Luciano Chailly, con una sua autoanalisi
Luciano Chailly: come scrivere un'opera nel '900Vedi più sotto l'autoanalisi di Chailly su Sogno (ma forse no)
Il 24 dicembre del 2002 è morto Luciano Chailly, aveva 82 anni, essendo nato a Ferrara nel 1920. Ho conosciuto Luciano quando scrissi il libro su di lui (Linguaggio musicale di Luciano Chailly, per Miano editore in Milano). Colto, elegante e addentro alle cose musicali è stato un compositore eccellente, ha saputo equilibrare le sue doti tecniche e contrappuntistiche con una forma di comunicazione diretta (che gli ha permesso di approdare felicemente anche al teatro). Che peccato che la squallida situazione della musica (contemporanea) italiana non consenta di programmare Opere belle come quelle di Chailly e, ahimé, neanche la sua musica da camera, altrettanto espressiva.
Il noto critico Massimo Mila, in un suo ideale "Parlamento musicale", collocò Chailly nel centro-sinistra: a sinistra stavano i compositori più sperimentali (da Nono a Berio, da Donatoni a Togni, da Clementi a Bussotti), a destra quelli più conservatori, questo inserimento "politico", nella sua maniera ironica e divertita, ci dice come Chailly abbia percorso una via di confine fra modernità e tradizione. Si era diplomato in violino, poi in composizione e quindi si era laureato in Lettere. Nel 1948, dopo il conflitto mondiale al quale partecipò come ufficiale degli Alpini, Chailly frequentò a Salisburgo un Corso con il grande compositore Paul Hindemith, da cui apprese i segreti del contrappunto.
L'esperienza della guerra segna l'uomo come il musicista, nel 1979 scrisse il Kinder-Requiem, nel frontespizio della partitura si legge: "nell'ultima fase della seconda guerra mondiale giunse notizia che alcuni soldati del Terzo Reich erano entrati per rappresaglia nei casolari di una borgata con l'ordine di dare fuoco alle abitazioni, dopo aver trucidato i bambini alla presenza dei genitori".
Legato alla stessa etica di questo lavoro corale è il balletto Anna Frank, scritto pochi anni dopo e tratto dal drammatico e sublime diario della piccola Anna. Altro esempio del ricordo della guerra è il De Profundis di Cefalonia, una sorta di umanizzazione della religiosità composto nel 1981: "fa parte del filone antifascista" - scrive Chailly - "essendo dedicato ai 5000 soldati italiani della Divisione Acqui massacrati a Cefalonia".
Chailly fu attivo in tutti i settori musicali, da quello didattico (fu insegnante di Composizione al Conservatorio di Milano) a quello organizzativo (fu Direttore artistico del Teatro alla Scala, del Regio di Torino e dell'Opera di Genova), da quello saggistico (importante il suo libro su I musicisti di Dino Buzzati) a quello della composizione di musica per sceneggiati televisivi (Il mulino sul Po, Mastro don Gesualdo, L'idiota etc.). Ovviamente la sua produzione maggiore è quella legata alla composizione delle Opere per teatro e di musica strumentale, soprattutto considerevole è la serie delle 12 Sonate Tritematiche.
La musica da camera si può dividere in due grandi categorie, quella in cui predomina una forma rapsodica, basata anche su elementi onirici, fantasiosi, inventivi, estrosi, ricchi di pathos, e quella in cui prevale una forma più rigorosa, classicheggiante, articolata attraverso un linguaggio contrappuntistico, a volte vicino allo studio. Per flauto ci sono due composizioni (le uniche per questo strumento solo) che appartengono una alla prima categoria e l'altra alla seconda: si tratta di Improvvisazione N. 7, che fu eseguita a Roma nel 1963, e fa parte della serie delle 12 Improvvisazioni (anche nella N. 3 c'è il flauto, ma in compagnia del violoncello e del pianoforte), e di Studio-Variazioni, eseguita al Festival di Erice nel 1986. Ma è al Teatro che Chailly lega i suoi successi maggiori.
Nel 1954, Chailly incontrò a Milano Dino Buzzati, "l'incontro più importante della mia vita (anzi per la mia vita)" - racconta il Maestro, su libretti del grande scrittore, Chailly compose Ferrovia sopraelevata (1955), Procedura penale (1959) Il mantello (1960) ed Era proibito (1963): la musica di Chailly sa adattarsi in maniera del tutto naturale agli stilemi della scrittura di Buzzati, alla forza evocativa delle storie, alle movenze grottesche e surreali, che si saldano in un costrutto equilibrato e rigoroso, con una precisa componente figurativa che va a sposare il realismo stralunato dei racconti.
Molto interessato ai letterati russi, Chailly trae libretti da Cechov (Una domanda di matrimonio, Il canto del cigno entrambe le Opere sono del 1957, Il libro dei reclami del 1975) e da Dostoewskij (L'idiota del 1970). Anche Ionesco (La cantatrice calva del 1986) e Pirandello attrassero Chailly, particolare rilievo assume proprio l'atto unico tratto da Pirandello Sogno (ma forse no) del 1975, perché è un lavoro che produce un cambiamento sitlistico, l'approdo a una sorta di terza maniera che supera quella iniziale neo-classica e quella dodecafonica, per approdare a un raffinamento stilistico.
La profondità spaziale e i giochi di lontananza e vicinanza, di figure in dissolvenza velata e di altre corposamente presenti, gli accordi che vanno in frantumi eppoi si ricompongono, i momenti di addessamento materico e di rarefazione, la tensione drammatica e il tentativo di uscirne attraverso una cantabilità fiduciosa, la ritmica incalzante e la ricchezza dei coloriti, il solido costrutto e la forza espressiva, sono queste le caratteristiche del magistero di Chailly.
Il figlio Riccardo è un notissimo Direttore d'orchestra, la figlia Cecilia, arpista, si sta cimentando nella composizione, nello stile che si definisce border music (musica di confine, fusion) e l'atra figlia Floriana.
Famiglia importante quindi quella degli Chailly alla quale il mondo della musica deve molto, soprattutto a Luciano che col suo umanesimo ha toccato molti dei temi forti della cultura sociale e musicale del secondo Novecento, combinando contrappunto mitteleuropeo e gusto innato alla cantabilità, in un unicum espressivo fortemente evocativo.
Dal libro di Renzo Cresti, Luciano Chailly, nella Collana Linguaggi della musica contemporanea, Miano, Milano 1992. Dalla Rivista on line www.orfeonellarete.it (2002) e dalla Rivista "FaLaUt" (Pompei 2003) Cfr. anche Autoanalisi dei Compositori Contemporanei, Flavio Pagano Editore, Napoli 1992.
Dopo la morte del Maestro, avvenuta il 24 dicembre del 2002, scrissi un articolo, intitolato, Un musicista di centrosinistra, per la Rivista "Il Grandevetro" n. 165, aprile 2003.
A Cecilia e Floriana Chailly
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Autoanalisi di Chailly
Sogno (ma forse no) segnò un momento importante della mia evoluzione e precisamente l'inizio - se non è troppo presuntuosa la definizione - di una terza maniera. La prima era stata quella neo-classica, posthindemithiana. La seconda era stata di marca dodecafonica. Questa terza, da un punto di vista espressivo, era di allucinazione sonora e da un punto di vista tecnico di stemperamento del serialismo su strutture, se non sempre deformate, deformalizzate.
Mi trovai, spiritualmente, in una fase di raro appagamento. Un appagamento indipendente dal valore che potesse avere o meno quell'opera, ma causato dalla scoperta in me di forze nuove, fresce, di richiami epifenomenici che mi avevano condotto ad un raffinamento dello stile, del modo di porgersi, del modo di darsi.
Luciano Chailly, Scheda in Autoanalisi dei Compositori Italiani Contemporanei, a cura di Renzo Cresti, Pagano, Napoli 1992.
http://www.lucianochailly.eu/