Umberto Bombardelli, l'e(ste)tica del dialogo
L'e(ste)tica del dialogoConosco da tempo Umberto Bombardelli e ne ho sempre apprezzato la serietà nel lavoro e la cortesia nei rapporti umani. Alla fine degli anni Novanta ebbi modo di approfondire la sua musica, grazie all'occasione che mi si presentò di scrivere un saggio su di lui, da allora sono sempre stato gentilmente informato sulle cose che lui ha scritto e fatto (come l'organizzazione di una Rassegna musicale). Perizia tecnica e delicatezza espressiva mi paiono gli aspetti più evidenti della sua produzione recente.
Nell'attuale situazione compositiva, non occorre un ulteriore approfondimento tecnico, quanto una rinnovata disponibilità alle esigenze interiori, una forma mentis meno manageriale e più in sintonia con le energie vitali, collegate alla verità del vissuto individuale e collettivo. Non devono venir prima le commissioni, deve venire prima l'idea, quella da cui parte un brano, il quale deve partire proprio da un'urgenza spirituale che, grazie al lavoro tecnico, si concretizza in oggetto musicale. L'interiorità e l'oggetto, queste sono le due polarità di Umberto Bombardelli.
Prima deve compiersi l'esperienza dell'ascoltarsi e dell' ascoltare, poi quella dello scrivere, il linguaggio compositivo è l'esito personale di questa esperienza. L'atteggiamento essenziale è quello dell'essere in ascolto, di se stessi e degli altri.
L'opera dev'essere sorretta da un ideale che si percepisca vero, da una direzione che s'intenda irrinunciabile, perché sorretta dalla totalità dell'essere. La comunicazione dipende dal riuscire a far percepire le esigenze intimamente vissute, che hanno dato vita alla composizione. La comunicazione non è un fatto programmabile, non può essere opportunisticamente pre-ordinata, altrimenti perde il senso di spontaneità e il sentimento di partecipazione, diventando calcolo, ideologia, faciloneria, interesse personale, qualunquismo: la comunicatività è partecipazione.
I decenni passati sono stati gli anni del disincanto, dell'incanto tradito, prima dall'apologia della costruzione (strutturalismo e neo-strutturalismo) poi dalle banalizzazioni en rose (neo-romanticismo). Oggi tutti i compositori scrivono bene, si esprimono con un tratto impeccabile, that works, che funziona, un tratto insegnato nei vari corsi di creative writing, manca però loro quella stranezza e quell'urgenza che introduce ai temi dell'arte, pochi vanno al di là del tanto sbandierato professionismo e scrivono opere che non nascono da impellenze spirituali, da uno stato di necessità, ma vengono modellate per il piacere della propria abilità, sono cosette graziose o ingegnose, create per ornamento e con maestria, per trastullo intellettuale. Le vere opere d'arte però non devono essere soltanto tecnicamente inappuntabili, ma nascere da un moto sollecitato da bisogno interiore, nell'esprimere ciò che si è veramente.
Il pensiero autoritario dei neo-strutturalsiti presenta una prepotenza e una chiusura (formale/sociale) ch'è direttamente proporzionale alla loro artificiosità, più si chinano sulla loro scrivania e più diventano esangui e brutti; più si chiudono nei loro studi e più diventano insofferenti verso le opinione dell' altro; più scrivono opere autoreferenziali e più si isolano nella loro ideologia da filologi, lasciando il mondo fuori. I rampanti compositori neo-romantici si sono giovati della crisi del pensiero autoritario per occupare quegli spazi che interessavano loro, proponendo non un pensiero democratico e libertario, ma un pensiero assente , giocando sui sentimenti e proponendone una inconsapevole caricatura. Questi musicisti piccoli-piccoli scrivono col lapis, attuando una perenne retorica del semplice. Occorre mantenere evoluto il linguaggio, per non banalizzare l'oggetto musicale, ma tale complessità linguistica deve trasudare umanità: questa è la linea di Umberto Bombardelli, teso fra le urgenze interiori e il rispetto per l'alta tecnica compositiva e la forma organica della composizione.
S'è fatta forte la richiesta di superare sia il malcostume dei compromessi, sia la faziosa contrapposizione dei modelli astratti o retorici del neo-strutturalismo complesso o del neo-romanticismo semplice, occorre meditare su una risposta musicale, propositiva e sincera, che tenga in debito conto il lavoro sui suoni e ciò che sta prima, l'ecologia interiore. Su questa strada, come dimostra la musica di Bombardelli è possibile anche recuperare una lievità inventiva e una fantasia associativa che approdano a una sorta di forma naturale, fatta non di simmetrie studiate al tavolino, ma di equilibri che nascendo da uno stato di necessità, sono l'espressione profonda del singolo e della collettività a cui appartiene. All'interno della forma naturale non si creano vie che conducono da un elemento all'altro, ma realizzano di ogni elemento la propria essenza, il suo essere così: il quale in quanto è il tale.
Questo scoprire le radici di ogni aver luogo crea un'allusività capace di trasportarci dalla cultura all'innocenza, in quanto l'artista riscopre quella parte nascosta del suo essere infante e ri-diventando bambino l'artista riscopre la facoltà di possedere le cose. Questa capacità di attivare processi immaginifici, nessuno l'ha mostrata così pura e coinvolgente come Niccolò Castiglioni, al quale, per tanti aspetti, Bombardelli si ispira.
Attraverso l'immaginazione sonora Bombardelli crea un diaframma fra l'oggetto musicale e la vita quotidiana: arte e vita infatti non sono la stessa cosa, ma vanno a braccetto e all'origine delle scelte tecnico-formali sta la visione del mondo, soprattutto l'arte è collegata alla vita dai sogni e bisogni, dalle pulsioni nascoste o esplicite che, dalle nostre radici personali e collettive, rendono viva l'arte.
Il brano musicale è, nell'opera di Bombardelli, un oggetto compiuto, non un processo aperto, compiuto con lievità, grazie anche a un certo fascino sensibile, un'eufonia di fondo che Bombardelli esprime istintivamente, un garbato modo di porgere irrinunciabile per una musica che non sia solo negazione.
Molta della grande arte del Novecento è nata, più o meno esplicitamente, con le stigmate della sofferenza e della ribellione contro i poteri che hanno massificato la polis moderna, contro la vita ridotta a merce. Le pratiche delle avanguardie hanno descritto questa situazione con un atteggiamento sacrificale del linguaggio, mimando con un fare artistico negativo e nevrotico la negatività e la nevrosi dell'uomo moderno: è una risposta di grande forza e coerente, che merita rispetto, ma è risposta che rimane all'interno del circolo negativo, risposta malata , in quanto non esce dalla spirale dell'alienazione che produce altra alienazione.
Se lo scopo non è solo quello della denunzia o del sacrificio del linguaggio, ma anche della risposta, di tentare una soluzione ai mali che affliggono la nostra epoca, allora si fa impellente il bisogno di vagliare con nuove modalità critiche l'operare dell'uomo-artista, il che significa lasciarsi alle spalle il nichilismo e gli alienati rapporti con la società, abbandonare il pessimismo del pensiero debole, ma anche il tecnologismo di quello forte, superando negatività e astrattismi, sperando che gli artisti scendano dalle torri d'avorio di un'arte giudicante e autereferenziale, per calarsi, con umiltà, in un costruttivo rapporto con la gente. All'inizio del terzo millennio è palese la volontà di rimanere al di qua di ogni ideologia e di recuperare la solidarietà, non inglobando però l'arte nella sociologia, perché la sociologia non tiene conto del diaframma che l'arte pone fra sé e il mondo e la riduce a mero oggetto d'analisi statistica. L'arte è il luogo dei possibili , di quei possibili che afferrano i volti degli uomini.
La musica di Bombardelli non è né negazione né progetto né ideologia né processo è un oggetto fantasioso e inventivo, dove fantasia e invenzione sono sì legate alla penna, alla mente e al pensiero, alla cultura e alla tradizione compositiva, ma sono, in primis, qualità dell'uomo, è per questo che mantengono anche una fascinazione sensibile, una grazia d'ascolto che si fa viatico alla comunicatività. In tal modo l'ascoltatore percepisce non solo la bellezza delle forme e l'abilità nel costruirle, ma la genuinità del loro esserci.
"La prima fase della mia produzione nasce dall 'interesse per il gioco automatico delle regole che scaturiscono dall' analisi approfondita di uno spunto musicale" - dice Bombardelli - "Si stava a mia insaputa facendo avanti un prepotente desiderio che la mia musica manifestasse una qualche sorta di necessità' interna".
"L' opera musicale di Umberto Bombardelli ci appare sorretta da un ideale percepito come vero, da una comunicatività che diventa ogni volta partecipazione /.../ Il rapporto che Bombardelli vive col materiale musicale è quindi un 'amicizia: un 'amicizia con quanto nato dall' idea iniziale, dall' ispirazione di partenza /.../ C'' è prima un 'urgenza spirituale, un 'esigenza interiore, un bisogno che attraverso il lavoro diviene poi oggetto musicale", ha detto Enrico Raggi su Radio Vaticana.
A parte i due brani per organo, Cantus Primus e Communio, entrambi dell'83, editi da Rugginenti, come la gran parte della produzione di Bombardelli, che ci dicono dell'attenzione verso gli aspetti spirituali, la prima composizione di un certo interesse è Trigon (1986) per violoncello solo, diviso in tre parti: s'inizia con un tempo estatico dal quale escono arcate decise, come corpi nella nebbia; nel movimento centrale la corposità del suono si concretizza, è una sorta di studio sull'armonico naturale di ottava, che procede con energia coinvolgente; la terza sezione è la più breve, ma procede con fuoco, snoda una polifonia nervosa con un fraseggio a scatti, fatto di elementi variegati, rapidi e brevi.
Ancora all'86 risale Just a little per quartetto d'archi: il titolo potrebbe essere una dichiarazione di poetica, vista la discrezione con cui Bombardelli procede nella scrittura, leggera e trasparente, pur di grande forza d'impatto auditivo. Il pezzo comincia da una cellula al violino secondo che da' il via a una polifonia che procede a balze sonore, compatte e contrastanti. Notevole è la mobilità ritmica e la ricchezza coloristica.
Il 1986 è l'anno dell'inizio dell'attività compositiva, è di quest'anno pure Windung per flauto solo, dall'andamento calmo e dal fraseggio frastagliato che trova nelle numerose modalità d'attacco dei suoni il suo elemento vivificante: piccoli raggruppamenti, soprattutto di 3, 6 e 9 note, procedono mutevoli e veloci, in una sorta di zizzagare sonoro. Fondamentale è l'uso della pausa.
Le temps qui s'enfuit per ensemble (1987) ci dice che a volte a Bombardelli piace titolare i suoi lavori nella lingua francese: si nota una caratteristica che poi diverrà una costante, quella delle piccole figurazioni che si succedono e s'incastrano con leggerezza, così anche nel brano dello stesso anno, Sol che si levi il vento per flauto, violino e chitarra dove insistite arcate introducono un flebile fraseggio flautistico e accordi leggeri arpeggiati alla chitarra, realizzando una rarefatta, ma brulicante atmosfera naturalistica, aperta verso una comunicazione diretta e descrittiva. Più tecnico è il lavoro per ottavino Upstairs, una tecnica che comunque non inficia la linearità e la scorrevolezza del fraseggio, tenuto, nei limiti consentiti dalla tagliente tessitura dell'ottavino, in un registro costantemente morbido.
L'andamento lento e sospeso è un'altra caratteristica che diverrà propria di quasi tutta la produzione di Bombardelli, si veda Lo stagno di Basho per chitarra e percussioni (1988) dove lo sposalizio ritmico\timbrico fra la chitarra e gli strumenti a percussione crea un fantastico fraseggiare che sa di perline di zucchero. Più fredda è l'atmosfera che si respira nella partitura per 12 sassofoni Twelve sounds, dove l'intreccio filamentoso delle parti produce un continuum sonoro segmentato, in cui le linee si trascinano l'una dopo l'altra e sopra l'altra.
Ritorna all'organo Bombardelli con Gloria (1988), qui la festosità del Gloria viene resa da un'accentuazione ritmica esaltata e da una scelta di registri dalla timbrica luminosa che rende molto intelligibile la polifonia organistica, felicemente disposta in un bel equilibrio. Più impegnativo è il lavoro per clarinetto Quattro (1989) che ha la sua ragione generativa nell'interesse per il timbro, inteso quale parametro fondamentale del decorso musicale, in tal senso va visto il disporre gli intervalli in posizione dilatata che permette una mobilità timbrica all'interno, nell'intento di creare delle figure timbriche, nelle quali le variazioni di altezza sono prevalentemente ordinate alla definizione timbrico-figurale, piuttosto che a delineare andamenti melodici. Esiste quindi un decorso evolutivo delle timbriche individuali, come pure un profilo timbrico globale, nel quale le diverse combinazioni dei registri individuali e la loro evoluzione giocano un ruolo decisivo. In un flusso che tende a essere omogeneo, il pianoforte costruisce delle piccole figure proprie, che trovano eco e minuscoli sviluppi negli altri strumenti, quasi increspature di una superficie solo dolcemente ondulata.
L'approfondimento del rapporto fra il timbro e gli altri parametri viene portato avanti in Abstract per cinque strumenti (1989), nel quale giochi di linee strumentali piuttosto astratte (come preannunzia il titolo), ovvero indipendenti nel loro procedere contrappuntistico, solo raramente si coordinano in un tessuto cooperativo e armonico. Per chitarra e arpa è Square (1990) dalla scrittura eterea ed elegante, dal fraseggio flessibile e dal colorito mutevole.
L'intervallistica ampia e la ritmica frastagliata conferisce al pezzo per pianoforte Differente (1990) un carattere deciso e forte che però sa addolcirsi in un pianismo morbido “differente” appunto, dove suoni orizzontali e verticali a piccoli gruppi, serpentine sonore e qualche accordo ostinato si distendono in un silenzio accogliente. Ancora la chitarra torna nei Cinque piccoli pezzi (1990): si tratta di brevi, ma non aforistiche, sezioni dal carattere diverso, ma che creano comunque un'unità tecnica e anche espressiva. Da sottolineare la sicurezza con cui l'Autore tratta il difficile strumento, approdando a situazioni innovative e poetiche (la diteggiatura è di Piero Bonaguri).
Per flauto dolce contralto è scritto Tricks (1991), pare di assistere a suoni che provengono da un mondo lontano e che, via via, prendono corposità ed evidenza, realizzando una lunga linea melodica, soffusamente articolata, sia in senso intervallare, sia in senso ritmico. L'andamento è quello libero dello Scherzo che descrive climi espressivi ora fantastici, ora misteriosi. Ancora il flauto, ma questa volta basso è lo strumento di Blaise (1991) che strizza l'occhiolino alla tonalità, ma senza mai aderirvi. Molti sono gli elementi (note lunghe o rapide, ritmici colpi di chiave o silenzi, intervalli ampi o tenere melodie…) che si con-pongono in un percorso lineare e unitario. Il gesto è chiaro e immediato e, nonostante una serie di scelte che vengono lasciate all'interprete (come il numero delle ripetizioni, le variazioni di velocità etc.) il lavoro è compatto e formalmente compiuto. Il ricorso alla ripetizione quasi letterale di alcune sezioni vuole porre dei precisi punti di riferimento per l'ascoltatore.
L'uso di alcuni strumenti, tratti molto liberamente dal vocabolario tonale, non è mai nostalgico, anzi è compiuto con molta lucidità, uso che apre, che allarga e da' libertà. Niccolò Castiglioni docet.
Castiglioni insegna non tanto una metodologia compositiva che, nel suo caso specifico è troppo personale per essere tramandata, quanto un atteggiamento nei confronti del suono . Castiglioni ha insegnato a Bombardelli non solo a lasciarsi guidare dalla musicalità , ma anche e soprattutto a essere un uomo-artista, libero.
La possibilità di operare alcune scelte concessa all'interprete e il virtuosismo non approdano a una visione della composizione come processo, ma il brano è sempre un oggetto finito. Si ascolti l'intimistico Harmon per violoncello e chitarra (1991), lavoro complesso a livello strutturale, ma che si presenta con un gesto evidente e compiuto nella sua risultanza sonora finale.
Un meccanico ostinato introduce il gioco caleidoscopico dei timbri di Hide and Seek per 13 strumenti (1992) che ha movenze popolaresce e ritmi a danza che gli donano un carattere piacevole e un' immediatezza espressiva contagiosa, la quale esplode in un senso di festa. Dal carattere intimistico è Versus per chitarra (1992), quasi un foglio d'album dove la tecnica esalta il gesto strumentale. Insieme alla chitarra, l'altro strumento a cui Bombardelli spesso ricorre è l'organo, nel 1992 per uno strumento a due manuali scrive Fest , dal tratto solenne. Grandi accordi costituiscono l'ossatura del brano, che però non è solo d'impianto armonico, ma agli elementi verticali si sovrappongono quegli orizzontali, una polifonia che rende il tessuto sonoro più mosso e dinamico. Interessante è il lungo momento a note isolate dal silenzio che crea una sorta di stacco meditativo il quale, variato, porta alla conclusione del brano.
Cadenza per ottetto di fiati (1992) dimostra l'interesse di Bombardelli per un diatonismo in bilico fra aspetti “tonali” e non, fra pienezza di suono e vuoti. Un pentacordo di apertura fornisce gli elementi di sviluppo che si dis-pongono in zone diverse, quasi la composizioni fosse una sorta di campo sonoro, dove si contrastano elementi figurali, dove compaiano e spariscono liberi riferimenti tonali, dove trilli, gruppetti, glissati e cadenze vanno a formare un terreno morbido e soffice. Da questo terreno pastoso, eufonico, escono guizzanti figurazioni che danno movimento e nerbo. Qua e là ombre di Stravinskij e di Bartok s'intravedono, soprattutto nell'andamento ritmico e nel trattamento strumentale.
Come in Cadenza , pure in A tre per oboe, viola e arpa (1992) la timbrica è fascinosa: figure terzinate prendono il via dall'oboe, per poi passare alla viola e all'arpa, formando appunto un dialogo a tre dall'andamento rigoroso. La stessa inflessibilità la si riscontra in Solfeggio per flauto, clarinetto e pianoforte, ancora un trio che incastra schegge di suoni, in un puzzle ritmico (con parti anche omoritmiche e omofoniche) veloce e assai scorrevole. Divertenti sono alcune soluzioni e notevole è il senso formale.
La chiusura della forma, operata dai procedimenti strutturali messi in opera da Bombardelli, non conduce mai a un formalismo classicheggiante, anzi gli andamenti sono generalmente rapsodici e le combinazioni strumentali molto inventive, nelle quali domina un senso timbrico figurale pronunciato. Inoltre il fraseggio e libero e scorrevole, come in Flow per quartetto di clarinetti (1994) e le parti (e)statiche hanno il compito di sospendere il tempo in una spazialità meditativa che contrasta e si esalta nella contra-posizione con i momenti energici e incisivi. La leggerezza del tratto e la scioltezza del gesto sono doti non comuni che troviamo naturali nel linguaggio di Bombardelli. Si veda anche il bel pezzo per flauto dolce tenore e due violoncelli, Fil Rouge del 1994, dall'animato e sciolto andamento, dalle dinamiche caleidoscopiche e dalla tessitura armonica sottile e raffinata che sorregge una linea melodica trapuntata di suoni preziosi.
La complementarietà di andamento libero e improvvisativo e di andamento strutturato e rigoroso si ritrova anche nel brano per organo Kyrie (1995) che propone un clima espressivo solenne, realizzato tecnicamente da note lunghe, come si conviene a un lavoro rispettoso della tradizione, meditabondo e sofferto. Il tappeto sonoro è costituito essenzialmente da accordi e note profonde, su questo guanciale di suoni si dipana una delicata melodia, colorata dai cambi di registro che vogliono fornire un senso festoso, un senso di gioia nella vicinanza a Dio.
Lavoro della maturità è Arcade per orchestra d'archi (1995) che riprende alcuni tratti tipici della scittura di Bombardelli, come la raffinata chiarezza e la trasparente articolazione, come il libero fantasticare degli elementi e il rigore formale, come l'inventiva timbrica e la grande attenzione alle dinamiche e ai modi di attacco, come l'originale accostamento alla “tonalità” e l'immediatezza espressiva del gesto sonoro, tutte queste costanti della produzione di Bombardelli sono ora organizzate con invidiabile sicurezza e con personalità. In Arcade, segmenti guizzanti s'increspano come onde marine (il mare visto, già da Freud, quale simbolo esplicito dell'inconscio). La leggerezza di mano dipinge figure in filigrana preziosa, raffinata è la timbrica e davvero notevole è la sensibilità per le sfumature e per le sospensioni temporali.
Collegato stilisticamente ad Arcade è Et certus sum (1996) per soprano, coro misto e orchestra d'archi, su testo dell'Introito della Messa del 25 gennaio: si tratta di cinque cori per la festa della conversione di san Paolo. Il procedere è lento è il tempo è sospeso, l'orchestra crea un tappeto di suoni finemente intrecciati, sul quale emergono i disegni delle voci, ora solistiche e ora polifoniche, dal pathos coinvolgente a livello spirituale, un pathos ch'è anche un ethos, così, nei lavori di Bombardelli l'estetica si contre in estetica, è un'e(ste)tica del dialogo.
La leggerezza della scrittura porta a momenti aerei, come in Volando per oboe, violino, viola e violoncello (1997) che parte con slancio da figure terzinate all'oboe che poi diventano sestine e quintine agli altri strumenti, in un procedere dove la pausa conserva sempre il suo valore e il fraseggio si forma da piccole cose, preziose, che nascono con il fine di farsi ascoltare, di mettersi in relazione con il mondo, musicale e umano, che vuole accoglierle.
Lo Studio n. 1 (Elan), del 1997, con diteggiatura curata da Salvatore Failla, ribadisce il rapporto di “amicizia” che Bombardelli ha con il materiale musicale che diventa una sorta di “confidente” che ti propone come articolarlo, suggerendo, attraverso la sua evidenza di superficie e la sua struttura quantitativa e numerica interna, la morfologia, le proporzioni formali, la ricorrenza e il ripetersi degli elementi, insomma ti dice quali sono le sue leggi interne di crescita. Tali indicazioni sollecitano le capacità intuitive del compositore e vengono poi filtrate ed elaborate da una prassi artigianale che tiene ovviamente conto delle reali possibilità strumentali di realizzazione dei presupposti di partenza. Questi costituiscono la base materiale e sono, generalmente, armonici, una “base armonica” poi relazionata alle tecniche esecutive.
Il pianistico Swinging dance rappresenta una sorta di divertissement all'interno della produzione di Bombardelli (alle movenze danzate è dedicato anche il pezzo Danze interrotte per due chitarre) che però del "divertimento" mantiene la leggerezza della scrittura, come, per esempio, in brano come Strom per violoncello e chitarra, Solo per chitarra e gli Studi ancora per chitarra, strumento difficile che Bombardelli ha iniziato a padroneggire bene. Certo gli Studi, come anche quelli per pianoforte (a questo strumento sono dedicati tutti i brani composti nel 2003) lavori che mantengono del genere il tratto più tecnico, ma sono comunque scorrevoli e comunicativi, come pure Recit, studi sul semitono, e così anche il Gran duo per clarinetto e pianofortre.
Deliziosi sono i vari brani per due o tre flauti dolci (Jumping fifhs...). Un posto a parte occupa la produzione organistica, non è un caso che Universus/Toccata vince il secondo premio al Concorso Europeo di Composizione organistica "Rocco Radio" di Castellana Grotte (Bari), ma va segnalata anche l'importante serie dei Versus e il profondo Cantus Magnum. Con queste composizioni degli anni 2000 Bombardelli si conferma un musicista severo e a un tempo flessibile, dove rigore e scrorrevolezza convivono e dove forma ed espressione fan tutt'uno.
Da Renzo Cresti, Umberto Bombardelli in IILinguaggi della musica contemporanea III, Miano, Milano 2000.
Nel 2011 Bombardelli ha raccolto la sua musica da camera, dal 1998 al 2010, in un bel cd edito da Abeditore www.abeditore.it, il cd comprende: Ads, Dictum, Solo, Cantando, Three Star(e)s in the sky, In albis, Seven Colours (pezzo che dà il titolo alla raccolta), Uni/versus toccata, Spot music, Cantus magnus.
Nello scorrere il Catalogo delle composizioni di Bombardelli si nota un'assoluta preminenza della musica da camera, spesso solitica e raggruppata in una sorta di cicli dedicati ad alcuni strumenti prediletti, quali la chitarra, il pianoforte, il flauto e flauto dolce, l'organo, questi riferimenti non sono solo dettati da motivazioni pratiche (conoscenza degli strumentisti e più facilità nel trovare occasioni di esecuzioni per la musica da camera) ma anche dal carattere di Umberto, riservato e schivo, che meglio si trova nelle piccole forme, dove la scrittura ha modo di raccogliersi in un'espressività interiorizzata.
Catalogo delle opere di Bombardelli dal 2000 al 2013
Ground Concerto 2013, clarinetto basso e orchestra d'archi
Inner sounds 2012, violino
Tuba mirabilis tromba, organo
A little Prelude flauto
A l'aube du son pianoforte
Nuove Novellette I (su C E A F# D G) pianoforte
Nuove Novellette II (su Ab Db F G Eb Bb B) 2011, pianoforte
Canti della presenza - Le mie terre migliori soprano, chitarra I, chitarra II
Canti della presenza - Alta marea soprano, chitarra I, chitarra II
4 Nuovi Studi - n.1 Resonances chitarra
4 Nuovi Studi - n.2 Arioso chitarra
4 Nuovi Studi - n.3 Duetti chitarra
4 Nuovi Studi - n.4 Quodlibet chitarra
ADS clarinetto basso
Spot Music 2010, chitarra
Das klingende Lied IV flauto
Das klingende Lied III chitarra
Das klingende Lied trombone tenore
Three star(e)s in the sky 2009, flauto, clarinetto, pianoforte
L'Escalier des Anges clarinetto, violoncello, pianoforte
Das klingende Lied II fisarmonica
Cantando 2008, oboe, pianoforte
Good Vibrations - Grosse Studie n.4 flauto dolce (4 alto)
Schwarzwaelder Uhren - Grosse Studie n.5 flauto dolce (4 alto)
Wege - Grosse Studie n.6 flauto dolce (1 sop, 2 alto, 1 ten.)
Praeludium I flauto dolce contralto
Seven Colours 2007, vibrafono, marimba, percussioni (2 esecutori)
Quinte - Grosse Studie n.1 flauto dolce (2 sop., 1 alto, 1 ten.)
Leaving the Autumn - Grosse Studie n.2 flauto dolce (1 sop., 1 alto, 2 ten.)
Slow Movements - Grosse Studie n.3 flauto dolce (2 sop., 2 alti)
In Albis violoncello
Wuermer - Kleine Studie n.3 2006, flauto dolce (3 sop.)
Unda Maris - Kleine Studie n.4 flauto dolce (2 sop.)
Cuckcucksruf - Kleine Studie n.5 flauto dolce (3 sop.)
Petite Choral - Kleine Studie n.6 flauto dolce (3 sop.)
Hand in Hand - Kleine Studie n.8 flauto dolce (3 sop.)
Zweistimmig - Kleine Studie n.9 flauto dolce (2 sop.)
Dovetails voce recitante, pianoforte, percussioni
Petite nocturne chitarra
Grand Duo 2005, clarinetto, pianoforte
Versus I - Dies sanctificatus organo
Versus II - Descendit lux magna organo
Versus III - Vidimus stellam organo
Jumping fifths - Kleine Studie n.1 flauto dolce (2 sop.)
Autumn leaves - Kleine Studie n.2 flauto dolce (2 sop.)
Cantus Magnus organo
Arioso - Studio n. 3 2004, chitarra, pianoforte
Izram saxofono sop.
Scarlet Music 2003, violini, clarinetto, chitarre, pianoforte, glock
Return - Studio n. 2 flauto, ottavino, chitarra, pianoforte
Concertante - Studio n. 1 flauto, clarinetto, chitarra
Etages pour le piano - Studio n.1 pianoforte
Hoquet - Studio n.2 2003, pianoforte
Movimenti tangenziali - Studio n.4 pianoforte
Improvviso - Studio n.5 pianoforte
Alla breve - Studio n.6 pianoforte
Dialogue - Studio n.7 pianoforte
Rough dance - Studio n.9 pianoforte
Final - Studio n.10 pianoforte
Trois apparitions - Studio n.3 pianoforte
Zaubertrille - Studio n.8 pianoforte
La Ronde 2002, flauti, violini, chitarre, pf, percussioni
Uni/Versus Toccata organo
Danze Interrotte 2001, chitarra (2)
Strom violoncello, chitarra
Tricks II flauto
Swinging dance pianoforte
Recit - 4 studi sul semitono armonica cromatica, pianoforte
Tempus perfectum 2000, violino, pianoforte
Per il catalogo completo vedi:
http://www.umbertobombardelli.info/ita/musica_ita.php?strumenti=%25&bottone=Cerca+nel+catalogo
http://www.umbertobombardelli.info/