La scomparsa della musica, musicologia col martello
Si tratta di una lunga intervista che Stefano Sissa ha fatto ad Antonello Cresti (massimo esperto italiano del rock progressive) e a Renzo Cresti (nessuna parentela!). Inoltre contributi di Pino Bertelli, Giancarlo Cardini, Donella Del Monaco, Enrica Perucchietti. Si tratta di una forte requisitoria, fatta col martello!, contro la commercializzazione della musica che ha fatto scomparire (da qui il titolo) la musica di qualità, relegandola in una zona d'ombra. Da leggere assolutamente. La musicologia col martello riprende l'espressione di Nietzsche 'filosofia col martello', ne Il crepuscolo degli idoli. Rende bene l'affondo nei confronti della musicologia accademica, che si vuole mandare in frantumi, perché rivolta solo a se stessa, in un continuo auto-certificarsi, e in tal modo co-responsabile del vuoto che si è creato attorno alla musica viva e di qualità.
La musica accademica svolge una metodologia da iniziati, da addetti ai lavori, che produce un rigor mortis! Questo libro smaschera gli studiosi seduti e i musicisti senza idee, che si macerano in un perenne bla bla. Quando di problematiche importanti sia dal punto di vista e(ste)tico sia sociale sia musicali ve ne sono tante, da affrontare mettendosi in gioco, come uomini ancor prima che come musicisti.
Ecco alcune considerazioni tratte dal libro.
La musica pop diventa, inevitabilmente, come lo stesso nome dice, comune, ordinaria, volgare sia nel senso che si rivolge al volgo sia in quello di rozzo e triviale. Il commercio impone i bisogni e trascina con sé il popolare, parola un tempo apprezzabile ora divenuta sinonimo di grossolano. L’autenticità, così cara ad Adorno, si è completamente persa e la musica è scomparsa con essa.
È scomparsa la musica autentica, di ricerca, che non vuol dire sperimentare fine a se stesso ma ricercare sempre qualcosa che va oltre il già acquisito, mettersi in discussione, porre dei punti interrogativi, attivare il pensiero critico, non lasciarsi imbrigliare dal già detto e dal già sentito (il verbo sentire o udire o origliare, che rimandano a un avvertire distratto e/o inconsapevole, sono più appropriati del verbo ascoltare che rinvia a un’attenzione).
La capacità di porre attenzione, nel nostro caso all’ascolto, ma in generale a qualsiasi cosa, è un grosso problema per impostare una riflessione. Oggi siamo dentro l’occhio del ciclone, ci passano accanto migliaia di informazioni, immagini, suoni ma non riusciamo a metabolizzarle, a volte neanche a capirle. È un analfabetismo voluto, funzionale ai padroni del mercato e della politica.
Nel mare magnum delle banalità è molto difficile discernere qualcosa di originale, ovviamente vi sono delle eccezioni che riguardano quei musicisti creativi e preparati tecnicamente che sanno tirar fuori da elementi formali standardizzati qualcosa di interessante, anzi, sfruttando proprio la pochezza degli elementi riescono a fare qualcosa di essenziale e direttamente comunicativo. Come dice Antonello, riescono ad arrivare al cuore della comunicazione, capacità insita nella musica popolare di tradizione che è stata un serbatorio di creatività del popolo.
La musica è dappertutto quindi non è. Non è possibile andare a prendere un caffè, una pizza o a comprare un abito o entrare in un supermercato senza dover subire un noioso sottofondo di canzonette, esse non riempiono solo lo spazio del locale ma quello del vuoto interiore. La gente ha paura del silenzio, deve tranquillizzare non tanto l’orecchio quanto la pochezza della propria esistenza. La musica ovunque, come tutte le merci, tentano di esorcizzare il nulla ma il nulla è costantemente alimentato proprio per vendere quelle merci che dovrebbero coprire l’horror vacui.
Essere testimone della nostra epoca attraverso la musica, che è un mezzo sensibilissimo per sondare tematiche e problematiche, questa è una buona ragione per impegnarsi. La musica può esplorare in profondità il nostro essere nel mondo, ecco perché la sua scomparsa è cosa terribile ed ecco perché bisogna chiamare a raccolta tutti coloro che hanno acquisito una consapevolezza della drammaticità del fatto, in modo che la vera musica torni ad essere illuminata da una luce solare e porti con sé tutta la bellezza, la profondità, la coscienza del nostro vivere.
http://www.novaeuropa.it/prodotto/la-scomparsa-della-musica-musicologia-col-martello/