Xenakis rimane
Sinossi del saggio introduttivo del volume, curato assieme a Marco Giommoni, edizioni Diastema, Treviso 2023Poiché è la stessa cosa pensare ed esistere
di Renzo Cresti
Xenakis dilata il concetto classico di opera d’arte, con una sorprendente operazione d’inclusione della scienza. Nell’espansione dello status dell’opera va considerata anche la personalissima fenomenologia e poetica di una nuova drammaturgia che le opere di Xenakis realizzano. Sono proprio quelle strumentali e quelle elettroniche a proporre una drammaturgia interna molto poderosa, pensata e compiuta grazie a un pensiero progettuale che concepisce e costruisce attraverso forze ed energie.
La musica di Xenakis si basa su strutture ritmiche molto complesse e su una vasta serie di intervalli, spesso riferiti a una particolare scala pentafonica: do-mi-fa-sol-si. L’intreccio delle parti è denso, ricco di vitalità interna, e la sonorità risultante è compatta e rugosa. Questo vitalismo è una costante della produzione xenakissiana, grandiosa e potente all’ascolto, che deriva dal coltivare l’energia contenuta nella materia sonora, nel credere nel valore necessario, dinamico e produttivo, delle leggi numeriche che regolano l’universo.
Il pensiero sul tempo musicale di Xenakis è assai articolato, a volte è basato sulla matematica, sul numero, come il ricorso alla serie di Fibonacci, alla quale faranno ricorso anche Stockhausen e poi molti altri compositori. In Xenakis la serie opera collegamenti fra aspetti minuti e quelli ampi, come avviene in Metastasis. Altre volte, il tempo viene frazionato in unità di partizione, le quali vanno a costituire masse sonore, seguendo non principi seriali, come Stockhausen fa in Gruppen, ma quelli legati al calcolo delle probabilità, come in Pithoprakta.
Il tema dello spazio va a sovrapporsi a quello del labirinto. Lo spazio ha un’importanza e una funzione decisiva, per esempio nei Polytopes (quelli di Montréal sono del 1967, quelli de Cluny sono del ’72), manifestazioni multimediali di suoni e luci in uno spazio para-architettonico.
Anche sulla grafia, sulla relazione fra scrittura e suono, Xenakis ha aperto strade nuove. La trasposizione sonora di elementi grafici porta a una partitura totalmente e precisamente scritta. La musica non è costruita come una forma di linguaggio, essa assomiglia piuttosto a come è composta una roccia. La musica stocastica è legata al concetto di massa. Una polifonia con molte linee sovrapposte non consente un ascolto preciso delle singole parti ma una percezione globale dell’insieme.
Una visionarietà e fertilità di idee e di prassi che non conosce crisi, nel suo compito di oltrepassare il già acquisito. Xenakis è stato forse per tutta la vita un outsider, nel senso positivo del termine, un grande inattuale, nel significato di essere fuori dal (suo) tempo, così come lo è la sua musica. Della sua ricchezza creativa se n’è riconosciuta l’originalità e l’ingegnosità, ma non pienamente la fecondità, la capacità di aprire prospettive nuove. Oggi quella profondità di pensiero e quella visione di futuro fa parte integralmente del nostro presente che si nutre della complementarietà fra rigore scientifico, informatico e tecnologico e nuove possibilità di creazioni artistiche che non escludono affatto la partecipazione emotiva, la passionalità potente e viscerale. L’umanesimo di Xenakis consiste proprio nel mettere la scienza al servizio dell’uomo.