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Biancamaria Furgeri, con testimonianza
Lo stile ornato
Con una testimonianza della Furgeri (vedi sotto)
 
 
Sono contento che la vita mi abbia dato l'opportunità di studiare la musica della Furgeri (Rovigo 1935), una musica che, come spesso nelle donne, ricorre a tecniche dure che servono per coprire una delicatezza d'animo che, per educazione, dev'essere nascosta. Così studiando la musica, piano piano, ho trovato il femminino che c'è in lei e che si dispiega con eleganze in uno stile ornato. Avevo già sentito diverse sue cose, ma l'occasione per sviscerare la sua musica è arrivata quando ho scritto un libro della Collana Linguaggi della musica contemporanea incentrato in maniera monografica sulla sua produzione. Sono studi difficili questi sui compositori che pensano e scrivono mentre tu stai tentando di pensare su di loro e di fotografare la situazione in movimento, ma sono gli unici vivi e, fra i tanti che ho fatto, quello sulla Furgeri mi ha dato molta soddisfazione.
 
Oggi si continua a vivere i postumi della crisi della forma, però si intravedono anche i sintomi di una forma ritrovata, ma si badi bene, non devono gioire gli accademici e i neo-tradizionalisti, non si tratta di una forma classica (guai a ritirar fuori le vecchie forme dei manuali scolastici), ma di dar corpo a una plasticità che sia viatico intelligibile dell'espressività. La forma della musica della Furgeri è sferica, si concede alla presa dell'ascolto. Un ascolto attivo perché il pensiero compositivo che la sorregge non è d'immediata decodificazione, è un pensiero evoluto che però, quasi sempre, soprattutto dalla metà degli anni Ottanta in avanti, sa conciliare, con agio e morbidezza, gli elementi tecnici con quelli inerenti alla comunicazione.
 
Ci dice Kandiskij ch'è la necessità ha creare le forme e ogni forma è relativa, è un mezzo contingente per la rivelazione del suono interiore: "il suono è l'anima della forma, che solo attraverso di esso può divenire viva e che agisce dall'interno verso l'esterno". E' dunque tempo che si passi dal ragionare intorno ai suoni organizzati, alle interne ragioni del suono. Proprio il suono, specialmente nei suoi aspetti timbrici, è l'acquisizione recente della musica della Furgeri.
 
Per approdare all'ecologia del suono occorre togliere alla musica il suo "sito", i confini che la chiudono nelle grammatiche e nei linguaggi, per aprirla alla forza neotica dell'immagine, per riconsegnarla all'energia vitale della natura. Se, in una fase lontana, la Furgeri ha tentato di adeguarsi a procedimenti derivanti dalle avanguardie (serialità, aleatorietà etc.), da qualche anno il suo linguaggio s'è fatto più avvolgente e personale.
 
Negli anni Novanta la Furgeri mette a punto quello che potremmo chiamare lo stile ornato, uno stile decorativo, floreale, liberty. Quasi tutti i lavori, dal ’90 in avanti, si basano su piccoli disegni tematici dalla linea frastagliata e ondulata, sono ricami esili e trasparenti, sollecitati da un gesto minuto, e anche quando la gestualità è più evidente non perdono i loro tratti peculiari, le linee rimangono frammentate e sovrapposte, ricche di tremoli, acciaccature, trilli, suoni ribattuti ecc. è uno stile che mira a valorizzare la ridondanza e la profusione dell’ornamento sottile, la delicata ricchezza delle sovrastrutture sonore.
 
Le decorazioni sonore della Furgeri ricordano, per il loro fluente muoversi, certi abbellimenti usati da Castiglioni, per altri aspetti, legati a un ornato sul vuoto, lo stile di Pennisi, tutti musicisti indipendenti, solitari, che hanno percorso, per loro e nostra fortuna, strade lontane dalle varie nomenklature culturali di destra e di sinistra, approdando a risultati assolutamente personali.
 
Farben è forse il brano più significativo e senz'altro quello che determina la svolta verso la produzione recente che si basa su tratti riscontrabili in questo brano per flauto, violino e pianoforte del 1990: il tessuto musicale è dato da un susseguirsi di immagini tematiche spezzate e contrapposte. Il discorso procede prevalentemente per ondulazioni dinamiche e di movimento. Ne sono tratti caratteristici il suono ribattuto, che connota le tumultuose pagine iniziali; la formazione del tessuto tematico da due soli tipi d'intervallo, variamente manipolati; il carattere estroso e danzante della parte centrale, basata su un ricorrente elemento pianistico; l'uso di cadenze, anche non misurate; l'agile parte finale, che si calma gradualmente, trascolorando in sonorità sempre più lievi.
 
I brani più recenti, come Alba per soprano e orchestra (1994, su testo di Giorgio Segato), Piccola cantata per soprano, tenore, baritono, flauto, archi e cembalo (1999), Quasi una rapsodia per pianoforte e Magdalena Flos Sanctitatis (entrambi i brani sono del 2000) si concedono, ancor più, alla presa dell'ascolto, facendo perno non solo sulla forma sferica, ma anche sulla qualità interna del suono, che concede freschezza al vagabondare del fraseggio. Un errare di movenze libere e ornate, ma sempre incanalati in tragitti dai solidi spessori strutturali.
 
Si è scritto che la maggior parte della produzione della Furgeri, pur servendosi di un linguaggio prevalentemente atonale o anche seriale, non aderisce quasi mai alle posizioni delle varie avanguardie. Essa ritorna semmai, con qualche anticipo rispetto ad alcune tendenze culturali recenti, a un passato novecentesco, infatti il suo suono ideale è quello espresso dai primi decenni del Novecento, è per questa ragione che sono stati scritti brani legati da un tenue e frammentato tematismo e compaiono brevi momenti tonali, recuperando la dimensione melodica, anche grazie a impasti strumentali molto pregnanti ed espressivi. In alcune composizioni si possono rilevare influssi ligetiani, ma filtrati attraverso una personale rielaborazione.
 
Esemplare dell'ultima produzione è la citata Piccola cantata, costruita su alcuni frammenti tratti dalla Settima Elegia e dalla lirica Attraverso giardini di Rainer Maria Rilke. "Nel clima sostanzialmente meditativo" - dice l'Autrice - "non manca qualche improvviso lampo che subito si placa. Pur nell'emergere, di tanto in tanto, di note oscure, il pezzo esprime principalmente liberazione e slancio interiore, ed intende esaltare la capacità umana a guardare le stelle." Ed è questa una sorta di dichiarazione di poetica.
 
Recentemente ha scritto anche pezzi per giovani musicisti, non solo ben fatti ma che - ancora una volta - rivelano il dono di una sensibilità (sonora) raffinata.Nel 2013 ha vinto il III° premio al concorso internazionale di composizione sacra intitolato a Benedetto XVI.
 
  
 
Da R. Cresti, Biancamaria Furgeri, nella Collana Linguaggi della musica contemporanea, Miano, Milano 1997.


 
Testimonianza di Biancamaria Furgeri
Aggiornamento sull’attività svolta
 

Dal 1996, data a cui risale il tuo bellissimo libro su di me, ho scritto ancora, magari a fasi alterne , dedicandomi soprattutto alla musica per pianoforte , organo e da camera. Ti mando in allegato l’ elenco dei miei lavori, che ho aggiornato con le ultime cose scritte. È molto lungo perché sono ormai molti gli anni della mia attività, perciò ti prego di aver pazienza. Come immaginerai, sono in pensione da parecchio  tempo e l’unico aggancio con il mondo musicale mi viene dallo scrivere per i musicisti che, avendo stima per me e piacere (bontà loro) di eseguire miei pezzi, me li commissionano.
 
Ho scritto anche molto per coro, vincendo in questo campo a più riprese dei premi: nel 2001 e nel 2007 ho vinto il premio “Cantar Trieste”; nel 2006  il premio internazionale “Giordaniello” di musica sacra. Ho dedicato infatti una parte del mio lavoro in questi ultimi anni a tale settore, che mi appare proprio malridotto, specialmente per quanto riguarda la musica liturgica, caduta così in basso, in  mano a mestieranti senza alcuna preparazione musicale vera. Così sono nate composizioni di vario livello e difficoltà, ma accomunate dal desiderio di fare qualcosa di utile e di abbastanza degno di essere proposto.
 
Musica sacra a parte, è uscita nel 2003 per i tipi di EurArte (Varenna) una mia raccolta di brani per coro (femminile e misto) e per complessi vocali solistici che spazia da composizioni abbastanza semplici ad altre  più complesse, che mi sembra abbastanza emblematica del modo con cui affronto ora la coralità. Il titolo del libro è Con ali lievi. Uno dei pezzi contenuti nella raccolta (Lungi dal proprio ramo) ha avuto  una splendida esecuzione in aprile a Bologna da parte dello “Speculum ensemble”, complesso solistico  guidato da un mio ex allievo, ora compositore.  Altri sono stati precedentemente oggetto di studio e di esecuzione da parte degli allievi del conservatorio di Novara dove ho avuto l’onore di essere invitata per un concerto di mie musiche, eseguite appunto da allievi e da insegnanti di quel conservatorio.
 
Per ciò che attiene alla musica da camera, ho scritto per pianoforte a due e a quattro mani, per organo, e per piccoli complessi. Il lavoro dall’ organico più  numeroso, Piccola Cantata per soprano, tenore, basso, flauto, quartetto d’archi e clavicembalo, risale al 1999 e mi è stato commissionato dall’ensemble "Klangfarbenmelodie", composto da solisti del Comunale di Bologna e appunto là è stato eseguito nella stagione 1999; sono seguiti lavori per due o tre strumenti, uno dei quali è un trio per archi, Dedicato a un sogno richiestomi dalla società F. Venezze di Rovigo nell’ottantesimo anniversario della sua fondazione. Da lontani ricordi è invece scritto per flauto clarinetto e arpa; mentre A due voci è per flauto e chitarra.
 
Ti chiederai perché nei miei lavori compare sempre il flauto: il fatto è che, oltre ad essere questo strumento oggetto di una mia predilezione personale, sono spesso dei flautisti a chiedermi di scrivere per loro, con organici sempre diversi. L’ultima di tali richieste, come vedi, mi ha portato a scrivere anche per uno strumento che era comparso raramente nei miei lavori, cioè la chitarra.
 
Il penultimo pezzo scritto è Due stampe antiche per arpa e percussioni e mi è stato richiesto da un’arpista che, appunto, suonando  in duo  con un percussionista, voleva completare un programma di nuove musiche per quell’ organico, da suonare a Vicenza e in vari altri luoghi .
 
L’ultima composizione si tratta, più che di una modifica,  di una vera e propria  nuova stesura di un pezzo risalente a molti anni fa su testi di Isaia, per coro e archi. Un brano per questo organico mi era stato chiesto da un giovane direttore, che conosco bene e stimo e che, a sua volta, apprezza molto ciò che scrivo. Il pezzo ha visto la luce da poco. Speriamo che, prima o poi si possa sentirlo. Il titolo è Pensieri da Geremia Profeta e la scrittura è, secondo il mio parere, coinvolgente e scevra da asperità. Penso, ma questo tu lo sai, che far musica voglia dire farsi “ascoltare”, entrare nell’ animo e nell’ intelletto di chi è davanti a te, farsi capire: spero di esserci riuscita.
 
Dimenticavo: tra gli ultimi lavori ci sono anche i Tre quadri musicali per Claudia, scritti su invito della S.A.I. Universitaria di Parma che ha organizzato una serata di nuove musiche organistiche scritte da compositrici e destinate all’organista Claudia Termini e alla sua scuola. Il concerto ha avuto luogo, appunto, a Parma e sono andata a sentirlo. Anche in quel caso mi pare di esser riuscita a “comunicare”, perché,  nello scrivere il pezzo, avevo ritrovato tutto l’entusiasmo giovanile per lo strumento che, studiato insieme al pianoforte, è stato uno degli amori della mia vita di musicista.
 
Che dirti ancora di me? Sempre appartata e schiva (come sempre sono stata) non tengo molti contatti con il mondo musicale, ma sono contenta di vedere che  i musicisti con i quali ho condiviso la mia attività, sia come insegnante sia come compositrice  non mi dimenticano e mi cercano, anche per coinvolgermi nei loro progetti. Il tuo caro messaggio è una riprova di quanto ho appena detto. Anche tu hai, dopo tanto tempo, voglia di sapere di me e delle mie cose. Spero di averti detto abbastanza, ma spero soprattutto di averti detto ciò che ti pareva importante.   
 

 
http://biancamariafurgeri.net/





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