capirne il valore. Nel 1873 entrò al Conservatorio di San Pietro a Majella per studiare pianoforte, sotto la guida di Beniamino Cesi, e composizione con Lauro Rossi. Nel 1882 compose la sua prima opera teatrale, Carlotta Clepier, tre atti brillanti su libretto di Antonio De Lerma dei Castelmezzano, rappresentata a Napoli nello stesso anno con esito positivo. Dopo questo successo, Floridia rientra nella sua città natale, per approfondire lo studio dei classici e l’orchestrazione, studiando Berlioz e Wagner. Nel 1888 divenne insegnante di pianoforte presso il Conservatorio di Palermo ed ebbe modo di conoscere Hans von Bülow, il grande direttore d’orchestra amico di Wagner e primo sposo di Cosima Liszt (prima che questa si risposasse con lo stesso Wagner). L’anno successivo vinse un Concorso indetto dalla Società del Quartetto di Milano, con la sua vigorosa Sinfonia in re, eseguita solo anni dopo a Torino, nel 1892 anno in cui risultò vincitore di un altro Concorso indetto ancora dalla Società del Quartetto milanese con la Sonata per pianoforte in quattro tempi, in stile classico.
Floridia trentenne aveva dunque già un buon curriculum e venne invitato al Festival di Bayreuth direttamente da Cosima, vedeva Wagner. Di questa esperienza, Floridia ci lascia diverse testimonianze in articoli stampati ne «La Gazzetta Musicale di Milano», con la quale collaborò con lo pseudonimo di Beguardo, e nei giornali palermitani «Psiche» e «L’Isola», scrivendo particolarmente del Lohengrin, del Tannhäuser, dei Maestri Cantori di Norimberga, del Parsifal, dell’orchestra wagneriana, del rapporto fra musica e poesia, della declamazione, dell’influenza del teatro wagneriano sul melodramma italiano. Gli venne offerto un posto nella prestigiosa Scuola di Bayreuth, così gli scrisse Cosima Wagner, da Salò in data 19 ottobre 1892, come riporta il libro di Dormiente: «L’attività che le viene offerta, signor Floridia, sarà complessa: si tratterà di insegnare la polifonia (e seguire i corsi) dirigendo i cori e poi col tempo di far parte dell’orchestra». Offerta che Floridia dovette declinare per impegni presi con l’Editore Ricordi.[2] Interessante ricordare che nel 1900 Floridia realizzò la traduzione ritmica del Tristano, per le rappresentazioni alla Scala sotto la direzione di Arturo Toscanini.
Al Teatro Malibran di Venezia, il 23 agosto 1894, venne rappresentata Maruzza, “Scene liriche popolane”, su libretto dello stesso Floridia, sotto la direzione di Alessandro Pomè. Opera che è un piccolo capolavoro e che ebbe giustamente giro in 14 teatri, riproposta con leggere modifiche, dal Carignano di Torino al Vittorio Emanuele di Messina, dal Dal Verme di Milano al Massimo di Palermo, fino alla Stadttheater di Zurigo, al San Carlo di Napoli, al Carlo Felice di Genova e al Teatro Ricciardi di Bergamo, in quest’ultima occasione gli venne commissionata un’Ouverture, che venne eseguita il 28 novembre 1897 al Teatro alla Scala, diretta da Leandro Campanari.
In una lettera di Giovanni Verga, pubblicata su «Il Supplemento al Caffaro» di Genova il 4 marzo 1897, il grande scrittore esclude ogni relazione fra il cosiddetto Verismo musicale di Cavalleria rusticana e Maruzza. Il libretto è buono e prepara bene le situazioni musicali, i personaggi sono descritti in maniera efficace, «Il primo atto è essenzialmente di descrizione dell’ambiente» - scrive L. A. Villans ne «La Gazzetta di Torino» del 25 aprile 1895 - «Il secondo è di descrizione psicologica dei personaggi e, al tempo stesso, preparatorio al terzo atto, interamente passionale».
Un’altra opera teatrale di notevole interesse è La Colonia Libera, su libretto di Illica e Giacosa, che riprendono un soggetto relativo alla guerra d’Indipendenza americana. Illica e Giacosa erano anche i librettisti di Giacomo Puccini che da Milano, in data 7 giugno 1896, scrisse una lettera a Floridia, nella quale si legge: «Sono ben contento che la mia Bohème ti abbia così interessato. Un elogio da un maestro come te non può che essermi gradito». La Colonia Libera venne messa in scena al Teatro Costanzi di Roma il 7 maggio 1899, diretta «Dal Maestro Ferrari inappuntabilmente» – come si legge sulle pagine de «La Cronaca Teatrale» di Palermo il 9 maggio 1899 - «Fu una grande première, la sala era gremita, l’autore ebbe 16 chiamate». L’opera venne quindi rappresentata anche a Torino e a Milano, poco prima che Floridia decidesse di imbarcarsi per gli Stati Uniti. Contemporaneamente alle riprese de La Colonia Libera, nel 1903, a Lugano, Floridia compose The Scarlet Letter, incentrata sul romanzo di Nathaniel Hawthorne, lavoro mai rappresentato.
Dopo una sofferta decisione partì per l’America e arrivò a Washington su invito dell’Ambasciatore italiano, il 9 dicembre 1904. Vi fu un concerto in suo onore presso l’Ambasciata, prima che si trasferisse a New York e poi a Cincinnati, dove insegnò presso il College of Music, in qualità di docente di Canto. Rimase al College fino al 1908, poi traslocò di nuovo a New York. Gli venne commissionata dall’Ohio Valley Exspotion un’opera teatrale, su libretto di Paul Jones, nacque così Paoletta che venne allestita alla Music Hall di Cincinnati, il 29 agosto 1910, l’opera fu rappresentata per un mese di seguito, concertata e diretta dallo stesso Floridia. A New York, nel 1920 al Teatro Capitol, venne rappresentato il solo primo atto. Da sottolineare che Pauletta fu la prima opera teatrale commissionata negli Stati Uniti a un italiano. «The Enquirer» di Cincinnati, all’indomani della prima, scrisse: «Questa è la prima grande opera scritta, prodotta e pubblicata in America».
Nel 1913 Tito Ricordi lo invitò ad accettare la Direzione del Conservatorio di Palermo, sostituendo Cilea. Gli venne anche offerta, direttamente da Boito, che era diventato Senatore del nuovo Regno d’Italia, la cattedra di Composizione presso il Conservatorio di Napoli, ma entrambe le lusinghiere proposte furono respinte per gli impegni che Floridia aveva preso in America. Nella Grande Mela, nello stesso 1913, Floridia fondò l’Orchestra Sinfonica Italiana che curò personalmente. Inoltre, compose Madame Cliquot che fu rappresentata nel 1913, anno in cui venne eseguita pure la sinfonia scenica Aci e Galatea, mentre l’anno successivo venne messo in scena il dramma lirico in un atto, Tory, rappresentato nel 1914. E ancora, le musiche di scena per A Florentin Tragedy di Oscar Wilde e diversa musica pianistica che venne pubblicata dall’Editore Schirmer and Fischer e che ebbe una certa risonanza, come anche alcune sue canzoni e trascrizioni di autori italiani fra Cinque e Seicento, fra i quali Caccini, Carissimi, Monteverdi, Frescobaldi e altri. Nel 1923 uscì un cofanetto con le sue revisioni intitolato Early Italian Songs Aris. Infine, ricevette il prestigioso riconoscimento “David Bispham”, da parte dell’American Opera Society di Chicago. Completò la sua ultima opera teatrale, Malìa, mai rappresentata, in sostanza una rivisitazione di Maruzza. In solitudine, Floridia morì a New York nel 1932.
Non si capisce molto bene il perché Floridia decise di andare in America, forse per dissidi con Ricordi,[3] né abbiamo molte notizie del periodo newyorkese. Fu questo uno dei motivi per cui il musicista venne progressivamente dimenticato in Italia, mentre negli Stati Uniti continuò ad essere ricordato. Il prestigioso Dizionario di Musica Paravia, diretto dai grandi musicologi Della Corte e Gatti, dedica una voce a Floridia, siamo nel 1942. L’Enciclopedia della Musica Rizzoli-Ricordi, nel 1972, dedica ancora una scheda critica, seppur succinta, al maestro modicano, il quale, qualche anno dopo, nella diffusa Enciclopedia della Musica Garzanti, scompare, come sparisce dai radar di tutta la storiografia musicale, eppure – come si è visto – il percorso artistico del Maestro fu di prim’ordine.
In questi ultimi anni qualcosa s’è mosso per rimettere sulla giusta via il destino postumo di Pietro Floridia, soprattutto grazie ad alcuni appassionati intellettuali e musicisti modicani, come i citati Dormiente, Giardina, Barone, Buscema, e all’Associazione APS Laboratorio Brunier, che da sempre ha auspicato che la casa natale del Maestro potesse diventare una Casa-Museo, per farne un punto di riferimento per chi voglia svolgere ricerche sulla vita e l’opera di Floridia, oltre che un’attrattiva culturale per la bella città di Modica.
L’APS Laboratorio Brunier realizzò, all’interno della rassegna Questione di stile 2014, un’importante Tavola Rotonda e un concerto dedicati alla valorizzazione, al sostegno e alla conservazione della musica di Floridia. In quell’occasione abbinati a un’analoga riflessione su Gaetano Luporini. Parteciparono all’incontro il nipote del Maestro lucchese, Gaetano Giani Luporini, e il direttore d’orchestra Silvano Frontalini, realizzatore di varie incisioni di musiche di Floridia. Il concerto fu tenuto da Maria Bruno e Roberta Ceccotti, accompagnate al pianoforte da Loredana Bruno. Il progetto di valorizzazione dei due musicisti venne sposato dai Comuni di Lucca e di Modica, infatti, anche negli anni successivi vennero organizzate, sempre a cura dell’APS Laboratorio Brunier, altre iniziative. Nel 2015 a Modica fu organizzato, presso l’auditorium dedicato a Floridia, un Simposio con il Sindaco Ignazio Abbate, gli Assessori Orazio Di Giacomo e Giorgio Beluardo, l’architetto Fabio Bruno, il vice Presidente della Commissione cultura del Comune di Lucca Claudio Cantini e l’esperto di Floridia Giovanni Dormiente, incontro che fu seguito da un concerto su Floridia e Luporini, con le cantanti Maria Bruno e Roberta Ceccotti, presentato da Renzo Cresti.
Nel 2016 ebbe inizio lo scambio culturale fra le due città di Modica e Lucca. Fu messo in scena il primo atto dell’opera Maruzza sia al Teatro Garibaldi di Modica sia al Teatro Idelfonso Nieri di Lucca, con le voci principali che sono le stesse del cd, tutte versatili e brave, e con la partecipazione di alunni dei due Licei musicali di Lucca e Modica. La rappresentazione dell’opera fu preceduta da una Tavola rotonda che vide la partecipazione del Sindaco di Lucca Alessandro Tambellini, dell’Assessore del Comune di Modica Giorgio Baluardo, della Dirigente dell’UST Donatella Buonriposi, dei professori Benedetto Benedetti, Antonio Romiti e Lucia Bianucci, dei Dirigenti scolastici Maria Pia Mencacci e Walter Rinaldi, coordinati da Renzo Cresti. Furono momenti molto significati e belli.
È ben interpretato questo cd: Maria Bruno, Roberta Ceccotti, Veio Torcigliani e Davide Piaggio sono accompagnati ora da Loredana Bruno ora da Tiziano Mangani al pianoforte e dall’Ensemble Brunier, che vale la pena citare in ogni suo singolo componente perché sono tutti davvero preparati: Francesco di Cuonzo, primo violino – Carla Corradi Cervi, secondo violino – Lorenzo Giovannelli, viola – Francesca Gaddi, violoncello – Salvatore La Rosa, contrabbasso, diretti da un valentissimo Guido Masini. Per tutti un’interpretazione non solo tecnicamente ben fatta ma profondamente espressiva. La riduzione dell’organico orchestrale a quintetto d’archi più pianoforte è di Raffaele Buscema, rispecchia appieno lo stile di Floridia, del resto Buscema è un cultore di Floridia ed è uno dei protagonisti di questa rinascita della musica del Maestro modicano.
Il cd presenta assaggi sonori dalle tre opere maggiori, Maruzza, La Colonia Libera e Paoletta, così ci si rende bene conto della qualità della scrittura e dello stile originale di Floridia, che pur avvicinandosi a quello della cosiddetta Giovane Scuola italiana di fine Ottocento se ne discosta soprattutto dal punto di vista armonico; che pur avendo subito influenze wagneriane è assai lontano dal cromatismo del Maestro tedesco, dal suo ricorso alla mitologia e dalla sua concezione del Dramma Totale; che pur avendo assimilato suggestioni musicali americane, lavorando per la Victor Co., nulla si nota in Paoletta che si possa avvicinare a uno stile americaneggiante. Vi è quindi una forte personalità, un’originalità incontestabile, almeno nelle sue opere meglio riuscite che nel cd vengono interpretate con sapienza e perizia vocale ma anche con profonda partecipazione, da cantanti che già si sono cimentati nel repertorio di Floridia.
Lucca ha dunque un ruolo privilegiato in questa riscoperta sia per lo scambio avvenuto negli anni 2014-15-16 con il Comune di Modica sia per la presenza nella Città delle Mura dell’APS Laboratorio Brunier, attiva già da oltre vent’anni, sia per le tante iniziative legate all’instancabile Maria Bruno. Questo cd è un fiore all’occhiello e una pietra miliare per la rivalutazione di un musicista di grande valore che, fra l’altro, ha portato il nome dell’Italia nel mondo.
[1] Giovanni Dormiente, Pietro Floridia, musicista senza patria, Demetra Editore, Modica 1991, libro è il risultato di lunghe e faticose ricerche, come sottolinea lo stesso autore nella Premessa: «Non è stato facile cimentarmi in quest’opera di ricostruzione». Il volume è stato poi edito di nuovo a cura del Laboratorio Brunier, durante le celebrazioni per Pietro Floridia e Gaetano Luporini, tenutesi a Lucca nel 2014. http://www.modicaonline.com/avvio/Pietro_Floridia.htm
[2] Ne «La Gazzetta Musicale di Milano» del 3 dicembre 1896 si legge: «I Signori Ricordi, noti editori musicali, preparano il campo operistico con quattro dei migliori compositori della nuova scuola. Alberto Franchetti. […] Giacomo Puccini. […] Un terzo compositore è il signor Pietro Floridia. […] Pietro Mascagni infine».
[3] Su questo aspetto cfr. il documentato libro di Michele Giardina, Pietro Floridia, il sogno infranto di un musicista errante, Prefazione di Giuseppe Barone, Armando Siciliano Editore, Messina 2015. Nelle pagine 160 e seg. del volume, è riportata un’interessantissima lettera di Floridia, scritta poco prima di morire, nella quale si legge: «Non ho mai rinunciato alla lotta. […] La Colonia Libera non potrà mai essere un caposaldo di resurrezione, essendo basata su un soggetto americano. […] Perché non ho potuto continuare nella gloriosa via che Maruzza mi aveva aperto? La necessità di dovermi guadagnare il pane quotidiano. […] Ragioni di carattere commerciale avrebbero indotto la Casa Ricordi a cercare di mettermi nell’ombra, onde non creare concorrenza con chi doveva essere il solo e unico dio», ovvero Puccini. Un destino simile toccò anche al lucchese Gaetano Luporini, ottimo musicista e autore di opere teatrali che non ebbero il dovuto sostegno da Ricordi per il motivo descritto da Floridia.